(pressreader.com) – di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano – Breve dizionarietto per orientarsi nella jungla dell’epidemia.
Coronavirus. Vasta famiglia di virus noti dagli anni 60 per infettare uomini e animali con raffreddori o malattie respiratorie più gravi, cui appartiene anche l’ultima versione “Covid-19”. Nome derivante dalla forma a corona e non dai danni paragonabili a quelli fatti da Fabrizio Corona in carcere e fuori o da Mauro Corona in televisione.
Paziente zero. É il primo, misterioso soggetto infetto che ha portato il coronavirus in Italia, innescando i contagi a catena dalla Lombardia al Veneto eccetera. È molto più ricercato di Matteo Messina Denaro, ma un po’ meno difficile da trovare di un elettore di Italia Viva.
Impaziente Zero. Gli esperti l’hanno già individuato, ma per ora ne comunicano solo il nome (Matteo) e la professione (senatore), senza sciogliere la riserva sul cognome perché stanno testando ben due potenziali candidati che presentano sintomi analoghi, tipici di quando l’insuccesso dà alla testa: mitomania molesta, logorrea patologica, mania di protagonismo, ansia di presenzialismo, smania di rovesciare un premier più bravo di loro per mandare al governo almeno due soggetti infinitamente peggiori di lui, cioè se stessi.
Governissimo. Non potendo, date le circostanze, sfidare il ridicolo col classico “governo di salute pubblica”, i due Impazienti Zero lo usano per nobilitare il loro inciucio volto a placare il Poltronavirus e a frustrare il legittimo sollievo di molti italiani per non avere il Matteo maior al governo in un momento come questo (già bastandovi la presenza del Matteo minor).
Autonomia differenziata. Bizzarra teoria politica che chiede più poteri alle regioni, molto in voga da destra a sinistra finché non si è visto di cosa sono capaci le regioni già con i poteri attuali. Ovvero: il sonno della regione genera mostri.
Immunodeficiente. Termine da sempre usato per indicare un soggetto privo o carente di anticorpi. Ora però, dopo il video ovviamente “virale” del governatore leghista lombardo Attilio Fontana che entra in quarantena in diretta Facebook e indossa la mascherina (fra l’altro, sbagliata) pur essendo negativo al test del tampone, per giunta dopo aver dato del “cialtrone” al premier Conte che osava denunciare una falla nell’infallibile sistema sanitario lombardo, il significato potrebbe allargarsi a significati più atecnici.
Sanità lombarda. Meccanismo efficientissimo e incriticabile, in quanto perfettamente funzionante e oliato, come dimostrano i 6,6 milioni di tangenti intascati da Formigoni e la sua condanna a 5 anni e 10 mesi.
Ma soprattutto la sua scarcerazione dopo 5 mesi col plauso della Consulta.
Tamponamento. Incidente stradale fra due o più auto in fila. Ma ora anche test sul coronavirus, grazie all’assessore forzista lombardo Giulio Gallera, forse convinto che il tampone si applichi al mento. Vedi anche alla voce “Immunodeficiente”.
Contagio. Trasmissione del virus da un individuo all’altro per contatto diretto o indiretto. Tipo quando Peter Sellers, in Hollywood Party, infila la mano nel vassoio del caviale e poi corre a lavarsela, ma nel tragitto stringe e incaviala quelle di chiunque incontri; poi, quando finalmente l’ha lavata, reincontra tutti quelli che aveva appena incavialato, che lo reincavialano a propria volta. Ogni riferimento all’assistente infetta di Fontana che incontra Fontana, che incontra Speranza e Salvini, che a sua volta incontra Mattarella è puramente casuale.
Amuchina. Sostanza igienizzante ritenuta più taumaturgica dell’acqua santa e dunque oggetto di corse agli accaparramenti e conseguenti rincari fino a raggiungere prezzi da ambrosia. Nota anche perché Luigi Di Maio, non contento di dire “vàirus”, la ritiene una crasi di Amu e China (pronuncia “ciàina”) e la chiama “amuciàina”.
Caldo. Tutti lo attendono perché, dicono, farà calare l’epidemia. Ma non tutti i virus vengono per cuocere. In ogni caso, ce ne laviamo le mani.
Basta allarmismi. Ora lo dice persino Libero, che solo due giorni fa annunciava “Prove tecniche di strage” e ora denuncia sdegnato: “Virus, ora si esagera”. L’effetto, purtroppo, è opposto a quello sperato: se uno come Feltri minimizza, allora c’è davvero da preoccuparsi.
Peste. Termine evocato per sottrazione da chi, incluso il prof. Burioni, intende rassicurare la popolazione sul fatto che il coronavirus non è la peste. La tecnica ha funzionato finché il prof. Burioni non ha lanciato su Amazon il suo nuovo libro dal titolo “Virus, la grande sfida: dal Coronavirus alla peste” e non viceversa. Come dire che la peste (che fra l’altro viene da un batterio e non da un virus, ma fa niente) è dietro l’angolo. Seguiranno il colera e la lebbra.
Turismo. Se ce n’è tanto, è troppo e “uccide Roma e Venezia”. Se cala, è troppo poco e “uccide Roma e Venezia”. Urge numero preciso dei turisti che sarebbero perfetti per Roma e Venezia, please.
Promessi Sposi. Celeberrimo romanzo di Alessandro Manzoni, evocato da chi ha fatto le scuole alte a proposito della psicosi da coronavirus insieme al Decameron di Boccaccio, a La peste di Camus e a Cecità di Saramago. E con grande pertinenza, vista la presenza anche oggi del Conte (zio: “sopire, troncare…”), dell’Innominato, dei polli di Renzi, di don Rodrigo col Griso Giorgetti (“Questo inciucio s’ha da fare”), di Lucia Mattarella (“Non sono io che ho cercato guai, ma sono i guai che hanno cercato me”), di vari don Abbondio (tutto il Pd), dei gran cancellieri Ferrer (i governatori e le loro inutili gride manzoniane), col contorno di untori, monatti, bravi, nibbi, perpetue, monache di Lodi e Casalpusterlengo.
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