venerdì 30 giugno 2017

Susanna Camusso alle grandi manovre per il sindacato unico con Cisl e Uil, mentre la Fiom viene impacchettata e sistemata nell'album di famiglia. Se ne riparlerà al congresso



controlacrisi fabio sebastiani
È fissata per il 10 e l'11 luglio l'assemblea della Cgil chiamata a votare l'ingresso nella segreteria confederale di Maurizio Landini; il numero uno della Fiom entra a far parte della squadra di Susanna Camusso, lasciando quindi la guida dei metalmeccanici.
Per il rinnovo del vertice della Fiom l'appuntamento e' per il 13 e 14 luglio, quando si riunira' l'assemblea delle tute blu che eleggera' la prima donna al vertice dei metalmeccanici della Cgil: si tratta di Francesca Re David, a lungo braccio destro di Rinaldini e poi di Landini con la delega all'organizzazione e ora al vertice della Fiom di Roma e Lazio e presidente del comitato
centrale. Una scelta fino in fondo istituzionale che non allude ad alcuna battaglia interna né ad un carisma particolare o posizione politico-sindacale assunta all'interno dell'organizzazione.

Con l'ingresso di Landini in segreteria l'organismo dirigente di corso d'Italia diventa sbilanciato in termini di parita' di genere, per cui si provvedera' all'ingresso di una donna, probabilmente in sede di congresso. Tutto qui il nodo da sciogliere. L'arrivo di Landini pe ril momento non produrrà alcun altra "perturbazione". Se ne riparlerà al congresso della Cgil. A chi le chiede se il percorso unitario all'interno del sindacato sta andando a buon fine, Camusso fa osservare che quel percorso "non e' concluso e traguarda il congresso ma e' evidente siamo di fronte a una stagione di unita' della Cgil sui temi del piano del lavoro, della carta dei diritti e sulle regole della rappresentanza che sono state l'elemento di divisione con la Fiom". Landini ha appena portato a casa il contratto nazionale. E quindi non ha più molto da fare. La stessa batosta presa da Camusso sui voucher è stata elegantemente archiviata come un fallo a bordo campo di palazzo Chigi. E dire che quando Landini preparava l'artiglieria della coalizione sociale l'unità tra mondo del lavoro dipendente e lavoratori precari era un cardine del ragionamento. Che fine ha fatto tutto ciò?

In realtà, Corso d'Italia sta sfruttando il pliù possibile la debolezza della Fiom in questo momento nel tentativo di mettere in un angolo definitivo tutte le varie articolazioni dell'opposizione interna. In questo modo Camusso ha le mani libere per gestire più direttamente quello che realmente le interessa, il "sindacato  unico" con Cisl e Uil. Qui la partita si fa davvero dura. E non può permettersi slabbrature.

Il suo intervento al congresso della Cisl che si è aperto ieri lo racconta meglio di qualsiasi discorso: tutto incentrato sul lasciare da parte le divisioni, per ricostruire il cammino unitario dei sindacati partendo dai temi che uniscono. Ovvero, dal fisco (si punta ad una piattaforma comune per una riforma che premi il lavoro a scapito della speculazione finanziaria) alle pensioni (in vista dell'incontro del 4 luglio sulla "fase 2"), alla rappresentanza (con la richiesta di una legge di sostegno "soft" attuativa dell'intesa con Confindustria), al welfare (con misure per ridurre le disuguaglianze). Susanna Camusso, Annamaria Furlan (Cisl) e Carmelo Barbagallo (Uil) al termine della prima sessione dell'assise Cisl si sono anche brevemente scambiati i pareri sul tavolo del 4 luglio con Confindustria sul patto per la fabbrica -, e l'ex premier Romano prodi, accolto con una standing ovation dai delegati, che ha lanciato un appello all'unità sindacale.

Come scrive Avvenire, in attesa del riavvio del confronto con il governo sulla cosiddetta "fase due" sulla previdenza- al centro ci saranno le future pensioni dei giovani, a cui vanno assicurati assegni «dignitosi» -nel mirino oggi c'è l'aumento automatico dell'età pensionabile legato all'incremento della speranza di vita che, a partire dal gennaio 2019, potrebbe portare da 66 anni e 7 mesi a 67 anni tondi l'età per lasciare il lavoro.

«Si determinerebbe una rottura difficile da colmare», avverte il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, un «gigantesco schiaffo alla nostra piattaforma e iniziativa». Per il leader della Uil Carmelo Barbagallo «sarebbe  ridicolo» e la padrona di casa Annamaria Furlan definisce «assolutamente impensabile un ulteriore aumento» e chiede «una profonda rivisitazione del
meccanismo di adeguamento all'aspettativa di vita». Sul fisco, invece, viene raccolto l'invito rivolto mercoledì, in apertura del congresso, dalla stessa leader Csil a definire subito con Cgil e Uil una piattaforma unitaria, che parta dal taglio dell'Irpef sui lavoratori e pensionati. «Dobbiamo impegnarci tutti» a costruirla, dice Camusso, ribadendo la contrarietà al taglio del cuneo. La linea è dunque quella di buste paga nette più pesanti piuttosto che di sconti contributivi per le imprese e al momento appare in contraddizione con quanto annunciato dal governo. Il sì alla piattaforma unitaria arriva anche da Barbagallo, secondo cui «tutte le cose che in questi ultimi anni abbiamo fatto assieme hanno raggiunto degli obiettivi». Sulla rappresentanza, dopo l'apertura
a un intervento legislativo fatta dalla Cisl, Camusso sottolinea che definire «una cornice che derivi dai nostri acconci e affronti soprattutto il tema della rappresentanza delle imprese è essenziale» per «dare certezza» anche alla contrattazione.

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