lunedì 22 aprile 2013

Due Italie. Il programma di governo dei “saggi” dell’Inciucio e il programma dei “vecchi” di MicroMega

Riproponiamo il “manifesto dei vecchi democratici per la realizzazione della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista” pubblicato su MicroMega 8/2012. Oggi che un governo di larghe intese si prepara a realizzare il programma dei “saggi” di Napolitano, ci sembra più che mai attuale come piattaforma alternativa.

di Andrea Camilleri, 
Paolo Flores d’Arcais, 
Margherita Hack,
 Mario Alighiero Manacorda, 
Adriano Prosperi,
 Barbara Spinelli, da MicroMega 8/2012
Siamo un gruppo di vecchi, nel senso tecnico del termine (oltre i 65 anni si ha la riduzione al cinema, ai musei eccetera), poiché il meno giovane di noi ha 98 anni [nel frattempo Mario Alighiero Manacorda è morto il 17 febbraio di quest’anno] e la più giovane 66. Ci rivolgiamo ai giovani e a chi è ancora lontano da quella che l’eufemismo chiama «terza età».
Siamo angosciati per i rischi che da troppo tempo corre la democrazia nel nostro paese e vorremmo contribuire a dare la necessaria risposta perché l’Italia, invece, approssimi l’ideale della democrazia presa sul serio. Le elezioni politiche della primavera 2013 sono sotto questo profilo un appuntamento cruciale.
Pensiamo che i punti programmatici su cui convergere debbano essere i seguenti:

Riforma istituzionale
Una sola Camera (la seconda con compiti di «difensore civico» e altri, formata per metà dai sindaci delle principali città, e per l’altra metà a sorte/rotazione per un anno dai sindaci dei comuni meno grandi – ovviamente attraverso un delegato del sindaco, se impegnato).
Numero di parlamentari molto ridotto (aumenta l’autorevolezza del parlamento, e una volta decisa la riduzione, le resistenze non sono proporzionali ai tagli, al limite per un peone è meglio un taglio radicale, perché tutti i peones come lui non avranno chance, che un mezzo e mezzo: ottimale sarebbe cento).
Abrogazione di tutti i privilegi legali, tranne l’assenso all’arresto.
Abolizione di tutti i privilegi per gli ex di qualsiasi carica.
Limite di due mandati.
Incompatibilità tra cariche elettive diverse, e tra cariche elettive e consistenti interessi finanziari, economici, mediatici (legge rigorosa sul conflitto di interessi).
Radicale restrizione, per comuni, regioni, della possibilità di far ricorso a «consulenze». Limite ancor più radicale all’uso di auto blu (modello anglosassone).
Numero prefissato di dirigenti e impiegati degli enti locali, in relazione al numero degli abitanti.

Giustizia
Abrogazione di tutte le leggi ad personam e riscrittura della legge «anticorruzione» appena approvata.
Abrogazione della prescrizione non appena interviene il rinvio a giudizio.
Reintroduzione, aggravata, della precedente legge sul falso in bilancio.
Introduzione del reato di «traffico d’influenza» e di autoriciclaggio, aggravamento di concussione e corruzione.
Ripristino della versione precedente (15 anni fa? Di più?) del reato di falsa testimonianza, introduzione del reato di ostruzione di giustizia, con pene e severità anglosassoni massime.
Divieto ai magistrati di candidarsi a cariche elettive (se vogliono, devono dimettersi prima della candidatura) e ad attività di consulenze.
Revisione/razionalizzazione dei distretti.
Commissione parlamentare su fenomeni tipo P3 e P4 di inquinamento di regime dell’autonomia della magistratura.
Ampliamento del reato di concorso esterno ad associazione mafiosa.
Riforma radicale della giustizia amministrativa, oggi di nomina politica.
Abrogazione delle leggi su droga e clandestinità nelle versioni attuali che intasano le carceri. Responsabilità delle banche per gli assegni a vuoto, e depenalizzazione di questo e reati analoghi (proposte infinite volte reiterate da Davigo) che paralizzano la giustizia. Idem per tutte le farraginose procedure di notifica: di cui deve essere garantita la ricezione da parte dell’imputato (o suo avvocato), non le infinite possibilità attuali di schivarla.

Lavoro
Contrasto di tutte le forme attuali di precariato (e in modo particolarissimo del lavoro in affitto e di altre forme sempre più di para-caporalato) utilizzando strumenti e affermando diritti già operanti nei paesi europei più avanzati.
Licenziamenti e intervento del magistrato sul modello tedesco.
Rigoroso rispetto dei diritti sindacali in ogni azienda, attraverso una più ampia tipizzazione di «comportamento antisindacale». Aggravante nelle sanzioni, se c’è tentativo di influenzare votazioni nelle aziende. Referendum obbligatorio per ogni accordo contrattuale nazionale o aziendale.

Fisco
Lotta all’evasione, prendendo le migliori parti delle migliori leggi dei paesi più efficienti nel combattere il fenomeno. Denuncia, nella dichiarazione dei redditi, di tutti i conti correnti, cassette di sicurezza, e qualsiasi altra forma di patrimonio. Diventa reato l’intestazione fittizia di proprietà, a singoli o società. Divieto di avere conti in paesi che non garantiscano possibilità di interventi e rogatorie consoni alla legislazione anti-evasione italiana. Manette per i casi di gravità medio-alta. Detraibilità di quante più prestazioni professionali possibili. Sospensione e poi radiazione dagli albi professionali per chi non emette regolare fattura, e chiusura per periodi progressivamente più lunghi per gli esercizi commerciali che non emettono scontrino. Aliquote secondo il criterio progressivamente progressivo: diminuire il carico fiscale sui ceti medi, aumentarlo fortemente (e progressivamente) su benestanti, ricchi e straricchi, introduzione della tassazione sui patrimoni più alti.

Tv
Liberalizzazione dell’etere, cioè legislazione antitrust in fatto di frequenze che prenda il meglio (il più antitrust) delle legislazioni europee. Idem per le agenzie di pubblicità. Rafforzamento della televisione pubblica e sua trasformazione radicale su modello Bbc prima maniera (o Bankitalia stile Baffi).

Scuola
Primato della scuola pubblica e rigoroso rispetto della norma costituzionale che esclude «oneri per lo Stato», di qualsiasi natura, a vantaggio delle scuole private. Abrogazione delle ore di religione confessionali. Riforma dei vari ordini e gradi imperniata sulla serietà e «difficoltà» degli studi (ma con modalità e capacità didattiche capaci di «appassionare» gli alunni), privilegiando la formazione critica sulle specializzazioni professionali, lo studio dell’inglese fin dalle elementari con insegnanti di madrelingua, lo studio del darwinismo fin dalle elementari, la cultura classica e le lingue classiche col sistema «norvegese» di apprendimento «lingua viva», l’importanza della storia eccetera. E un sistema di concorsi che per la prima volta privilegi il merito, con ampia presenza di commissari internazionali, visto il livello irrimediabile di nepotismo o scelta per amicizie.

Sanità
Riforma della riforma sanitaria. Scelta radicale tra professione privata e lavoro nel servizio pubblico. Concorsi internazionali per cariche mediche e amministrative. Carta dei diritti del malato e dei doveri degli operatori sanitari. Vincolo di tempi rapidi per la diagnostica e sanzioni per i manager che non li garantiscono. Abrogazione dell’obiezione di coscienza per l’aborto.
Testamento biologico e leggi sul fine vita allineate con i più avanzati paesi europei.

Sappiamo che non si tratta di un programma esaustivo, e di ogni punto si possono discutere le «tecnicalità». Ma siamo convinti che sia comunque chiaro e discriminante per i valori che lo ispirano.
Chiediamo a tutti i giovani e gli ancora lontani dalla «terza età» che lo condividono nell’essenziale di dare la loro disponibilità a un impegno disinteressato. E a segnalarci persone che ritengono valide come candidati delle liste stesse. Che comunque dovranno avere i seguenti requisiti:
Vengono candidate solo persone che non abbiano mai ricoperto cariche parlamentari, di governo, di assessorato in comuni, province o regioni. E che ovviamente non abbiano avuto a che fare con la giustizia, se non per manifestazioni, lotte pacifiche eccetera.
Chi si candida si impegna solennemente, pubblicamente, per iscritto, a non candidarsi alle elezioni successive.
La quota dello stipendio di parlamentare trattenuta dall’eletto dovrà evitare che la carica comporti «scalata sociale», il resto sarà devoluto a iniziative pubbliche. L’eletto si impegnerà alla massima trasparenza in fatto di redditi, proprietà, fisco.

***

[Al programma era premessa questa valutazione, scritta alcuni mesi prima che si svolgessero le “parlamentarie” del M5S e che venisse lanciata la lista “Rivoluzione civile” di Ingroia]

Veniamo da un quasi ventennio di regime berlusconiano, poiché anche i governi di centro-sinistra nei loro sette anni di «stanza dei bottoni» nulla hanno fatto per contrastare il potere antidemocratico accumulato dall’aspirante Putin di Arcore. Berlusconi in realtà non era neppure candidabile in virtù del decreto presidenziale 30 marzo 1957 n. 361, ma il centro-sinistra, anche quando in maggioranza in parlamento, ha preferito non applicarlo e nel ’94 né destra né sinistra hanno ricordato quel che diceva il decreto. Purtroppo quella legge prevede che l’applicazione sia affidata agli stessi parlamentari, anziché alla magistratura. Sui temi chiave della giustizia e dell’informazione il centro-sinistra, sia al governo che all’opposizione, ha anzi dato luogo molto spesso a un’indecente politica bipartisan. Il risultato è che l’Italia è stata ridotta in macerie: morali, istituzionali, culturali, sociali, economiche, oltre che politiche. Il governo dei cosiddetti tecnici non ha saputo realizzare nessuna discontinuità col regime berlusconiano. Il radicale mutamento di stile, rispetto all’autentico «svaccamento» operato da Berlusconi e dai suoi complici, aedi mediatici e altre cricche, purtroppo non si è tradotto in una politica diversa in nessuno dei temi rilevanti della vita pubblica.

Nel paese esiste oggi certamente una maggioranza, forse anche vasta, che vuole cambiare radicalmente. Non perché sia «radicale» nei suoi stati d’animo, interessi, valori. Semplicemente perché oggi essere fedeli alla Costituzione (atteggiamento moderato per definizione, autentico mainstream di una democrazia) significa esigere, nella lotta all’illegalità e alla corruzione, alla disoccupazione e alla precarietà, all’evasione fiscale e alla dismisura del privilegio, una pura e semplice inversione di rotta. Dicono che questa Costituzione sia in alcuni punti insufficente, perché non tiene conto di leggi e istituzioni e politiche che si fanno ormai in Europa. Ma nemmeno sull’idea di una Costituzione europea vera, che emani dai cittadini e non dai governi (dunque riscritta dal parlamento europeo), esistono idee, nonché progetti, elaborati dai partiti o dai governi, tecnici o politici che siano.

In realtà negli ultimi decenni in Italia vi sono state due sole grandi forze politiche, quella del privilegio e quella del Terzo Stato. La prima ha saputo rinnovare a adattare costantemente i suoi strumenti di rappresentanza e di governo, ogni volta che quelli in atto si dimostravano fallimentari e diventavano invisi alla maggioranza degli italiani. Dal Caf a Berlusconi+Lega e infine ai «tecnici». La seconda non ha mai avuto una rappresentanza autentica e ha visto via via scemare la capacità rappresentativa che pure in passato avevano avuto i partiti della sinistra. Che, per soprammercato, hanno compiuto tutti gli errori possibili per perdere anche quando avevano «la vittoria in tasca»: dalla «gioiosa macchina da guerra» di Occhetto al rifiuto delle liste civiche regionali (già pronte) nel 2006.

Ora si profila la stessa situazione, semmai ancor più paradossale: le destre allo sbando, la sinistra prima forza nei sondaggi, seguite da un nuovo movimento di opposizione (M5S di Beppe Grillo). Eppure, dato il sistema elettorale, o quelli che vengono ventilati in sua sostituzione, il «partito» del privilegio potrebbe vincere di nuovo attraverso la sua ennesima metamorfosi, e un ennesimo appoggio da parte del Vaticano. Una metamorfosi che sarà una forma inedita di «centrismo» (in Italia, chissà perché, le destre si chiamano sempre «centro», o addirittura «centro-sinistra» come all’epoca del Caf). Il Terzo Stato continuerà a non trovare rappresentanza, e quelle parziali che avrà saranno divise (finendo dunque manzonianamente calpeste e derise).

Per questo ci rivolgiamo ai giovani, e comunque a quanti sono ancora lontani dalla nostra «terza età», perché si mobilitino per realizzare una lista della società civile intenzionata ad allearsi con tutte le forze che condivideranno gli elementi essenziali di un programma democratico di cui qui sotto elenchiamo alcuni punti cruciali.

Non un nuovo partito, ma uno strumento a «geometria variabile», da usare intanto per questa tornata elettorale con la garanzia che i candidati svolgeranno i loro cinque anni di rappresentanza parlamentare come un temporaneo servizio civile, rinunciando ad ogni ricandidatura e impegnandosi a sostenere una riforma istituzionale distruttiva per la «Casta».
Noi ovviamente non saremo candidati, ma sosterremo queste liste e ce ne faremo garanti in tutti i modi più efficaci.

(21 aprile 2013)

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