Continua il momento nero per il trasporto aereo italiano. I sindacati scioperano il 25 febbraio.
Continuità
con la Sardegna, da Milano e da Roma, assicurata fino al 16 aprile come
da accordi poi si vedrà. Passeggeri con biglietti già acquistati,
ricoperti come si dice nel gergo delle compagnie aeree, con l’acquisto
di passaggi sui voli di altri vettori.
E poi, dopo il pagamento di tutti i fornitori e i dipendenti la chiusura affidata a due commissari.
Finisce così la storia di Alisarda, la compagnia aerea inventata dal principe ismailita, Karim Aga Khan nel 1963 e poi, dal 2018, entrata nella zona di influenza di Qatar Airways, che ha provato a rilanciarla senza successo. Così oggi, come si legge nella lettera inviata a tutti i dipendenti al termine dell’assemblea della società, i due azionisti hanno deciso di passare la mano e liquidare in bonis dando a ciascuno ciò che spetta, ma portando lo scompiglio fra sindacati e nelle istituzioni.
“Non è accettabile la decisione di liquidare un’azienda di tali dimensioni senza informare prima il governo e senza valutare seriamente eventuali alternative. Pertanto, mi aspetto che Air Italy sospenda la deliberazione fino all’incontro che possiamo già calendarizzare a partire dalle prossime ore”, attaccata alle spalle dall’annuncio, il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, ha chiesto un incontro a breve, anche per domani, ai dirigenti della compagnia aerea.
Senza però essere riuscita ancora ad ottenerlo e senza essere riuscita ancora a contattare il presidente Roberto Spada e l’amministratore delegato Rossen Dimitrov , spiega il suo entourage. Gli azionisti della società infatti sono già andati avanti e domani come ha fatto sapere il portavoce del ministro all’incontro andranno i due commissari, già nominati, Enrico Laghi e Franco Maurizio Lagro. “La decisione della compagnia Air Italy di liquidare la società è gravissima e comporta ripercussioni sui viaggiatori e sul traffico aereo nel nostro Paese. Il ministero adotterà tutte le misure possibili per garantire i diritti dei passeggeri e i collegamenti fino ad oggi coperti dalla compagnia. Vigileremo inoltre con la massima attenzione sugli impegni presi dalla società dopo l’assemblea dei soci”, ha dichiarato De Micheli. Al piano superiore, poi per il momento, il Palazzo Chigi, che pure a suo tempo fu il responsabile dell’arrivo della compagnia qatariana, si tiene in seconda fila.
Il vero problema è che la scelta della liquidazione mette sul marciapiede circa 2.000 dipendenti, 1.200 diretti e circa 800 dell’indotto, perché la cassa integrazione può essere concessa, ma solo se c’è una azienda in piedi: “con la chiusura della società non scatta, ma c’è solo l’anno che di Naspi (l’indennità per la perdita del lavoro)” spiega Antonio Divietri presidente di Anpac, l’associazione professionale di piloti e assistenti di volo. In più i dipendenti di Air Italy, senza un intervento del governo sul finanziamento del Fondo volo, che integra le indennità di piloti, hostess e steward “questi lavoratori avranno un trattamento molto penalizzante”.
I sindacati chiedono da tempo che il governo riporti al Fondo per il sostegno al reddito del settore, togliendolo all’Inps, di parte del finanziamento pagato dai passeggeri con il sovraprezzo di 3 euro su ogni biglietto staccato. Ma il governo fino ad ora ha nicchiato. Per ultimo il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli, ha spiegato che in quella cassa ci sono ancora 200 milioni. Ma senza quei soldi dicono oggi i sindacalisti è difficile fare fronte alle necessità del personale di Air Italy.
Che Air Italy, presentata in pompa magna all’inizio del 2018 non avesse sfondato lo si era capito con il tempo quando i mirabolanti piani di acquisto di aeroplani, fino a 50, venivano ripetutamente disattesi anche se i due soci non hanno certo lesinato i fondi all’azienda sia pure per ripianare le perdite. Ma alla fine gli oltre 400 milioni di perdite in due anni devono essere sembrati abbastanza anche ai due soci multimiliardari come la compagna di bandiera del Qatar e il fondo che gestisce il patrimonio del principe degli ismailiti.
“Tutta colpa dei costi crescenti e del calo dei passeggeri e di un contesto difficile se non quasi impossibile per il settore aereo”, solo nel 2019 sono saltate 19 compagnie aeree in giro per il mondo, “ma ci deve essere stata anche la sottovalutazione dei potenziali concorrenti americani” secondo una fonte del settore. Come si legge nel bilancio della società a ridurre l’efficienza della compagnia ci hanno pensato il costo crescente del carburante, poi la messa a terra di due 737 Max, che da sola ha inflitto 20 milioni di perdite nel 2019, e il trascinarsi di costi storici. Ma soprattutto il fronte del no americano.
Fra gli obiettivi non detti di Qatar Airways, al momento dell’acquisto della compagnia italiana, c’era quella di utilizzare le sue basi come tappe intermedie dei propri voli in partenza verso l’America. Tanto e vero che con il tempo il personale è stato riposizionato a Malpensa in vista dello sviluppo di questa attività. Lo scalo tecnico, con salita e discesa dei passeggeri, noto con il termine di quinta libertà, è consentito dalle regole dell’aviazione mondiale. Ma secondo il numero uno di Delta, Ed Bastian, lo stato del Qatar ha sottoscritto un accordo con gli Usa promettendo di non usare il codicillo della quinta libertà per volare nel continente americano. Ma poi avrebbe tentato di aggirarlo usando come testa di ponte Air Italy. Di qui la campagna politica orchestrata dalle principali compagnie Usa, per tutto il 2019, coinvolgendo i parlamentari americani che deve aver fatto cambiare idea ai manager del Golfo. Un allarme forse esagerato, visti il numero dei passeggeri di accreditati per Air Italy, 10 milioni nel 2022 se tutto fosse andato secondo i piani. Ma è anche vero che il manager americano ha ancora in piedi la trattativa per l’acquisto di una quota in Alitalia e ragionevolmente deve aver pensato che in un mercato complesso come quello italiano meno si è meglio si sta.
E poi, dopo il pagamento di tutti i fornitori e i dipendenti la chiusura affidata a due commissari.
Finisce così la storia di Alisarda, la compagnia aerea inventata dal principe ismailita, Karim Aga Khan nel 1963 e poi, dal 2018, entrata nella zona di influenza di Qatar Airways, che ha provato a rilanciarla senza successo. Così oggi, come si legge nella lettera inviata a tutti i dipendenti al termine dell’assemblea della società, i due azionisti hanno deciso di passare la mano e liquidare in bonis dando a ciascuno ciò che spetta, ma portando lo scompiglio fra sindacati e nelle istituzioni.
“Non è accettabile la decisione di liquidare un’azienda di tali dimensioni senza informare prima il governo e senza valutare seriamente eventuali alternative. Pertanto, mi aspetto che Air Italy sospenda la deliberazione fino all’incontro che possiamo già calendarizzare a partire dalle prossime ore”, attaccata alle spalle dall’annuncio, il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, ha chiesto un incontro a breve, anche per domani, ai dirigenti della compagnia aerea.
Senza però essere riuscita ancora ad ottenerlo e senza essere riuscita ancora a contattare il presidente Roberto Spada e l’amministratore delegato Rossen Dimitrov , spiega il suo entourage. Gli azionisti della società infatti sono già andati avanti e domani come ha fatto sapere il portavoce del ministro all’incontro andranno i due commissari, già nominati, Enrico Laghi e Franco Maurizio Lagro. “La decisione della compagnia Air Italy di liquidare la società è gravissima e comporta ripercussioni sui viaggiatori e sul traffico aereo nel nostro Paese. Il ministero adotterà tutte le misure possibili per garantire i diritti dei passeggeri e i collegamenti fino ad oggi coperti dalla compagnia. Vigileremo inoltre con la massima attenzione sugli impegni presi dalla società dopo l’assemblea dei soci”, ha dichiarato De Micheli. Al piano superiore, poi per il momento, il Palazzo Chigi, che pure a suo tempo fu il responsabile dell’arrivo della compagnia qatariana, si tiene in seconda fila.
Il vero problema è che la scelta della liquidazione mette sul marciapiede circa 2.000 dipendenti, 1.200 diretti e circa 800 dell’indotto, perché la cassa integrazione può essere concessa, ma solo se c’è una azienda in piedi: “con la chiusura della società non scatta, ma c’è solo l’anno che di Naspi (l’indennità per la perdita del lavoro)” spiega Antonio Divietri presidente di Anpac, l’associazione professionale di piloti e assistenti di volo. In più i dipendenti di Air Italy, senza un intervento del governo sul finanziamento del Fondo volo, che integra le indennità di piloti, hostess e steward “questi lavoratori avranno un trattamento molto penalizzante”.
I sindacati chiedono da tempo che il governo riporti al Fondo per il sostegno al reddito del settore, togliendolo all’Inps, di parte del finanziamento pagato dai passeggeri con il sovraprezzo di 3 euro su ogni biglietto staccato. Ma il governo fino ad ora ha nicchiato. Per ultimo il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli, ha spiegato che in quella cassa ci sono ancora 200 milioni. Ma senza quei soldi dicono oggi i sindacalisti è difficile fare fronte alle necessità del personale di Air Italy.
Che Air Italy, presentata in pompa magna all’inizio del 2018 non avesse sfondato lo si era capito con il tempo quando i mirabolanti piani di acquisto di aeroplani, fino a 50, venivano ripetutamente disattesi anche se i due soci non hanno certo lesinato i fondi all’azienda sia pure per ripianare le perdite. Ma alla fine gli oltre 400 milioni di perdite in due anni devono essere sembrati abbastanza anche ai due soci multimiliardari come la compagna di bandiera del Qatar e il fondo che gestisce il patrimonio del principe degli ismailiti.
“Tutta colpa dei costi crescenti e del calo dei passeggeri e di un contesto difficile se non quasi impossibile per il settore aereo”, solo nel 2019 sono saltate 19 compagnie aeree in giro per il mondo, “ma ci deve essere stata anche la sottovalutazione dei potenziali concorrenti americani” secondo una fonte del settore. Come si legge nel bilancio della società a ridurre l’efficienza della compagnia ci hanno pensato il costo crescente del carburante, poi la messa a terra di due 737 Max, che da sola ha inflitto 20 milioni di perdite nel 2019, e il trascinarsi di costi storici. Ma soprattutto il fronte del no americano.
Fra gli obiettivi non detti di Qatar Airways, al momento dell’acquisto della compagnia italiana, c’era quella di utilizzare le sue basi come tappe intermedie dei propri voli in partenza verso l’America. Tanto e vero che con il tempo il personale è stato riposizionato a Malpensa in vista dello sviluppo di questa attività. Lo scalo tecnico, con salita e discesa dei passeggeri, noto con il termine di quinta libertà, è consentito dalle regole dell’aviazione mondiale. Ma secondo il numero uno di Delta, Ed Bastian, lo stato del Qatar ha sottoscritto un accordo con gli Usa promettendo di non usare il codicillo della quinta libertà per volare nel continente americano. Ma poi avrebbe tentato di aggirarlo usando come testa di ponte Air Italy. Di qui la campagna politica orchestrata dalle principali compagnie Usa, per tutto il 2019, coinvolgendo i parlamentari americani che deve aver fatto cambiare idea ai manager del Golfo. Un allarme forse esagerato, visti il numero dei passeggeri di accreditati per Air Italy, 10 milioni nel 2022 se tutto fosse andato secondo i piani. Ma è anche vero che il manager americano ha ancora in piedi la trattativa per l’acquisto di una quota in Alitalia e ragionevolmente deve aver pensato che in un mercato complesso come quello italiano meno si è meglio si sta.
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