La curva retributiva stipendi più alti tra 35 e 40 anni, poi dai 50 devono scendere.
...Non si fermeranno più i tecno buracrati al servizio del capitalismo animale, cominciamo a svegliarci! Sono forti perchè non trovano opposizione vera dai partiti così detti progressisti, argomentata con proposte reali per cambiare modello di sviluppo. E' chiaro che per questi signori l'essere umano è un produttore e un consumatore funzionale all'arricchimento di chi possiede i mezzi di produzione. Se non funziona per questo modello, bisogna emarginarlo, ridicolizzarlo, colpevolizzarlo, costringerlo alla depressione e alla solitudine, farlo sentire inutile e perfino dannoso perchè invecchiando ha meno energia da farsi spremere. Però ha più esperienza e competenza, forse i 50enni dovrebbero cominciare a pensare di utilizzare il proprio patromonio cognitivo in maniera diversa, prima di essere messi a sedere in silenzio ad aspettare di morire...
ROMA – Dai 50 anni in poi il salario di un lavoratore dovrebbe
scendere. Non è la sola a pensarlo, però se a dirlo è il ministro del
Lavoro, se è la stessa Elsa Fornero che in pensione ti ci manda sempre
più tardi, l’interessante discussione accademica diventa un altro
segnale di allarme. Ma come, si è indotti a pensare, da una certa età in
poi con più preoccupazione, invece di alzarci gli stipendi vogliono
alleggerirci ancora la busta paga? Per ora il progetto cui pensa
Fornero, è relegato appunto alle analisi teoriche, ma ogni tanto ne
riparla anche in pubblico. A Rimini, al meeting di CL, a Roma in
un’intervista, l’obiettivo ribadito da Fornero è modificare la curva
retributiva: Franco Bechis di Libero ha sottolineato la circostanza per
criticarne l’approccio velleitario al più volte decantato “modello
tedesco”, un provvedimento che avrebbe solo un effetto boomerang.
Sostiene Fornero: “Ci sono rigidità per cui la retribuzione cresce
sempre ma non la produttività. Una crescita per la quale i lavoratori
anziani finiscono con il costare troppo a fronte di una produttività
discendente e dunque con l’essere spinti fuori”. Il governo si pone
quindi l’obiettivo di “correggere questo meccanismo e prevedere la possibilità di impiegare i lavoratori anziani senza espellerli dal ciclo produttivo”.
In Germania e soprattutto in Gran Bretagna la curva retributiva in
una carriera lavorativa ha la forma di una U rovesciata: si inizia con
basse retribuzioni, si raggiunge un picco tra i 35 e i 40 anni quando si
è massimamente produttivi, si prosegue con una decurtazione in
corrispondenza dell’avanzare degli anni e del calare della produttività.
In Italia non abbiamo curve: una linea retta inclinata verso l’alto: si
inizia con redditi bassi, i quali crescono in maniera progressiva
all’avanzare dell’età. Un criterio meramente anagrafico, sganciato
dall’effettivo peso del lavoratore, sempre in termini di produttività,
all’interno dell’azienda.
Per Fornero va cambiato sistema, per due motivi, strettamente
intrecciati e proprio perché connessi con la necessità che un lavoratore
resti attivo fino a 66 anni e domani a 70 anni. Primo, incentiva
licenziamenti, anche perché i prepensionamenti dei più anziani lo Stato
non vuole più accollarseli. La spesa sostenuta per retribuire lavoratori
over/qualcosa viene considerata dal datore di lavoro troppo onerosa
costringendolo a fare una scelta: disfarsi del più vecchio, costoso e
meno produttivo a vantaggio del più giovane, che deve pagare meno e
rende di più. Secondo, con la riforma delle pensioni le cose sono
destinate a cambiare. Se vogliamo che si resti di più al lavoro, il
lavoratore deve rassegnarsi a guadagnare di meno per mantenere il posto:
deve per questo, essere avviato alla formazione del personale o altri
ambiti meno coinvolgenti, magari, perché no, part time. Deve accettare
una certa flessibilità, di salario e tempo di lavoro, per evitare la
precarizzazione totale.
Va detto, però, che i motivi della maggiore produttività tedesca non
sono imputabili esclusivamente alla curva retributiva di versa dal
modello lineare italiano. Giocano altri fattori, come una diversa logica
contrattuale, investimenti in tecnologia e qualità che garantiscono la
competitività. Senza contare un dettaglio non da poco: in Italia le
retribuzioni mensili nette sono in media inferiori del 20 per cento a
quelle tedesche, del 20 a quelle britanniche e del 25 a quelle francesi.
Guardando la curva, un lavoratore tedesco a fine carriera guadagna
circa come un italiano all’apice.
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