Il Tesoro chiama gli italiani a sottoscrivere il nuovo titolo e la richiesta sfiora già 9 miliardi. L'economia della potenza asiatica si è espansa del 7,7% a marzo. Per Pechino, gli analisti prevedevano una crescita di otto punti. Listini europei al ribasso. Crollano le materie prime. Debole Wall Street, la Borsa del Giappone chiude a -1,55%.
repubblica.it MILANO - L'economia cinese non dà segni convincenti di essersi messa alle spalle il periodo di "difficoltà", se così si può definire quella in cui versa un Paese che cresce a ritmo quadruplo rispetto agli Usa. La preoccupazione che il Celeste Impero fatichi a trainare la ripresa si riverbera sui mercati di tutto il mondo in attesa che si accendano i riflettori sul Fondo monetario internazionale, chiamato - da domani - a presentare il suo World Economic Outlook. Sui mercati continua anche la pressione della politica italiana in stallo e senza soluzione per il Quirinale ed il governo: nel frattempo, però, raccoglie buone risposte la nuova emissione di Btp Italia, il titolo pensato dal Tesoro per i risparmiatori retail e indicizzato all'inflazione. Nella prima giornata di collocamento ne sono stati venduti quasi 9 miliardi, il Tesoro ha deciso di chiudere l'offerta già domani. Il dg del Tesoro, Maria Cannata, aveva detto che se l'andamento fosse stato paragonabile a quello di ottobre (raccolti quasi 18 miliardi) "sicuramente chiuderemo in anticipo" l'offerta rispetto al termine del 18 aprile.Il primo dato negativo di giornata è arrivato da Oriente: il Prodotto interno lordo (Pil) della Cina rallenta nel primo trimestre dell'anno. La crescita annua è del 7,7% contro il 7,9% registrato nel quarto trimestre del 2012 e il 7,8% dell'intero 2012. Sebbene si tratti di cifre inimmaginabili per un'economia in recessione come quella italiana, i numeri sono inferiori al consensus che stimava una crescita dell'8%. Tra gli altri dati importanti cinesi si registrano la produzione industriale in crescita, a marzo, dell'8,9% annuo, il +12,6% delle vendite al dettaglio e un aumento degli investimenti fissi del 20,9% nel primo trimestre dell'anno - nel confronto con il 2012 -, anche in questo caso in rallentamento.
Sulla notizia crollano le materie prime. L'oro precipita intanto sotto i 1.400 dollari l'oncia sul mercato di Londra. Alla chiusura dei mercati europei il metallo prezioso cede l'8,7% a 1.374 dollari l'oncia, segnando la quotazione più bassa da marzo 2011. Pesa anche il "consiglio" di Goldman Sachs agli investitori di vendere l'oro, dopo che ha messo a segno il rally più lungo negli ultimi 90 anni. L'argento perde quasi l'11,3%, in caduta platino (-4,6%), palladio (-5,8%) e alluminio (2,3%). Anche il prezzo del petrolio scende: il Wti perde oltre il 3,1% a 88,46 dollari. Debole Wall Street, dove Citigroup ha annunciato la crescita dell'utile netto a 3,81 miliardi di dollari, ma il dato non è bastato a sostenere i listini: anche in questo caso alla chiusura dei mercati europei il Dow Jones cede lo 0,5%, l'S&P500 lo 0,8%, mentre il Nasdaq arretra dello 0,7%. Sulle contrattazioni pesa l'indice Empire State sul manifatturiero, in calo da 9,24 a 3,05 punti in aprile. In settimana saranno chiamati alla prova dei conti altri giganti della finanza, a partire da Goldman, e della tecnologia come Google.
In questo contesto, Piazza Affari, tornata temporaneamente sulla parità, si ritinge di rosso con l'andamento della Borsa newyorkese e a fine seduta il Ftse Mib cede lo 0,96%. Nel resto del Vecchio continente, il Dax di Francoforte ha perso lo 0,41%, il Cac 40 di Parigi lo 0,5% e il Ftse 100 lo 0,64%. Tra i titoli italiani soffre Rcs: l'editore del Corriere della Sera, in un cda non privo di tensioni, ha registrato perdite per oltre mezzo miliardo e avviato un piano di ricapitalizzazione contestato dai Merloni e da Della Valle. Positiva invece Lottomatica, che si è aggiudicata in Usa la lotteria del New Jersey fino al 2029. Dopo una sospensione in attesa di comunicato, Saras ha annunciato che i russi di Rosneft entreranno al 20% del capitale. Lo spread tra Btp e Bund, intanto, si stabilizza a 308 punti base, per una cedola sul mercato secondario del 4,3%.
A livello macroeconomico, la bilancia commerciale dell'Eurozona a febbraio è risultata in surplus di 10,4 miliardi rispetto agli 1,3 di febbraio 2012. Le esportazioni, secondo la prima stima di Eurostat, sono aumentate dello 0,1% mentre le importazioni sono calate del 2,1%. A Oriente, la produzione industriale giapponese è salita più del previsto: +0,6% a febbraio. Ciononostante la Borsa di Tokyo, preoccupata più che altro dal rallentamento del Pil dei vicini cinesi, ha perso l'1,55%. Nel loro complesso le azioni asiatiche sono cadute dai livelli più alti toccati negli ultimi 20 mesi e dopo una settimana di guadagni corposi. Anche lo yen, che si è allontanato da quota 100 nei confronti del dollaro, ha tolto ottimismo agli investitori. L'euro ha chiuso stabile a 1,3088 dollari e 128,19 yen. Pressoché invariato anche il cambio dollaro/yen, a quota 97,93. (15 aprile 2013)
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