Carissim*,
Il 25 febbraio è previsto il definitivo distacco delle utenze, ed è solo l’ultimo colpo inferto di una lunga serie.
Da dicembre a oggi tutte le donne che animano la casa di via Lucio Sestio, sia le ospiti sia le operatrici, hanno vissuto un vero e proprio inferno, che ha confermato il primato del “rispetto delle procedure” e dei profitti sulle vite umane.
La giunta capitolina, nonostante i tentativi interlocutori della Regione, ha continuato a perseguire l’obiettivo di cancellare Lucha, smembrandone la comunità, con la minaccia del distacco delle utenze, di volta in volta rinviata per brevissimi periodi, imponendo l’uscita delle 14 ospiti e degli 8 minori senza alcuna considerazione per i singoli progetti di autonomia avviati nel corso di questi anni. Inoltre senza alcun rispetto per la vita e la dignità delle donne in fuoriuscita, del lavoro decennale svolto gratuitamente per sopperire carenze che il pubblico continua a non soddisfare, arrivando, venerdì 21 febbraio, a non presentarsi nel giorno stabilito per la consegna delle chiavi di due stanze messe a disposizione.
La Sindaca, l’assessora Mammì e la delegata Fruci rispondono così a chi la violenza l’ha già vissuta per mano di uomini maltrattanti, sradicando le esistenze a fatica riconquistate e ricostruite.
Chi dovrebbe gestire le politiche sociali di Roma preferisce, in totale accordo con Atac, di far ricadere anni di mala gestione e sperperi dell’azienda del trasporto pubblico sul corpo delle donne.
Davvero ci immaginiamo di affidare a tali persone le politiche sociali di Roma?
Oppure si è forse pensato che la presa di posizione della Regione Lazio sulla vicenda di Lucha Y Siesta sarebbe bastata per salvarne la totalità dell’esperienza?
O che forse l’istituzione regionale potesse incidere sull’amministrazione capitolina? O che la politica stesse riacquisendo la capacità di governare la burocrazia e non farsi governare da essa? Mere illusioni.
Tutto ciò ha il sapore dell’approssimazione e dell’incapacità, diventate accanimento.
Ci verrebbe da pensare che un tale accanirsi derivi dal possibile profitto personale che qualcuno possa trarre dalla vendita dell’immobile.
E che chi governa Roma stia facendo tabula rasa dell’eredità tramandata e rinnovata delle lotte femministe che, paradosso dei paradossi, ci permettono oggi di avere una Sindaca donna. Così in una città dilaniata da criminalità organizzata, appetiti speculativi, soffocata dai miasmi dell’immondizia, con centrali di spaccio a cielo aperto, culturalmente e socialmente oramai ombra di sé stessa, Raggi e giunta mostrano solerzia solo nel garantire la corretta procedura che porterà l’immobile di via Lucio Sestio all’asta prevista per il 7 aprile, quasi fosse un problema della città, avere un presidio funzionante per la salvezza di donne e minori che produce cultura e contrasto alle violenze di genere.
Ma il 25 febbraio nel giorno del distacco, noi continueremo a fare luce, invitando tutta la nostra comunità ad un presidio permanente durante la giornata e a una grande assemblea pubblica alle ore 17, perché, cara Sindaca, la
Casa delle Donne Lucha y Siesta non si fermerà. Diamo Lucha alla città!