Irlanda verso il si' ai matrimoni omosessuali. I primi risultati del
referendum - quelli definitivi sono attesi in serata - indicano infatti
un forte orientamento verso l'approvazione delle unioni tra persone
dello stesso sesso, soprattutto nelle citta', secondo quanto osserva
l'Irish Time. Il si' ai matrimoni gay sarebbe intorno a percentuali
medie del 60-65%, con punte anche oltre il 70%.
L'affluenza sarebbe
stata alta soprattutto nei centri urbani e tra i piu' giovani. Intanto
il ministro per le pari opportunita', Aodhan O'Riordain ha twittato:
"Vince il si'. Sono cosi' orgogliosa di essere irlandese oggi!" ("I'm
calling it. Key boxes opened. It's a yes. And a landslide across Dublin.
And I'm so proud to be Irish today. #MarRef"). Dunque sarebbero
rispettate le previsioni della vigilia. L'Irlanda sarebbe cosi' il primo
paese ad aprire ai matrimoni tra persone dello stesso sesso passando
per una consultazione popolare. L'onda arcobaleno si è riversata sull'Irlanda. Milioni di elettori,
tanti anche tornati appositamente dall'estero in patria, sono andati
alle urne per votare nello storico referendum per decidere se introdurre
o meno i matrimoni tra le persone dello stesso sesso nella Repubblica.
Per
molte ragioni si tratta di un appuntamento storico, come ha
sottolineato anche il New York Times. Solo fino a due decenni fa nel
Paese l'omosessualità era ancora considerata un reato. Poi in tempi
rapidi è cambiato tutto. Nel 2010 sono state introdotte le unioni civili
fra persone dello stesso sesso e ora gli irlandesi sono i primi al
mondo a tenere un referendum per decidere sull'introduzione delle nozze
gay. Questo potrebbe spingere anche altri Paesi, soprattutto quelli più
tradizionalisti, a rivedere la loro politica in materia.
Migliaia
di 'expat', immigrati, in gran parte favorevoli al 'sì', che sono
rimpatriati da tutto il mondo, perfino dall'Australia, dal Canada e
dagli Usa, appositamente per votare. Hanno risposto alla campagna
lanciata su Twitter con l'hashtag "HomeToVote". Fra i casi più
eclatanti, quello di Cormac O'Sullivan, 34enne operatore umanitario, che
è volato ieri da Nairobi per tornare nella sua Cork. "L'eguaglianza per
le persone di ogni orientamento sessuale è sempre stata difesa dalla
mia famiglia.
Mia madre e mio padre parteciparono al primo Gay Pride a Cork negli anni Ottanta", ha detto.
Il
referendum però ha diviso il Paese e innescato uno scontro, in parte
generazionale, tra giovani più aperti al cambiamento e anziani più
legati alla tradizione, con anche ripercussioni di tipo religioso. La
stessa chiesa cattolica, la cui influenza si è ridotta in Irlanda, non è
stata del tutto unita. I vescovi hanno detto ai cittadini di votare
rispettando i principi morali a difesa della famiglia tradizionale, ma
ci sono preti e suore 'ribelli' che invece sono a favore di un'apertura.
Il fronte del 'no' è guidato da una serie di gruppi conservatori e di
ispirazione cristiana. Mentre il variegato blocco del 'sì' riunisce la
maggior parte dei partiti, i media, le aziende, i sindacati, gli
studenti e le personalità dello sport e dello spettacolo.
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sabato 23 maggio 2015
Matrimoni gay: il referendum Irlanda. Il ministro per le pari opportunita': "Vince il sì. Sono cosi' orgogliosa di essere irlandese oggi!".
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