sabato 20 aprile 2013

Monti taglia 51 milioni alla ricerca, Italia terzultima per investimenti


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I dodici enti di ricerca controllati dal Miur si preparino: sta per arrivare il tanto annunciato nel 2012, e fino ad oggi sempre rinviato, taglio al fondo ordinario da 51 milioni di euro. Lo ha confermato il «rapporto Giarda», dal nome del ministro che ha consegnato al parlamento una relazione sui nuovi tagli da praticare all’università e alla ricerca con la «fase tre» della spending review. E tra poco si farà sul serio. L’Istituto di Fisica Nucleare (Infn) che ha scoperto il «bosone di Higgs», l’Ingv che monitora con i suoi precari l’arrivo dei prossimi terremoti, e lo stesso Cnr lascino da parte le residue speranze di continuare a fare ricerca con i soldi pubblici perché il governo «costretto» a restare in sella ad un paese squassato dalla crisi economica e politica taglierà un fondo che ammonta a 1.598 milioni (compresivi della «quota premiale» erogata dal Miur per i risultati scientifici di 139 milioni), la cifra più bassa dal 2003. L’unico ente risparmiato sarà l’Agenzia spaziale italiana che conserverà i suoi 502 milioni di euro.
Il taglio era stato annunciato dal ministro dell’Istruzione, università e ricerca Francesco Profumo durante l’estente del 2012, ma era stato ritirato dopo l’insurrezione dei presidenti degli enti che sventarono la manovra del governo nel corso di una tempestosa riunione con Profumo. Oggi torna d’attualità perché è necessario ripartire il fondo per il 2013. Il decreto che sancirà il taglio è giunto all’attenzione della Commissione speciale del Senato. 

Il budget dell’Infn (che ha 600 ricercatori distaccati al Cern di Ginevra) subirà il taglio di 12 milioni di euro (da 243 a 230 milioni). Con 25 milioni in meno il Cnr rischia di mettere alla porta 2500 tra ricercatori precari e dottorandi. Con un taglio di oltre 4 milioni per 2013 e 2014, l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) rischia di spezzare equilibri già precari. L’Ingv aveva un contributo ordinario per il 2012 di 45,4 milioni. Subirà un taglio di 1,6 milioni (3,59%) per il 2013 e 2014; l’Istituto nazionale di ricerca metrologica (Inrim) perderà 880.900 euro (4,73%) su 18,6 milioni. Nella rosa ci sono anche la Stazione Anton Dohrn, l’Istituto nazionale di alta matematica (Indam), l’Istituto di studi germanici, il Centro Fermi, l’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale (Ogs) che perderà 1,2 milioni su un budget di 12,4 milioni di euro.
Aumentano invece i contributi destinati alla neonata Agenzia di valutazione della ricerca Anvur, e a tutto il complesso di valutazione e controllo neo-liberale dell’attività «produttiva» di ricercatori, insegnanti e studenti dell’Indire e dell’Invalsi, sul quale Profumo e Monti (oltre alla Gelmini) hanno investito molto.
Nel decreto in discussione al Senato si osserva anche la crescita de i fondi per le «attività internazionali» saliti da 54,2 a 83,5 milioni di euro. Il Sincrotone di Trieste riceve 14 milioni di euro. I fondi sui «progetti bandiera» per i quali Profumo si è molto speso scendono da 128 a 75,4 milioni. Si taglia dunque la ricerca, ma si finanzia l’apparato di controllo che dovrebbe controllare la sua «qualità» scientifica. Una contraddizione che spiega perfettamente le conseguenze ormai quinquennali delle politiche dell’austerità sul settore che tutti, da destra come da sinistra, giudicano fondamentale per rilanciare la «ripresa». Questi sono i fatti.
Il taglio dei fondi alla ricerca è solo uno degli esempi, simbolicamente tra i più significativi, che fa da sfondo alla conferma giunta ieri dalla Ragioneria generale dello Stato. Rispetto all’Europa a 27, nel 2010 e nel 2011 l’Italia si è classificata al 24° posto per investimenti sulla scuola e sulla formazione.
A quel tempo era finanziata per lo 0,7%(contro lo 0,9% europeo) di un Pil che nel 2010 era a +1,3%, nel 2011 era diminuito allo 0,4%. Nel 2012 il Pil è crollato a -2,5%, e nel 2013 arriverà forse a -2%. I tagli però continuano imperterriti. La Ragioneria sostiene anche che l’Italia è al sesto posto per la spesa per il Welfare, mentre cala la spesa per la sanità.

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