Proseguendo gli studi sugli aspetti storici delle piante psicoattive,
e focalizzando ora l’attenzione sulla presenza della canapa in Italia,
sono giunto all’elaborazione di una mappa, che presento in anteprima in
questa sede, in cui ho riunito i più antichi ritrovamenti di questa
pianta attestati dagli scavi archeologici. Le date presenti nella mappa sono da intendersi prima della nostra era (a.C.), ad eccezione di quelle indicate con “dc”, che sono evidentemente della nostra era.
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Che la canapa fosse presente in Europa allo stato selvatico da molto
tempo prima che l’uomo iniziasse a coltivarla, è confermato dalle
analisi polinimetriche dei carotaggi ambientali (prelievi di
campioni di suoli incontaminati dalle attività antropiche), e i dati più
antichi, raggiungenti l’inizio dell’Olocene, sono per ora venuti alla
luce proprio in Italia: nel lago di Albano, in provincia di Roma, con una datazione del 11.500 a.C., e nei fondali costieri dell’Adriatico centrale,
con le prime datazioni all’11.000 a.C., in un tempo in cui il livello
del mare era più basso di quello attuale (Mercuri et al., 2002); seguono
la data del 9000 a.C. del Lago Grande di Monticchio (Potenza) (Huntley
et al, 1996), e quella del 6800 a.C. nella regione del lago di Nemi
(Roma) (Mercuri et al., 2002).
Quindi, la canapa è presente in Italia da almeno 13.500 anni,
e ciò a discapito di quanto continuano a riportare diversi studiosi
stranieri, ancora convinti che questa pianta sia stata portata dall’uomo
dall’Asia in Europa in periodi posteriori. La realtà è che la canapa è
presente da sempre, o per lo meno da un certo “sempre”, in Europa e nel
Mediterraneo, così come in Asia.
Per i periodi successivi, siamo a conoscenza di ritrovamenti neolitici di polline di canapa in contesti perlopiù antropici,
a indicazione di una sua probabile coltivazione. È il caso, ad esempio,
del recente ritrovamento di polline di canapa in tre siti del Neolitico
Medio (4500-4000 a.C.) dell’Emilia-Romagna, localizzati nelle aree
attualmente occupate dai centri urbani di Piacenza (località Le Mose),
Parma (via Guidorossi) e Forlì (via Navicella) (Marchesini et al.,
2011-13), mentre in Lombardia la sua presenza è testimoniata a partire
dal 5000 a.C. nei pressi di alcuni laghi: Annone (Lecco), Alserio
(Como), Garda (Brescia), oltre al lago trentino di Ledro.
Per quanto riguarda l’Età del Ferro (periodo romano), un dato interessante riguarda una nave da guerra punica naufragata in Sicilia all’altezza dell’Isola Lunga, fra Marsala e Trapani, datata al II secolo a.C., e fra i cui resti sono venuti alla luce due ceste contenenti fusti di canapa.
Le due ceste sono state rinvenute all’altezza della supposta cucina di
bordo, e il contesto ha fatto ipotizzare che la canapa venisse impiegata
come fonte psicoattiva dai marinai della nave (Frost et al., 1976). Si
tratterrebbe quindi di uno dei rari indizi europei per quei periodi
storici di una conoscenza e impiego della canapa per scopi inebrianti.
Un ulteriore dato significativo, di natura iconografica, riguarda un
vaso di terracotta rinvenuto in una tomba etrusca a Cerveteri, datato
all’VII secolo a.C. Il vaso è decorato con scene che riportano il mito
greco degli Argonauti, e in una di queste sono raffigurati gli Argonauti
che trasportano una lunga vela nell’atto di imbarcarla su una nave
(Belelli, 2002-03). Su un lato della vela è presente la scritta kanna, che è stata interpretata dagli studiosi come una traslitterazione etrusca del termine greco kannabis,
cioè canapa. La singolarità del reperto risiede nel fatto che anticipa
di due secoli la più antica testimonianza scritta europea riguardante la
canapa, che era sempre stata ritenuta quella riportata nel famoso passo
sugli Sciti da Erodoto nel V secolo a.C. (Rix, 2002-03).
Altro dato interessante riguarda il ritrovamento di canapa a Pompei, con datazione al 79 d.C., che ho già presentato nel numero 64 di Dolce Vita.
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