A
me sembra davvero tutto uno scherzo. Un pessimo scherzo. E non parlo
tanto del Coronavirus, quanto di buona parte della cosiddetta
“informazione”.
infosannio.wordpress.com (Andrea Scanzi)
Sembra (sembra?) che la gara sia a chi terrorizza di
più. Prima dicono “tutti tranquilli”, poi partono con i titoli urlati e i
servizi “col gusto della lacrima in primo piano” (cit). Dirette di
sedici ore con città abbandonate, reggi-microfono vestiti come la maga
Circe e un senso generalizzato da “l’Apocalisse è giunta, redimetevi e
crepate.
Possibilmente filmandovi con lo smartphone prima di esalare
l’ultimo respiro, così vi trasmetteremo in prima serata”.
Una roba
oscena, che ha avuto come unico effetto quello di farci augurare la
morte a chiunque osi starnutisci accanto, convinti che con quell'”etciù”
ci abbia appena aperto le porte dell’Ade.
Roba da matti. Se ci fate
caso, in certi talk (non tutti, per carità) fanno a gara a zittire
l’esperto che prova a calmare gli animi sciorinando i dati.
Se dispensi
calma sei un cretino e non fai share: occorre terrorizzare tutti,
altrimenti il gioco non funziona. Che smisurata tristezza estetica,
deontologica e morale. Facciamo davvero vomitare le palle.
Nessuno, tranne gli addetti ai lavori, è esperto del Coronavirus. Men
che meno io. L’unica cosa da fare è leggere e informarsi bene. Se lo si
fa, ed io ci ho provato, si scoprono due scenari.
Scenario 1) Se anche solo la metà delle cose che certi programmi e certi “giornali” ci dicono sono vere, moriremo tutti nel giro di due/tre mesi. In questo caso, evitate di spendere 120 euro su Amazon per un flaconcino di Amuchina che di solito costa 2.50: non vi servirà a una sega. La Terra sopravvivrà e anzi starà molto meglio senza di noi: i cani prenderanno il potere, i maiali andranno in Parlamento (più di adesso) e le pecore beleranno ancora (sì, sto citando Animals dei Pink Floyd). Se moriremo tutti alla svelta, nel frattempo godetevela. Scopate chi vi pare, se consenziente s’intende. Viaggiate. Spendete tutto. Dite “ti amo” alla donna per cui morireste (e morirete). E fate passare ai vostri figli dei giorni indimenticabili. Meritavano di meglio, ma la vita è così. Lo è sempre stata.
Scenario 2) Se invece quel che dicono gli esperti è vero, il coronavirus si estenderà ovunque com’è naturale che sia. Chiudersi in casa non servirà a molto, non andare a teatro servirà solo a renderci ancora più fobici e posticipare le partite dell’Inter avrà l’unico effetto di ritardare la vittoria aritmetica dello scudetto nerazzurro. I voli da Wuhan per Roma e Milano ci sono stati fino al 31 gennaio e il paziente zero non si troverà o si troverà tardi, quindi ciao core: il virus è già ovunque.
Piccolo particolare: il coronavirus non è un tumore maligno che si moltiplica tramite contatto, o il “virus Chimera” di Mission Impossible che si propaga e ammazza tutti: è un’INFLUENZA.
E tutti, ogni stagione, l’abbiamo presa. Il coronavirus è un virus come altri, solo che è più stronzo e mediaticamente ha avuto più appeal di altri. L’influenza suina del 2009, per dire, era (a oggi) molto più mortale.
Ma ci piaceva di meno, forse per via del nome più truzzo e meno esotico. I dati (a oggi) dicono che nel 95% i pazienti guariscono senza problemi dal Coronavirus. A Wuhan, dove il focolaio è stato massimo, la mortalità è stata del 5%: tanta, ma 5% non è 100%. E nel resto della Cina, a oggi, la mortalità scende allo 0.1-0.3%. Guidare in autostrada, per dire, è molto più pericoloso. Il virus diventa particolarmente subdolo in soggetti molto anziani o comunque in persone con difese immunitarie basse e/o problemi progressi.
In Cina sono stati poi travolti dallo stupore (per via di un potere abietto che ha celato a lungo la realtà). In Italia siamo molto più preparati, e quando vogliamo abbiamo un’eccellenza sanitaria autentica: non denigriamoci sempre a prescindere.
Sto dicendo che il rischio non c’è? No: certo che c’è.
Ascoltiamo con estrema attenzione i consigli di chi (davvero) ne sa e mettiamoli in pratica. Ma cerchiamo anche di raccontare il Coronavirus per quello che (oggi) è. Altrimenti sarà il delirio.
Oltretutto, in questo gran casino di paura e mistero, una cosa buona c’è: nessuno parla più delle beghe da cortile di Renzi, e lo sciacallaggio di quell’altro cazzaro (e dei suoi giannizzeri), che lucra politicamente persino sulle malattie, risulta ancora più schifoso.
Il cervello umano è così: vive di priorità e, quando si trova costretto ad affrontare un Grande Problema, tutto il resto diventa niente. Soprattutto se, niente, lo era già.
P.S. Nella foto, l’Italia oggi secondo la sobria narrazione di molti programmi e giornali.
Scenario 1) Se anche solo la metà delle cose che certi programmi e certi “giornali” ci dicono sono vere, moriremo tutti nel giro di due/tre mesi. In questo caso, evitate di spendere 120 euro su Amazon per un flaconcino di Amuchina che di solito costa 2.50: non vi servirà a una sega. La Terra sopravvivrà e anzi starà molto meglio senza di noi: i cani prenderanno il potere, i maiali andranno in Parlamento (più di adesso) e le pecore beleranno ancora (sì, sto citando Animals dei Pink Floyd). Se moriremo tutti alla svelta, nel frattempo godetevela. Scopate chi vi pare, se consenziente s’intende. Viaggiate. Spendete tutto. Dite “ti amo” alla donna per cui morireste (e morirete). E fate passare ai vostri figli dei giorni indimenticabili. Meritavano di meglio, ma la vita è così. Lo è sempre stata.
Scenario 2) Se invece quel che dicono gli esperti è vero, il coronavirus si estenderà ovunque com’è naturale che sia. Chiudersi in casa non servirà a molto, non andare a teatro servirà solo a renderci ancora più fobici e posticipare le partite dell’Inter avrà l’unico effetto di ritardare la vittoria aritmetica dello scudetto nerazzurro. I voli da Wuhan per Roma e Milano ci sono stati fino al 31 gennaio e il paziente zero non si troverà o si troverà tardi, quindi ciao core: il virus è già ovunque.
Piccolo particolare: il coronavirus non è un tumore maligno che si moltiplica tramite contatto, o il “virus Chimera” di Mission Impossible che si propaga e ammazza tutti: è un’INFLUENZA.
E tutti, ogni stagione, l’abbiamo presa. Il coronavirus è un virus come altri, solo che è più stronzo e mediaticamente ha avuto più appeal di altri. L’influenza suina del 2009, per dire, era (a oggi) molto più mortale.
Ma ci piaceva di meno, forse per via del nome più truzzo e meno esotico. I dati (a oggi) dicono che nel 95% i pazienti guariscono senza problemi dal Coronavirus. A Wuhan, dove il focolaio è stato massimo, la mortalità è stata del 5%: tanta, ma 5% non è 100%. E nel resto della Cina, a oggi, la mortalità scende allo 0.1-0.3%. Guidare in autostrada, per dire, è molto più pericoloso. Il virus diventa particolarmente subdolo in soggetti molto anziani o comunque in persone con difese immunitarie basse e/o problemi progressi.
In Cina sono stati poi travolti dallo stupore (per via di un potere abietto che ha celato a lungo la realtà). In Italia siamo molto più preparati, e quando vogliamo abbiamo un’eccellenza sanitaria autentica: non denigriamoci sempre a prescindere.
Sto dicendo che il rischio non c’è? No: certo che c’è.
Ascoltiamo con estrema attenzione i consigli di chi (davvero) ne sa e mettiamoli in pratica. Ma cerchiamo anche di raccontare il Coronavirus per quello che (oggi) è. Altrimenti sarà il delirio.
Oltretutto, in questo gran casino di paura e mistero, una cosa buona c’è: nessuno parla più delle beghe da cortile di Renzi, e lo sciacallaggio di quell’altro cazzaro (e dei suoi giannizzeri), che lucra politicamente persino sulle malattie, risulta ancora più schifoso.
Il cervello umano è così: vive di priorità e, quando si trova costretto ad affrontare un Grande Problema, tutto il resto diventa niente. Soprattutto se, niente, lo era già.
P.S. Nella foto, l’Italia oggi secondo la sobria narrazione di molti programmi e giornali.
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