Nella città ducale M5S contro l'effetto Pizzarotti, sotto la Lanterna il centrodestra tenta il colpaccio. E il Pd...
I grillini sperano di mettere le mani su due città importanti come Taranto e Trapani. Nella prima, recentemente visitata da Beppe Grillo (con la solita capatina pre-elettorale nel quartiere Tamburi) nel suo tour a sostegno dei candidati a sindaco, il consenso dei 5 Stelle è in crescita. Terra martoriata dall'inquinamento Ilva, i grillini puntano a rubare voti soprattutto al Pd, da tempo in emorragia di consensi nella città dell'acciaio a causa delle passate amministrazioni e per le politiche del Governo Renzi nella gestione del disastro ambientale e sanitario della città. Tuttavia anche in questo caso pesano i dissidi tra i meetup grillini. Il candidato ufficiale resta però Francesco Nevoli e dovrà vedersela con Rinaldo Melucci, del PD: volto nuovo del partito (un outsider) già presidente di un consorzio di agenzie marittime. Anche nella città pugliese c'è l'imbarazzo della scelta tra i candidati: sono ben dieci.
Anche su Trapani le aspettative grilline sono alte, ma i rumors più recenti smorzano le attese. Come Palermo, però, un risultato importante sarebbe un ottimo viatico in vista delle regionali del 5 novembre. D'altronde la Sicilia è da sempre la regione più grillina d'Italia: sono già sette le realtà con amministrazioni a 5 Stelle. Dopo l'obbligo di soggiorno disposto dalla Dda di Palermo per Antonio D'Alì, i grillini possono sperare nell'effetto giudiziario provocato dall'inchiesta Mare Monstrum, che ha svelato un quadro di commistione tra interessi politici e imprenditoriali su più livelli istituzionali. Non solo nazionali (vedi dimissioni di Simona Vicari da sottosegretario e l'indagine a carico del governatore Crocetta per concorso in corruzione) ma soprattutto locali: uno dei personaggi chiave dell'inchiesta su un presunto giro di tangenti intorno al trasporto marittimo locale per conto dell'armatore Ettore Morace è Girolamo Fazio, già sindaco di Trapani dal 2001 al 2012. E pensare che proprio Fazio e D'Alì, un tempo alleati, erano i due principali contendenti per la poltrona di sindaco. Il Partito Democratico dal canto suo punta su Pietro Savona, mentre i grillini hanno scelto Marcello Maltese.
A Nord le città più attenzionate sono Verona e Padova, in orbita centrodestra. Nella prima l'attuale sindaco Flavio Tosi, ex Lega e oggi leader di Fare!, spera di lasciare la città in mani "familiari". Non come avviene nelle dinastie, di padre in figlio, ma di fidanzato in fidanzata. La candidata favorita è infatti la senatrice Patrizia Bisinella, attuale compagna di Tosi che ha seguito non solo nella vita personale ma anche in quella parlamentare, lasciando il gruppo della Lega a Palazzo Madama e confluita in Fare!. A fronteggiarla ci sarà il candidato leghista Federico Sboarina, espressione del centrodestra unito, dal Carroccio a Forza Italia per finire con Idea di Gaetano Quagliariello (anche se due forzisti di peso come i fratelli Giorgetti hanno scelto Bisinella). Anche lo schieramento di centrosinistra non è compatto: Salemi ha vinto le primarie e conta sulla lista del Pd e su due civiche, ma il capogruppo uscente dei Dem, Michele Bertucco, si è a sua volta candidato (in tutto sono nove gli aspiranti sindaci). Alessandro Gennari è il nome dei 5 Stelle, le sue chance sono davvero poche.
Il voto di Padova dovrebbe essere, secondo i sondaggi ma anche secondo quanto si aspettano i 'protagonisti' in campo, solo il primo tempo della partita. Salvo sorprese, infatti, sarà il ballottaggio a decidere se a palazzo Moroni tornerà il leghista Massimo Bitonci o se ci sarà la 'rivincita' del centrosinistra con l'imprenditore Sergio Giordani, ex presidente della squadra di calcio della città quando giocava in serie A. Dopo la caduta a fine 2016 di Bitonci, complice la rottura con una parte di Forza Italia, il centrodestra ha lavorato per riunire le fila: Lega e forzisti hanno ritrovato un accordo con l'obiettivo di riportare l'ex capogruppo del Carroccio in Senato (ed ex sindaco della vicina Cittadella) nell'ufficio di sindaco. Giordani, colpito da un ictus il 4 maggio ma tornato subito in pista, è espressione di una coalizione di molto allargata: a lanciarlo, senza primarie, è stato il Pd, ma attorno ci sono da un lato bersaniani di lungo corso, come l'ex sindaco Flavio Zanonato, e dall'altro esponenti tradizionalmente di centrodestra, come Giustina Destro, ex primo cittadino ed ex deputato di Forza Italia. Gli outsider sono Arturo Lorenzoni, docente universitario a capo di 'Coalizione Civica', e il candidato M55 Simone Borile. Proprio i voti di Lorenzoni potrebbero riversarsi un buona parte su Giordani al ballottaggio: il professore e la sua civica di sinistra sono accreditati di un 10% dei consensi che dovrebbe portare sostanzialmente in parità Bitonci e Giordani, rendendo la sfida del 25 giugno incerta.
Tra gli altri Comuni chiamati al voto spicca infine Rignano sull'Arno, città di Matteo Renzi. Qui corre per la riconferma Daniele Lorenzini, fuoriuscito dal Partito Democratico anche per i suoi contrasti con il padre dell'ex premier, Tiziano, indagato nell'inchiesta Consip per traffico illecito di influenze. Nella città natale di Renzi lo scandalo sul più grande appalto d'Europa (Fm4) ha irrigidito, e molto, il clima elettorale. Lo stesso Lorenzini è stato chiamato dal pm romano Palazzi e da quello napoletano Woodcock ai quali ha dichiarato come Tiziano Renzi gli avesse confidato di sapere di un'indagine a suo carico a Napoli (l'inchiesta Consip nasce dalla procura partenopea) e di temere per un possibile arresto. Il Pd gli oppone l'attuale vicesindaca Eva Uccella. Saranno loro a contendersi la roccaforte renziana.
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