La lista ereditata dalla Commissione Juncker contraddice il piano Von der Leyen. Ma a Strasburgo passano lo stesso. No di M5S e Verdi: "Assurdo dare ok perfino al frack prodotto in Usa".
Nonostante
il Green deal, l’Ue non abbandona il gas, fonte di energia fossile che,
stando a quanto prevede il piano di Ursula von der Leyen, dovrebbe
essere bandita insieme al carbone entro il 2050, quando il continente
diventerà il primo a emissioni zero.
O almeno questa è l’intenzione del Green deal. Eppure l’Unione non ha la forza di dire no a vecchi progetti della vecchia Commissione Juncker: oggi l’aula di Strasburgo ha approvato la nuova lista dei cosiddetti ’progetti di interesse comune’, progetti di interconnessione delle infrastrutture del sistema energetico dell’Europa, finanziabili dall’Ue e inseriti in un elenco che viene aggiornato ogni due anni. Contrari Verdi e M5S.
I Sì sono stati 394, i No 241.
È stato un voto molto dibattuto alla vigilia, la questione spacca i gruppi, a partire dai socialisti: il Pd ha votato a favore.
Verdi e M5S hanno provato a presentare una proposta di ‘veto’: non è passata, ma ha riscosso successo in altri gruppi, visto che sulla loro proposta i Sì sono stati 169, ben oltre la somma di Verdi e M5S, che fa 81.
I No sono stati 443, 36 gli astenuti.
Nella nuova lista, uno degli ultimi atti della ex Commissione Juncker, presentata a ottobre dello scorso anno, sono 32 i progetti che riguardano il gas e sono diminuiti rispetto alla lista elaborata due anni fa, fanno notare da Palazzo Berlaymont.
Ma gli ambientalisti contestano anche questa cifra: i progetti che riguardano il trasporto del gas, sarebbero in realtà 55 e la discrepanza sarebbe dovuta al fatto che la Commissione non li conta uno per uno, ma associa alcuni di loro in gruppo.
Per l’Italia, ci sono:
Al di là del numero, che pure è importante, c’è che due di questi progetti, uno a Shannon in Irlanda e uno a Krk in Crozia, serviranno a far arrivare in Europa il gas prodotto dagli Stati Uniti con la tecnica del fracking, contestata dagli ambientalisti e dai maggiori esperti del campo e non usata in Europa, in quanto ritenuta pericolosa.
La settimana scorsa a Bruxelles, l’attore americano Mark Ruffalo ha richiamato l’attenzione proprio su questo punto.
“Sarebbe meglio se, nei 55 progetti europei sulle infrastrutture energetiche europee, non si utilizzasse il ‘frack gas’ dagli Usa”, sono le parole dell’attore simbolo anti-Trump che la scorsa settimana è stato ricevuto al Parlamento europeo dal presidente David Sassoli.
“All’Europa non serve una lotta ipocrita contro i cambiamenti climatici, i nuovi progetti di infrastrutture per il gas, elencati nell’atto delegato della Commissione europea, vanno cancellati da questa lista – commenta l’europarlamento del M5s Ignazio Corrao - Chiediamo che i finanziamenti di progetti di infrastrutture per il gas siano dirottati per progetti legati al rinnovabile e all’elettrico che non producono emissioni di CO2. È assurdo inoltre che si autorizzi l’importazione dagli Stati Uniti del gas prodotto da fratturazione idraulica o fracking”.
“O la Commissione europea riconosce di aver sbagliato, ritira la lista dei progetti di interesse comune e ne propone una nuova con progetti che non alterino il clima, oppure il Green Deal è solo un grande inganno” aggiunge l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Eleonora Evi.
Nel Green deal presentato da von der Leyen si sottolinea la necessità di sviluppare un “settore energia basato sulle fonti rinnovabili, corredato da una rapida eliminazione del carbone e del gas di natura fossile”, che verrebbe sostituito dall’idrogeno, secondo le maggiori associazioni ambientaliste.
La Commissione si riserva di presentare misure specifiche per la metà del 2020. “In parallelo – recita sempre il Green deal - la decarbonizzazione del settore del gas sarà facilitata con un maggiore sostegno allo sviluppo del gas non fossile (idrogeno, ndr.) e attraverso un piano strategico per un mercato competitivo del gas decarbonizzato”. E invece si va avanti con la lista Juncker.
O almeno questa è l’intenzione del Green deal. Eppure l’Unione non ha la forza di dire no a vecchi progetti della vecchia Commissione Juncker: oggi l’aula di Strasburgo ha approvato la nuova lista dei cosiddetti ’progetti di interesse comune’, progetti di interconnessione delle infrastrutture del sistema energetico dell’Europa, finanziabili dall’Ue e inseriti in un elenco che viene aggiornato ogni due anni. Contrari Verdi e M5S.
I Sì sono stati 394, i No 241.
È stato un voto molto dibattuto alla vigilia, la questione spacca i gruppi, a partire dai socialisti: il Pd ha votato a favore.
Verdi e M5S hanno provato a presentare una proposta di ‘veto’: non è passata, ma ha riscosso successo in altri gruppi, visto che sulla loro proposta i Sì sono stati 169, ben oltre la somma di Verdi e M5S, che fa 81.
I No sono stati 443, 36 gli astenuti.
Nella nuova lista, uno degli ultimi atti della ex Commissione Juncker, presentata a ottobre dello scorso anno, sono 32 i progetti che riguardano il gas e sono diminuiti rispetto alla lista elaborata due anni fa, fanno notare da Palazzo Berlaymont.
Ma gli ambientalisti contestano anche questa cifra: i progetti che riguardano il trasporto del gas, sarebbero in realtà 55 e la discrepanza sarebbe dovuta al fatto che la Commissione non li conta uno per uno, ma associa alcuni di loro in gruppo.
Per l’Italia, ci sono:
- il Tap, gasdotto delle polemiche per il trasporto dalla regione del Mar Caspio a San Foca in Puglia;
- Eastmed, che porterà il gas da Cipro al Salento;
- il gasdotto che collegherà Malta a Gela, in Sicilia.
Al di là del numero, che pure è importante, c’è che due di questi progetti, uno a Shannon in Irlanda e uno a Krk in Crozia, serviranno a far arrivare in Europa il gas prodotto dagli Stati Uniti con la tecnica del fracking, contestata dagli ambientalisti e dai maggiori esperti del campo e non usata in Europa, in quanto ritenuta pericolosa.
La settimana scorsa a Bruxelles, l’attore americano Mark Ruffalo ha richiamato l’attenzione proprio su questo punto.
“Sarebbe meglio se, nei 55 progetti europei sulle infrastrutture energetiche europee, non si utilizzasse il ‘frack gas’ dagli Usa”, sono le parole dell’attore simbolo anti-Trump che la scorsa settimana è stato ricevuto al Parlamento europeo dal presidente David Sassoli.
“All’Europa non serve una lotta ipocrita contro i cambiamenti climatici, i nuovi progetti di infrastrutture per il gas, elencati nell’atto delegato della Commissione europea, vanno cancellati da questa lista – commenta l’europarlamento del M5s Ignazio Corrao - Chiediamo che i finanziamenti di progetti di infrastrutture per il gas siano dirottati per progetti legati al rinnovabile e all’elettrico che non producono emissioni di CO2. È assurdo inoltre che si autorizzi l’importazione dagli Stati Uniti del gas prodotto da fratturazione idraulica o fracking”.
“O la Commissione europea riconosce di aver sbagliato, ritira la lista dei progetti di interesse comune e ne propone una nuova con progetti che non alterino il clima, oppure il Green Deal è solo un grande inganno” aggiunge l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Eleonora Evi.
Nel Green deal presentato da von der Leyen si sottolinea la necessità di sviluppare un “settore energia basato sulle fonti rinnovabili, corredato da una rapida eliminazione del carbone e del gas di natura fossile”, che verrebbe sostituito dall’idrogeno, secondo le maggiori associazioni ambientaliste.
La Commissione si riserva di presentare misure specifiche per la metà del 2020. “In parallelo – recita sempre il Green deal - la decarbonizzazione del settore del gas sarà facilitata con un maggiore sostegno allo sviluppo del gas non fossile (idrogeno, ndr.) e attraverso un piano strategico per un mercato competitivo del gas decarbonizzato”. E invece si va avanti con la lista Juncker.
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