Via libera definitivo al ddl e il presidente del Senato esulta. Torna il reato di falso in bilancio e Renzi raccoglie un inedito tripudio anche dai magistrati. E si appresta ad aggredire anche la legge totem del centrosinistra: il conflitto di interessi.
L'Espresso di Susanna TurcoDi solito si dice che sulla giustizia “cadono i governi”. Stavolta, invece, come dice il presidente del Senato Grasso, “è arrivato Godot”. Proprio sul fronte giustizia – peraltro giusto una settimana prima delle Regionali – Renzi raccoglie infatti un inedito alone vittorioso: oggi torna il reato di falso in bilancio, domani si riformerà la prescrizione smantellando in parte la ex Cirielli, dopodomani si aggredirà addirittura il conflitto di interessi (che da calendario dovrebbe arrivare in Aula alla Camera il 22 giugno).
Insomma, uno smantellamento dell’era berlusconiana (quando si depenalizzò il falso in bilancio e si cambiò il meccanismo della prescrizione), accompagnato al giro di vite sui reati contro la Pubblica amministrazione e, addirittura, all’ambizione di fare quella che è stata (invano) la legge-totem di qualsiasi programma di centrosinistra nell’ultimo ventennio. Godot, appunto.
A dare a tutto il tono del tripudio, almeno per oggi, è il clima in cui tutto ciò cade: il ritrovato plauso della magistratura da un lato, la ritrovata pace nella maggioranza dall’altro. Come passando tra queste due ali di folla, diventa così legge il cosiddetto ddl Grasso, il provvedimento che aumenta le pene per corruzione, concussione e peculato, quasi le raddoppia per quello di associazione mafiosa, introduce sconti in favore di chi collabora, obbliga il corrotto a restituire il malloppo, fa tornare il reato di falso in bilancio.
A fine giornata, la Camera approva la riforma con 280 sì, 53 no, 11 astenuti. "Da oggi il Paese ha strumenti più forti per contrastare la corruzione e le mafie”, dice il ministro della Giustizia Andrea Orlando. “D’ora in poi corrotti e corruttori non avranno speranza di impunità”, esulta la presidente della Commissione giustizia della Camera Donatella Ferranti.
Oltre due anni e due mesi ci sono voluti perché il provvedimento, presentato il primo giorno della legislatura dal poi presidente del Senato Pietro Grasso, vedesse la luce. Tuttavia, dopo molti mesi di stallo, lo sprint finale è brillante. Perché la legge non incontra più ostacoli in Parlamento e (cosa rara) piace ai magistrati. Promozione da parte del Csm, che mercoledì ha votato un parere positivo al ddl dopo aver corretto le critiche avanzate la settimana scorsa; discreto plauso dall’Anm, con il segretario Rodolfo Sabelli che riconosce come “contro la corruzione si sia intrapresa la via giusta, anche se bisogna andare avanti”; infine, benedizione con le campane da parte dell’Autorità Anticorruzione, che peraltro dal provvedimento vede aumentare i propri poteri di vigilanza.
“Credo che il ddl sia quanto di migliore possibile”, si slancia il presidente Raffaele Cantone, chiarendo che “vi sono norme particolarmente utili” e anticipando – in vista di una modifica della normativa sulle intercettazioni – di vedere con favore una facilitazione della possibilità di intercettare: “Sarebbe utile consentire per i reati di corruzione le stesse modalità già previste per i reati di mafia”.
Al complessivo giro di vite sulla corruzione manca ancora un tassello: quello sui tempi di prescrizione, oggetto specifico del parallelo disegno di legge che, approvato alla Camera, adesso è all’esame del Senato. E’ proprio sul “monte pena” che la maggioranza si era spaccata nei mesi scorsi: Ap riteneva infatti che, aumentando sia la pena per il reato di corruzione, sia i suoi tempi di prescrizione, il totale (21 anni e 9 mesi, secondo i loro calcoli) fosse eccessivo. Ma adesso un accordo c’è: si sforbiceranno di nuovo i tempi di prescrizione, per tornare a un totale complessivo, chiarisce Cantone, “di 15-17 anni”. Un totale sul quale anche l’Ap Rocco Buttiglione si dice d’accordo.
Nessun commento:
Posta un commento