farodiroma.it Sante Cavalleri
Come si vede nel video questo è falso: la verità è che sapendo di non avere i voti necessari alla rielezione, il presidente uscente dell’An ha usato Gilberto Sojo (deputato inabilitato) per mettere insieme lo spettacolo prevedibile che lo avrebbe fatto passare da vittima, arrivando a tentare di scavalcare i cancelli (nella foto), mentre i militari lo avevano invitato ad entrare dalla porta. “Nessuno ha impedito a Juan Guaidó di entrare. Non è entrato perché non aveva i voti, quindi è rimasto fuori dal Palazzo del Parlamento. Altri che avevano un mandato di arresto entrarono coraggiosamente. Non rimarremo intrappolati dal passato e Guaidò è il passato”, ha affermato il neo presidente dell’An, Luis Parra.
Secondo il nuovo vicepresidente dell’AN, José Gregorio Noriega, tra gli 81 deputati che hanno votato per la nuova giunta direttiva vi sono 31 deputati dell’opposizione, mentre solo quindici deputati di opposizione, del partito Voluntad Popular, non hanno potuto accedere all’emiciclo.
Secondo Parra, ciò non ha impedito il quorum e nella sessione c’erano sia deputati dell’opposizione che deputati chavisti.
“Guaidò – sottolinea il professor Luciano Vasapollo che ha seguito i lavori attraverso i social media – voleva entrare con 5 parlamentari che avevano perso l’immunità, alcuni dei quali con un mandato di arresto, tutti indagati per il tentativo di colpo di stato del 30 aprile. C’era un ordine di non lasciarli entrare, ma Guaidò ha insistito: o tutti o nessuno.
In realtà all’interno dell’aula c’era già il quorum: 140 deputati erano presenti per il voto e prima che si votasse ne sono entrati altri 10. Dei 150 presenti, 81 deputati, secondo il presidente dell’An eletto, Luis Parra, hanno votato per lui e la nuova giunta direttiva”.
“La verità – commenta Vasapollo – è che negli Stati Uniti è in funzione una centrale che produce a getto continuo fake news sul Venezuela, mentre in realtà nel paese è in atto un dialogo tra governo legittimo e opposizione democratica, che consentirà ai venezuelani di risolvere da soli i loro problemi, ma è fondamentale la presenza di media veritieri che mostrino al mondo lo sfortunato e patetico spettacolo del signor Guaidò nel tentativo di forzare il cordone di sicurezza del Parlamento con l’unico scopo di ottenere un’immagine controversa e accreditare l’idea falsa che gli era stato impedito di entrare”.
In realtà però quella che appare una farsa risibile è stata accreditata come la verità dai media internazionali non per una loro ingenuità ma perchè una possibile caduta del Venezuela rappresenterebbe probabilmente la fine di ogni resistenza all’Impero nel Continente Sudamericano, cioè il trionfo di una strategia iniziata negli anni ’70 con il Piano Condor e alla quale in effetti nessun inquilino della Casa Bianca si è mai sottratto. La partita è quanto mai aperta ma occorre avere la consapevolezza che l’imperialismo nord americano agisce senza esclusione di colpi, come fa anche in Medio Oriente, che rappresenta l’altro scacchiere di questa partita.
Nella sua analisi, Vasapollo, che è professore di economia all’Università La Sapienza di Roma e delegato del rettore per i rapporti con l’America Latina e il Caribe, sottolinea che “la caratteristica principale dell’attuale fase del conflitto imperialistico in America Latina e nel Vicino Oriente, si esprime per il controllo delle catene globali del valore: la separazione tra la produzione dei valori d’uso e la dissoluzione degli spazi fissi di localizzazione del processo produttivo e della configurazione territoriale e sociale ad essi associata (risorse primarie, controllo dei flussi migratori, movimenti di capitali, urbanistica del controllo sociale, educazione con la comunicazione deviante, regime economico – finanziario che soffoca le priorità politico sociali, ecc.), in modo che la creazione e l’appropriazione del plusvalore si articoli in uno spazio globale dove il controllo del capitale del processo lavorativo è molto più sicuro che in regimi spazialmente localizzati”.
“Questo – spiega il docente – non si può applicare alle industrie estrattive, petrolio e litio in primos , che sono soggette a configurazioni territoriali molto rigorose. In questi processi di produzione di valori d’uso della natura, l’articolazione dell’estrazione del plusvalore al capitale globale viene elaborata attraverso forme di neocolonialismo, attraverso l’accesso alla proprietà e al controllo delle risorse e la guerra di dominio politico e subordinazione.
Proprio queste caratteristiche, spiega Vasapollo, “ci permettono di capire cosa significhi realmente l’attuale fase di guerre militari e di guerre economiche per il dominio attraverso l’uso centrale della finanziarizzazione – che è molto diversa dal capitalismo finanziario della fase dei monopoli. Ora non si tratta solo del controllo del capitale produttivo e monetario per favorire la centralizzazione del capitale, ma anche dell’uso del denaro e delle politiche economiche della sua gestione – vale a dire, anche dello Stato e la dominazione o distruzione di interi Paesi nazioni – per favorire la captazione di risorse capitalisticamente vitali da parte delle borghesie transnazionali negli spazi locali e globali di produzione ma anche di distribuzione controllata e dominata”.
L’unica voce che si leva in difesa delle popolazioni stremate da questa continua spoliazione delle risorse e della libertà e dignità, è quella di Papa Francesco, che anche ieri ha ripetuto: “In tante parti del mondo si sente la terribile aria di tensione. La guerra porta solo morte e distruzione. Invitiamo tutte le parti a mantenere accesa la fiamma del dialogo e dell’autocontrollo e a scongiurare l’ombra dell’inimicizia. Preghiamo in silenzio perché il Signore ci dia questa grazia”.
E proprio “l’America Latina – rileva Vasapollo – risulta l’anello debole dell’attuale fase della globalizzazione finanziaria poiché la formazione di un mercato finanziario globale come strumento di controllo sociale non può risolvere la crisi del debito di AmLAt ; ecco perché il blocco a Cuba insieme all’attuale guerra economica contro il Venezuela, e la connessa la destabilizzazione finanziaria ha giocato un ruolo centrale ma non riesce a creare condizioni affinché si risolva la crisi sistemica nell’opposizione del capitale globale a qualsiasi forma di espressione di sovranità popolare e quindi non riescono gli imperialismi a guida USA e UE a sconfiggere la lotta anticapitalista che si sta espandendo in tutta la Nuestra America indo- africana”.
E’ quello che sta accadendo in Bolivia e Ecuador, dove le classi abbienti hanno recuperato il potere politico tornando a calpestare la dignità dei poveri. Infatti, rileva Vasapollo, “in America Latina come in Medio Oriente se accettiamo che la separazione internazionale del lavoro tra centri e periferie, così come la gerarchizzazione etnico-razziale delle popolazioni, formatasi nel corso di diversi secoli di espansione coloniale europea, non è cambiata in modo significativo con la fine del colonialismo e la formazione di Stati nazionali alla periferia allora significa che si sta verificando una transizione dall’imperialismo moderno alla colonizzazione globale, e quindi alla competizione interimperialistica , un processo che ha certamente trasformato le forme di dominio nel conflitto internazionale capitale/lavoro , ma non la struttura dei rapporti centro-periferia su scala mondiale. Le nuove istituzioni del capitale globale, come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale (BM), così come le organizzazioni militari come la NATO, le agenzie di intelligence e il Pentagono, tutti formatisi dopo la seconda guerra mondiale e la presunta fine del colonialismo, mantengono la periferia in una posizione del subordinata agli interessi degli apparati militari industriali d alle multinazionali del petrolio, metano, carbone”.
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