L’azienda milanese Niinivirta è la prima in Italia e all’avanguardia in Europa ad avere una flotta di mezzi elettrici. Una scelta difficile, ma premiata.
http://wisesociety.it Andrea Ballocchi
Il settore dei trasporti è altamente energivoro e fortemente dipendente dai combustibili fossili. Il trasporto merci, in particolare, fa molta fatica a cambiare… marcia, puntando a scelte sostenibili. Non è un caso che nel Rapporto annuale sull’Efficienza energetica dell’Enea si segnalasse come “Il settore trasporti ha incontrato maggiori difficoltà a realizzare miglioramenti di efficienza energetica a causa delle caratteristiche del sistema del trasporto merci italiano, basato quasi esclusivamente sul trasporto su gomma”.
In Italia c’è anche chi sta cercando di cambiare rotta. Si chiama Niinivirta, ha sede a Tribiano (Milano) ed è la prima società del settore logistica a offrire un parco veicoli medio-pesanti 100% elettrici, con peso a pieno carico di 10 tonnellate e 250 km di autonomia. Si tratta di veicoli particolarmente adatti alle consegne nei centri storici e nelle ZTL. Un impegno che le è valso il premio Special Award Innovative Technology 2017 in occasione dello Smart Mobility World, manifestazione europea dedicata alla mobilità sostenibile.
«Il primo mezzo è stato acquisito nel 2014 dalla britannica Smith Electric» spiega Lorenzo Pegoraro, arrivato in azienda proprio per la sua esperienza nel settore dei veicoli elettrici. Segnala che a questo se ne sono aggiunti altri, tutti della olandese Emoss, specializzata tra l’altro anche in riconversione di mezzi da convenzionali a elettrici, per un totale di sei autocarri presenti a Milano, uno a Torino, uno Firenze e un altro a Roma. A giugno la flotta si arricchirà di un sesto veicolo, quest’ultimo con un’autonomia doppia rispetto agli altri, ovvero di 500 chilometri. Inoltre, conta anche su un mezzo in dotazione in Finlandia: il nome dell’azienda, Niinivirta, pur essendo italiana, si rifà a un socio finlandese e vuole sottolineare l’attenzione all’ecosostenibilità che è presente in questo e negli altri Paesi del nord Europa. Un’attenzione esplicitata anche nella strategia aziendale di escludere il ricorso a soluzioni basate su motorizzazioni ibride: «più gestibili nelle lunghe percorrenze, ma comunque più inquinanti rispetto alle motorizzazioni full electric», evidenzia Pegoraro. Una scelta che, comunque, ha il suo prezzo: un autocarro elettrico costa infatti circa 150mila euro più dell’equivalente versione diesel.
ELETTRICO, MA POCO RICONOSCIUTO – Emissioni e rumore zero, i mezzi elettrici della flotta Niinivirta sono ideali nei centri delle grandi città, dove il problema dell’inquinamento atmosferico e acustico è costante. Ma c’è un inconveniente: spiega l’azienda che, a causa delle loro dimensioni, i mezzi di Niinivirta, sono penalizzati da alcuni comuni, che non consentono ancora agli autocarri elettrici di accedere liberamente alle aree centrali. Per entrare nell’Area C del capoluogo lombardo, l’azienda è costretta «a richiedere al Comune onerose autorizzazioni», afferma Paolo Ferraresi, amministratore delegato, fondatore e titolare dell’azienda. «La nostra speranza è che la burocrazia, in questo come in altri casi, sappia vedere oltre le dimensioni dei mezzi (di poco superiori alla ‘soglia limite’ di 7,5 metri), e introduca anche per essi quelle premialità che potranno fungere da incentivo per una sempre maggior diffusione di questa categoria di veicoli». Alle aziende che richiedono la possibilità di contare su mezzi elettrici o di movimentare merce in orari dove l’accessibilità è unicamente offerta a mezzi a basse emissioni non viene richiesto alcun supplemento di costo. Malgrado questo, i costi da sostenere per l’azienda non sono limitati solo all’acquisto, ma anche nella manutenzione che ancora viene svolta con maggiori costi. Pur con tutte queste difficoltà, l’azienda crede nella scelta fatta: «prima o poi il cambiamento avverrà e noi saremo già pronti», afferma Pegoraro.
LOGISTICA HI-TECH – L’attenzione all’aspetto dell’ecosostenibilità si sposa anche con l’impiego della tecnologia Rfid sviluppata in collaborazione con un team di ricerca del Politecnico di Milano per l’applicazione di tags (etichette) per la movimentazione merci in magazzino. «Questa tecnologia permette di eliminare radicalmente ogni possibilità di errore» spiega ancora Pegoraro. Rispetto al codice a barre e altre tecnologie di identificazione, quella a radiofrequenza offre ulteriori vantaggi: la lettura non richiede contatto diretto e la necessità di passare da scanner; i tag possono essere letti contemporaneamente, possono lavorare in ambienti difficili e sono più durevoli, oltre a contenere più dati rispetto al barcode e possono essere riscritti e aggiornati con nuove informazioni. Inoltre il codice a barre identifica solo il lotto di un prodotto, ma non il singolo item. Il tag Rfid, invece, contiene un numero di serie unico e univoco che identifica ogni singolo prodotto fabbricato nel mondo. Anche se sono più onerosi rispetto ai codici a barre, i tag Rfid offrono un rapporto prezzo/prestazioni decisamente conveniente.
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