La temperatura massima è più alta della media e le piogge inferiori anche del 50% rispetto agli ultimi decenni. Le amministrazioni regionali corrono ai ripari: in Toscana stato di emergenza, in Sardegna turni per l'acqua, in Veneto stop alla costruzione di piscine private.
In Toscana già in inverno i primi segnali – I dati toscani danno il polso della situazione, che da emergenza, come ripete da giorni l’Associazione dei consorzi di bonifica e irrigazione Anbi, potrebbe trasformarsi in catastrofe. Secondo le ultime rilevazioni, infatti, a maggio 2017 la temperatura massima è stata di addirittura un grado sopra alla media del periodo 1971-2000, a cui si è aggiunta una diminuzione della portata dei fiumi osservata già a partire dallo scorso aprile e un calo delle piogge fino al 50%. Un’emergenza in buona parte prevedibile, visto che tra gennaio e aprile 2017 le precipitazioni sono state tra le più basse anche rispetto allo stesso periodo di altri anni colpiti da gravi siccità: 2003, 2007 e 2012. Di fronte a campi sempre più assetati, l’inizio della stagione turistica e i rubinetti quasi a secco, si è quindi fatta scattare l’emergenza regionale, nella speranza che arrivi anche quella nazionale. Nel suo decreto, spiegano dalla Regione, il presidente Rossi chiede anche a una task force di presentare “un piano straordinario di interventi per mitigare gli effetti della carenza idrica che è già misurabile nei nostri fiumi e nelle nostre riserve idriche”. Ma gli esperti hanno un mese di tempo e a metà luglio la situazione potrebbe essersi ancora aggravata se non si corre prima ai ripari.
In Sardegna turni per l’acqua – Il problema non riguarda solo la Toscana: in tutto il Nord Italia, così come in Campania e Calabria, la disponibilità d’acqua è dimezzata rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. L’Emilia Romagna si ritrova addirittura con meno di 5 milioni di metri cubi d’acqua utilizzabile contro i 18 del 2016. Non va meglio per i laghi, tutti con livelli bassissimi rispetto alla media del periodo: 77 contro 106 centimetri per il lago di Garda, 87 contro 101 per quello di Como. E i “conflitti per l’acqua tra i territori”, paventati dall’Anbi, in Sardegna sono già realtà: in Gallura, per poter bastare a tutti e rispondere anche alla domanda di acqua potabile delle località balneari, le risorse idriche sono razionalizzate tra gli agricoltori con turni divisi per zona.
In Veneto stop alle piscine private – Oggi in Italia, spiegano dal Wwf, “circa un quinto del territorio viene ritenuto a rischio desertificazione: quasi il 21% del territorio del quale almeno il 41% si trova nelle regioni dell’Italia meridionale, come Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Sardegna e Sicilia, ma sono coinvolte anche aree in altre regioni come l’Emilia Romagna, le Marche, l’Umbria e l’Abruzzo”. E se la prospettiva delineata dagli esperti di cambiamenti climatici è una costante riduzione delle precipitazioni complessive, la strada da percorrere appare quella di rendere più efficienti i consumi d’acqua: ad Asolo, nel trevigiano, per esempio, il sindaco ha vietato la costruzione di nuove piscine private.
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