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Mi
rivolgo ai miei 25 lettori. Sappiamo tutti che l’Italia ha ben altre e
più alte preoccupazioni ma un pensiero voglio dedicarlo a un noto
personaggio politico che da tempo bazzica all’interno e nei pressi della
mia comunità. Prima di parlare di lui leggete il breve ritratto di un
altro personaggio politico nazionale, dal profilo simile, scritto da una
brava giornalista, Daniela Ranieri: “Propensione narcisistica a vedere
il mondo come un’arena nella quale esercitare potere e ricercare la
gloria personale; zelo messianico e convinzione di essere chiamati a
grandi azioni; istrionismo; disprezzo degli avversari e di chi lavora
secondo prassi consolidate; eccessiva autostima sconfinante col senso di
onnipotenza; perdita del senso della realtà e isolamento; tendenza a
parlare di sé in terza persona; irrequietezza, incoscienza,
impulsività”. A chi vi fa pensare? Presumo molti di voi hanno compreso
benissimo a chi si riferisce la giornalista, ma tornando al nostro
personaggio, aggiungiamoci pure una libbra di tracotanza, eccesso,
superbia, orgoglio o prevaricazione, più una smisurata ambizione, che
non guasta mai, già accertata ai tempi in cui gli riuscì di mettersi a
capo della propria comunità avendo vinto solo le elezioni. È inutile
fare. Nomi, i miei 25 lettori sanno bene di chi parlo. D’altronde non si
sta svelando il terzo segreto di Fatima se aggiungiamo che il soggetto
in questione non ha alcuna visione politica: è sé stesso la sua visione
politica. Dando per scontato che il soggetto politico non è un virus e
non agisce sulla base di secondi fini e che non abbia bisogno di
stipendi (come s’è premurato di informarci qualche lustro fa), allora
deve esserci un impulso interiore che lo sospinge sempre verso il centro
della scena. E come si può definire questo segnale – che alcuni esperti
chiamano disturbo della personalità -, se non in una parola che ne
riassuma la teoria, la prassi e lo stile, se non Narciso?
Il Nostro è un
Narciso, che si muove da Narciso, si veste da Narciso, parla da
Narciso, pensa da Narciso. È Narciso per statuto mitologico e movenze;
ha una sua camminata, un suo modo di fare, un misto di imperizia e
spavalderia. Dopo quasi un decennio di nebbia qualcuno parla sui social
finalmente nel suo caso di delirio narcisistico; e narcisismo è, è
l’adorazione di sé. Egli si sente adorato dal popolo di cui voleva
essere guida illuminata, una specie di condottiero-principe
rinascimentale. Insieme ai soliti 4 o 5 adepti, è convinto di conservare
ancora un consenso stratosferico da sbattere in faccia a chi non ha
apprezzato la sua reggenza salvifica. È una proiezione egotica, la
stessa che gli impedisce oggi di guardare in faccia la realtà. Non gli è
mai importato nulla della propria comunità (stanti le note vicende
ferroviarie). Gli importa di finire nei trend topic del giorno, incutere
timore per le sue mosse imprevedibili, tenere sotto scacco la comunità
“traditrice”. In queste ore qualcuno sui social invoca Platone e la
verità. No, la vera tendenza del nostro personaggio è da ricercare
nell’”impulso di Erostrato”, quell’Erostrato di Efeso che appiccò il
fuoco al tempio di Artemide solo per il desiderio di passare alla
storia. In questi anni, in modo scaltro, il Narciso ha portato alla sua
comunità lo storytelling fondato sulla “bellezza”, un dispositivo
mutuato dal marketing con cui si crea consenso offrendo una versione
persuasiva, seduttiva e falsa della realtà; per molti iniziati è stato
lo sbloccatore, quello che non si fa fermare dalle minoranze e dai
“ricatti dei rompicoglioni”. A dire dei quattro inservienti che gli
danno ancora retta, sta alla vecchia e stantia politica strapaesana come
la telefonia mobile sta a quella fissa. Di certo – aggiungo io – dalla
vecchia politica ha avuto a disposizione un contratto che può parlare
senza limiti.
Non sono un esperto della materia, motivo per cui non mi azzardo a
fare diagnosi, ma è evidente che la dimensione psicologica di chi
parliamo, travalica quella politica. Oggi, purtroppo per lui e dopo le
magre figure degli ultimi giorni, il Narciso è solo intriso di rancore.
Lo abbiamo visto all’opera in queste anni. Lo abbiamo conosciuto come
persona. Lo abbiamo osservato come politico. E ne abbiamo tratto le
conclusioni. Conclusioni che non fanno altro che confermare la corretta
opinione che molti suoi concittadini si son fatti di lui. Punto e a
capo.
Raffaele Pengue
Ass. Noi Cittadini per Il Sud
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