sabato 20 aprile 2013

Un altro anno e mezzo di recessione. Altro che uscita dal tunnel. I dati Prometeia

Fine della recessione a fine 2013? Nemmeno per sogno. L’asticella viene spostata ancora più avanti . E non si vede la fine. Dalla crisi dovevamo essere fuori a settembre 2012. Poi, all’inizio del 2013. Da qualche mese non si parla più nemmeno di settembre 2013 come termine ultime. E ora Prometeia sottolinea che se c’è qualche speranza non sarà prima “della seconda metà del prossimo anno”. Insomma, siamo in mano a una “casta” di sciamani, Monti compreso. Nel rapporto di previsione sulle prospettive economiche a breve medio termine, Prometeia sostiene che il Pil tornera' a crescere dall'ultimo trimestre di quest'anno, ma sara' solo nella seconda meta' del 2014 che tutte le componenti di domanda si riposizioneranno su tassi di crescita positivi. Che questo serva a far ripartire l’occupazione, e quindi i redditi, poi, è tutto da dimostrare. Per il 2015 Prometeia stima un rafforzamento del ciclo, seppur ancora ben lontano dai livelli ante crisi finanziaria. D'altra parte otto anni della crisi piu' lunga della storia repubblicana lasciano sul terreno macerie difficili da recuperare.
Il Pil nazionale sara' ancora inferiore di 5,8 punti percentuali, si saranno perse 1 milione 390 mila unita' di lavoro e il tasso di disoccupazione sara' piu' alto di 5,9 punti. Gli indicatori macroeconomici del benessere delle famiglie, i consumi pro-capite e il reddito disponibile, saranno inferiori al livello pre-crisi rispettivamente di 10.3 e 13.2 punti percentuali: saremo tornati ai livelli di reddito del 1986 e per restare al ''solo'' 1997, il regresso negli standard di consumo le famiglie avranno ridotto di 2 punti la propensione al risparmio. Anche la Banca Centrale Europea sembra piuttosto pessimista mentre il tedesco Schauble dice apertamente che nesssuno deve aspettarsi una significativa inversione di tendenza. Draghi, che dichiara di non vedere "miglioramenti nelle ultime due settimane", è tornato a sottolineare la “paura delle banche a prestare i soldi”. Ci muoviamo in una zona grigia tra credit crunch e recessione classica che da un momento all’altro potrebbe far esplodere una crisi più seria di quella vista fino ad oggi. Sulle banche sta arrivando l’onda della recessione. Se le sofferenze prima erano addebitabili al baco della speculazione finanziaria ora sono legate ai mancati rientri dei prestiti alle imprese. I soldi per fare gli investimenti ci sono grazie alla Bce, dice il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, ma il costo del denaro e' frammentato in Europa e la domanda e' debole in Italia. ''La mia impressione, al di al' della restrizione creditizia – aggiunge - e' che in alcuni casi riflette chiaramente il rischio di questo credito legato alle sofferenze che sono collegate allo stato dell'economia reale. Nel nostro paese in particolare, al di la' di questo, c'e' anche un problema macroeconomico generale, c'e' una debolezza della domanda complessiva''.

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