venerdì 28 febbraio 2020

Davvero passiamo dal panico alla minimizzazione?


Che dopo aver contribuito a diffondere il panico ora cambiano radicalmente atteggiamento. 
Così anche il senso dei dati reali cambia.
Ieri la Protezione Civile registrava circa 450 contagi. 
Stasera ne registra 650, 200 in più, l’aumento in numero assoluto più alto da quando è iniziata l’emergenza.
Eppure i mass media sdrammatizzano, affermando che il contagio è in calo e molte autorità politiche già fan capire che lunedì riapre tutto.
Io, come tanti, non sono in grado di giudicare, mi affido agli scienziati, peraltro a volte in disaccordo tra loro. 
Ho presente la Cina, che dopo incertezze e errori iniziali ha fatto un’opera enorme, le cui dimensioni non sono minimamente paragonabili a ciò che capita a noi, e che è stata riconosciuta come decisiva per tutto il pianeta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Ma in Italia il corto circuito tra informazione e un ceto politico indecente ha prodotto una completa schizofrenia dei messaggi. 
Nella prima metà della settimana abbiamo vissuto l’ avvio di una pestilenza; ora, senza che nessun dato reale sia cambiato, stiamo per uscire da una influenza sopravvalutata, che uccide solo vecchi già ammalati.


Esagero? Siamo stati i soli a chiudere i voli dalla Cina e ora ci lamentiamo perché fanno lo stesso con noi. Ci sono i leghisti che vogliono riaprire le scuole, ma chiedono ancora di chiudere le frontiere, dove sull’Appennino? E se le misure del governo sono giuste, perché gli stessi politici di governo ora mandano messaggi opposti su di esse?
Scusate la semplificazione, ma la Cina ha isolato in casa 60 milioni di persone per settimane e continua, noi dopo 4 giorni già vogliamo mettere tutto in discussione? Certo nelle misure italiane ci sono contraddizioni, assurdità e torsioni autoritarie, come la richiesta di non scioperare e di non manifestare, come se la mobilitazione civile diffondesse i virus, mentre fabbriche e uffici aperti no.
Certo la UE come al solito si è rivelata inutile o dannosa proprio quando avrebbe potuto servire davvero.
Però la questione di fondo sulla quale abbiamo il diritto di pretendere chiarezza è semplice e brutale: o le misure erano sbagliate dall’inizio, o è sbagliato toglierle ora che non é cambiato sostanzialmente nulla, visto che nessuno scienziato dice che siamo usciti dall’emergenza.
Siamo il paese dove governo, imprese e sindacati confederali concordano di far funzionare l’Ilva nonostante che faccia ammalare come e peggio di un virus. Ora nel nome del PIL dichiareremo il Coronavirus sconfitto o innocuo?
Ripeto: io non conosco la portata reale della malattia e del suo contagio, ma non voglio che il giudizio su di essa sia determinato dalle supreme leggi della produzione e del mercato. Non voglio che si usi il lavoro favoloso degli addetti alla sanità pubblica per giustificare ancora tagli e privatizzazioni. Non voglio che si dimentichi che le Regioni hanno dato pessima prova e che se c’è un diritto che non può essere frantumato è quello alla salute. Ci vuole la sanità pubblica di stato, altro che autonomia differenziata!
Non possiamo permettere che la crisi epidemica e sociale che abbiamo vissuto sia cancellata dal ritorno del teatrino della solita politica, dove tutti si accusano di non fare le stesse identiche inutili cose. Non possiamo accettare che si passi dal panico alla minimizzazione, senza fatti, senza reale conoscenza, passando da una percezione a quella opposta, mentre tutto riprende ad andare come se nulla fosse successo.
Faremo di tutto per ricordare e ricordarci cosa è successo.

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