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di Davide Gionco
Il filosofo britannico Bertrand Russell (1872-1970) pubblicò
nel 1912 un divertente racconto sul “tacchino induttivista”, al fine di
dimostrare l’errore logico commesso da molti di elaborare delle teorie
solo sulla base delle esperienze vissute (dicesi “empirismo”).
L’errore è quello di pensare che se una certa sequenza di fatti si
ripete per un numero di volte sufficiente a convincerci, questo ci
porterà a credere che “certamente” la stessa sequenza si ripeterà.
Questo senza esserci posti l’interrogativo di comprendere quali sono le
vere cause che portano a quegli effetti.
Storia del tacchino induttivista
«Fin dal primo giorno questo tacchino osservò che,
nell’allevamento in cui era stato portato, gli veniva dato il cibo alle 9
del mattino. E da buon induttivista non fu precipitoso nel trarre
conclusioni dalle sue osservazioni e ne eseguì altre in una vasta gamma
di circostanze: di mercoledì e di giovedì, nei giorni caldi e nei giorni
freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole.
Così arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione
osservativa in condizioni più disparate. Finché la sua coscienza
induttivista non fu soddisfatta ed elaborò un’inferenza induttiva come
questa: “Mi danno il cibo alle 9 del mattino“.
Questa concezione si rivelò incontestabilmente falsa alla vigilia di Natale, quando, invece di venir nutrito, fu sgozzato.»
Cosa abbiamo da imparare
L’errore del tacchino era quello di non chiedersi il motivo per cui
gli veniva dato da mangiare ogni giorno, pur essendo vero che il
fenomeno si ripeteva regolarmente, ogni giorno, alle 9 del mattino.
Se avesse compreso perché gli davano da mangiare, avrebbe capito che il
fenomeno non si sarebbe ripetuto “per sempre”, ma che avrebbe avuto una
conclusione inevitabile e molto diversa.
Molto spesso capita anche a noi di ragionare per logica induttiva:
osserviamo un fenomeno, formuliamo una ipotesi logica, constatiamo che
viene a più riprese verificata e concludiamo che l’ipotesi è veritiera.
Questo metodo porta a far nascere in noi un pregiudizio mentale per cui
quella formulazione diventa vera ed esclude tutte le altre.
Dimenticandoci che anche altre teorie potrebbero essere verificate dagli
stessi fatti.
Ad esempio l’ipotesi corretta nel caso del tacchino era: “Mi daranno cibo ogni giorno alle 9 fino alla vigilia di Natale, dopo di che finirò in forno“. Ed anche questa ipotesi, come quella poi rivelatasi falsa, era verificata dai fatti.
Per comprendere se le ipotesi che facciamo o se quanto ci raccontano
sul “perché” di certi fenomeni è vero e fondato, quindi, non ci possiamo
limitare a guardare se è verificato dai fatti e ad accettare la
“dimostrazione empirica” che ci viene proposta.
Solo un approccio razionale e critico alla questione, consapevoli del
fatto che potrebbero esistere altre spiegazioni del fenomeno, ci può
portare a cercare altri criteri di comprensione, informandoci in modo
più approfondito, cercando di comprendere le finalità ultime di chi ci
propone una certa lettura della realtà dei fatti e sapendo mettere in
discussione un possibile approccio superficiale che non tiene conto di
altri fattori.
Il tacchino induttivista e l’economia
Da anni ci raccontano che il governo deve aumentare le tasse o tagliare la spesa pubblica “perché abbiamo un debito troppo alto” o “perché abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità“.
Da anni ci dicono che molti italiani sono rimasti senza lavoro “perché hanno perso competitività“.
Il fatto che effettivamente queste giustificazioni potrebbero essere
vere, non significa automaticamente che le ragioni possano essere
altre per aumentare le tasse, per tagliare la spesa pubblica e per
causare la perdita dei posti di lavoro.
Ad esempio:
1) Il governo deve aumentare le tasse per garantire i pagamenti agli
investitori finanziari internazionali che hanno acquistato i nostri
titoli di stato (ovvero: si pagano soldi ai ricchi investitori,
aumentando le tasse su famiglie ed imprese italiane, portandole
all’impoverimento ed al fallimento). In sostanza: il tacchino ala
Vigilia di Natale siamo noi!
2) Il governo deve tagliare la spesa pubblica in modo da avanzare più
soldi dall’incasso fiscale, sempre per assicurare i pagamenti agli
investitori finanziari di cui sopra.
3) Molti italiani sono rimasti senza lavoro in quanto lo Stato da molti
anni ha ridotto fortemente le assunzioni nel settore pubblico, in quanto
molte imprese nel settore privato sono fallite a causa del calo di
commesse pubbliche o a causa dell’eccessivo aumento di tasse. In
entrambi i casi a motivo degli aumenti di tasse e dei tagli alla spesa
pubblica di cui sopra.
Altre imprese si sono invece delocalizzate, chiudendo gli stabilimenti
in Italia per trasferirsi in paesi dove il lavoro costa di meno, il
tutto grazie ai vari trattati internazionali del libero commercio. Anche
questo è un motivo della perdita di posti di lavoro in Italia.
Sono vere le affermazioni degli “esperti economisti” che parlano in TV o quelle riportate qui sopra?
Tutte le ipotesi sembrano essere verificate dalla realtà.
Per capire chi ha ragione e chi ha torto è necessario andare un po’ più a fondo.
Se volete capire le ragioni della crisi economica, leggete i nostri
articoli, dove argomentiamo spiegano ciò che è vero e ciò che è falso.
Se non vogliamo fare la fine del tacchino a Natale, è meglio che ci informiamo.
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