Le lavoratrici venivano minacciate e costrette a svolgere prestazioni
superiori a quelle previste. Ogni giorno pagavano somme di denaro
sproporzionate per l'intermediazione dei caporali.
repubblica.it
BRINDISI - Lavoratrici,
tutte donne, sfruttate nei campi di ciliegie e nelle vigne a Turi, in
provincia di Bari: è quanto è emerso da un'inchiesta della Procura di
Brindisi, condotta dai carabinieri, che ha portato all'arresto su
ordinanza di custodia cautelare di quattro persone italiane accusate a
vario titolo di intermediazione illecita, il cosiddetto caporalato. Gli
arrestati sono Michelangelo Veccari, la compagna Valentina Filomeno,
Grazia Ricci e Maria Rosa Putzu.
Secondo quanto accertato le donne, almeno 15 (tutte italiane tranne due
straniere) e in stato di bisogno, venivano prelevate da Villa Castelli
(Brindisi) e da altri comuni del Brindisino e del Tarantino per essere
condotte nel Barese. Avrebbero lavorato per più di otto ore al giorno, a
fronte delle sei ore e mezzo previste dal contratto, e sarebbero stati
scalati dalla paga anche 8 euro per il trasporto. Invece della paga
prevista di 55 euro giornaliere, percepivano 38 euro.
"La legge contro il caporalato sta dando risultati concreti a difesa dei
diritti dei lavoratori", commenta il ministro per le Politiche
agricole, Maurizio Martina. "Gli arresti dimostrano che questo
provvedimento era necessario soprattutto in un settore delicato come
quello agricolo. Non possiamo mai abbassare la guardia, lo dobbiamo
anche alle tantissime imprese agricole che ogni giorno operano nella
legalità". "Serve un impegno costante che coinvolga tutti - conclude
Martina - Dobbiamo proseguire in questa direzione migliorando la
collaborazione fra le istituzioni per aumentare i controlli, vigilare
affinché vengano tutelati i diritti dei lavoratori stagionali e
verificare il rispetto dei contratti".
L'inchiesta è partita dalla denuncia di una di loro che ha raccontato
agli investigatori, i quali hanno poi proceduto coordinati dal pm
Raffaele Casto, di essere stata picchiata per aver chiesto la
regolarizzazione del contratto. Il giro sarebbe stato gestito dalla
coppia Veccari-Filomeno. Le altre due arrestate sono una donna di
Palagiano che si sarebbe occupata di procacciare la manodopera e una
residente a Turi, dipendente dell'azienda ritenuta "committente".
Indagini sono in corso per verificare se vi siano responsabilità da
parte di personale dell'azienda committente: la normativa applicata è
quella introdotta nel 2011, trattandosi di fatti avvenuti nel 2015.
Determinanti si sono rivelate, nell'inchiesta, le intercettazioni
ambientali. In un caso una donna sarebbe stata invitata a interrompere i
rapporti con l'agenzia interinale a cui si era rivolta per trattare
unicamente con i presunti caporali. "Con l'agenzia lavori un mese e con
noi lavori sei mesi, otto mesi - le dice un caporale - Quindi dipende da
cosa vuoi fare. Se vuoi lavorare un mese, altrimenti ti conviene venire
con noi". "Ok - risponde la bracciante - quindi vado all'agenzia e tolgo il contratto".
Con minacce e intimidazioni, secondo quanto emerso, gli "intermediatori"
avrebbero approfittato dello stato di bisogno delle braccianti. "Alle
femmine pizza e mazzate ci vogliono, altrimenti non imparano", si
ascolta in un'altra conversazione intercettata. "Femmine, mule e capre
tutte con la stessa testa", dice un altro caporale. Il gip Maurizio Saso
ha ritenuto pienamente attendibili le dichiarazioni rese dalle vittime.
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martedì 20 giugno 2017
Classe Operaia. Schiavismo moderno. Braccianti sfruttate, 4 arresti nel Brindisino: "Femmine, mule e capre hanno la stessa testa"
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