sabato 25 gennaio 2020

Nord di Roma. Viterbo (Città dei Papi) - Sindacalisti e un giornalista aggrediti: “Camilli ti devi fare i cazzi tuoi, devi sparire, stai a rompe il cazzo in continuazione…”

I sindacalisti, tre in tutto, sul posto i segretari della Flai Cgil, la categoria che tutela e difende i diritti dei braccianti. Marco Nati, segretario generale, e Massimiliano Venanzi, segretario organizzativo. Con loro ci sono anche io, giornalista di Tusciaweb.

tusciaweb.eu Daniele Camilli

 
L’intenzione dei sindacalisti è distribuire volantini sulla disoccupazione agricola ai braccianti che tornano a casa in bicicletta. Di notte, dopo ore, ore e ore di lavoro in mezzo ai campi.
L’idea è di regalargli anche uno scalda collo, guanti, e un gubbino catarifrangente per evitare che vengano investiti. I sindacalisti della Cgil riescono a parlare con alcuni lavoratori. Consegnano il materiale, lo prendono. Gentilissimi, cortesi, chiedono solo che il volto in foto sia oscurato al momento della pubblicazione. “Per evitare conseguenze”, dicono. Quali? “Il licenziamento – la risposta -. Se qualcuno ci vede che parliamo con voi poi si arrabbia con noi”. Insieme a noi ci sono anche agenti della Digos di Viterbo, avvertita prima dalla Cgil del volantinaggio che si è svolto ieri sera.

A un certo punto, sul posto arrivano tre macchine. Scendono almeno sette, otto persone. All’improvviso. Velocemente. Grosse, incazzate e dirette verso di me e i sindacalisti. Sembrava una spedizione.
Non fanno nemmeno caso alla polizia e iniziano subito un’aggressione verbale violenta. Non dicono e non diranno mai i loro nomi. Non in mia presenza. Io mi qualifico, nome, cognome, professione. “Questa è una proprietà privata, ve ne dovete andare”. I toni sono subito, immediatamente alterati.
E la situazione che si determina è tutt’altro che rassicurante. Proprietà privata. Proprietà di chi, dato che la persona ha rifiutato di qualificarsi con nome e cognome? Proprietà privata. Non c’era nessuna delimitazione, nessun segnale che lo indicasse. L’unica cosa certa è il volantinaggio e il materiale distribuito dalla Cgil ai braccianti. L’unica cosa certa è che i sindacalisti stavano lì a informare i braccianti delle campagne viterbesi sui loro diritti. Stavano lì ad esercitare un diritto costituzionalmente garantito. Come del resto, il diritto alla libertà di stampa. E probabilmente, sono queste le cose di questi tempi danno fastidio.
Scatto una foto, come mio diritto-dovere. Non l’avessi mai fatto. Nonostante la presenza della polizia, uno dei tizi mi si fa contro e vuole la macchina fotografica. Vuole che i cancelli la foto. Nel frattempo s’è fatto buio. Buio pesto. Tutt’attorno campagna. E in quel momento non passa nessuno. La mia risposta è semplice. “No. La foto non la cancello. Neanche per idea. La macchina, poi, non la toccare nemmeno”. Scoppia un casino e i toni diventano minacciosi. Il pericolo è reale.
“Dovete anna’ a lavora’ – dicono i tizi che arrivano a un palmo dal mio naso e da quello dei sindacalisti – invece de gioca’ con le bandiere. Capito ch’ete da fa! Dovete anna’ a lavora’!”. Era quello che stavamo facendo. Loro stavano lì a inveire, in modo tutt’altro che rassicurante. 
Quando gli dico il mio nome. Daniele Camilli. La reazione. “Bravo! Proprio tu! Proprio tu sei!”. Chiedo. “Che ho fatto?” “Hai rotto il cazzo – la risposta – perché stai a scrive un sacco de stronzate. Te devi fa’ i cazzi tuoi! Stai a scrive le stronzate, hai capito? Stai a rompe il cazzo in continuazione. Devi da sparire! Hai rotto li cojoni! A fa li bambocci così, a scrive, a fa li cojoni! Devi anna’ via!”.
Ecco il motivo, almeno per quanto mi riguarda. Reportage e inchieste sulla condizione bracciantile in provincia di Viterbo. Lavori che pubblichiamo in parte, di nuovo, di seguito a questo articolo.
“Questa sera – ha dichiarato il segretario della Flai Cgil Marco Nati – avevamo deciso di fare un volantinaggio per informare i lavoratori, i braccianti agricoli sui loro diritti. Ci siamo messi a un incrocio e abbiamo iniziato l’iniziativa. a un un certo punto sono arrivate delle macchine e sono scese delle persone e con voci molto alterate ci hanno detto di andare via. Continueremo con il nostro impegno, la nostra lotta per i diritti dei lavoratori”.

Ce ne andiamo. Ci spostiamo di qualche metro. Più avanti. Lungo la strada. “Così almeno – sentiamo dire in lontananza dai tizi che ci hanno appena aggredito verbalmente -… se passa un camion…”.
Una sola considerazione. Meno male che c’era la polizia…
Daniele Camilli


Video: Castel d’Asso, uno dei momenti dell’aggressione
La solidarietà a Camilli, a Tusciaweb e ai sindacalisti
Il sindaco di Canepina Moneta: “Aggressione grave e pericolosa” – Troncarelli: “Si tuteli il diritto di cronaca e si allontani lo spettro dello sfruttamento dei migranti” – Il sindaco di Viterbo Arena: “Solidarietà a Camilli, Tusciaweb e i sindacalisti” – Viterbo 2020: “Ogni forma di intimidazione deve essere condannata” – Pomante e Azzola: “Spedizione punitiva dai toni esacerbati, alterati ed intimidatori” – Leoni (Prc-Se): “Condanniamo pratiche antisindacali e solidarietà a Flai-Cgil e a Camilli” – Lega Viterbo: “Aggressione a Camilli, inaccettabile un atto così vile” – Panunzi (Pd): “Camilli e i sindacalisti stavano facendo il loro lavoro con impegno e professionalità” – L’assessore regionale Di Berardino: “Dopo i fatti di Castel d’Asso subito una riunione della rete agricola di qualità” – Prosperi (Pd): “Gravissima l’aggressione al giornalista di Tusciaweb” – Ognibene (LeU): “Un gesto vile e spregevole” – Benedetti (Pd): “Bisogna rompere il silenzio” – Battistoni (FI): “Il giornalista Camilli aggredito durante un’inchiesta, un atteggiamento barbaro”
I reportage sulla condizione bracciantile
Articoli: “Rischiamo di essere investiti tutti i giorni…” – Un’ora di bicicletta per undici ore di lavoro, la vita dei braccianti stranieriPrecario il 94% dei lavoratori agricoli della Tuscia
Multimedia: Fotogallery: La vita del bracciante agricoloI ragazzi che vanno a lavorare in bicicletta a Castel d’Asso – Il viaggio in bicicletta – Video: Stranieri a Viterbo

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