venerdì 31 gennaio 2020

Scusaci, Savastano.

Mo ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ’o nuost’” (ora ci riprendiamo tutto quello che è nostro). Lo dice Pietro Savastano all’inizio della seconda stagione di Gomorra, quando annuncia ai fedelissimi riuniti in un garage la riconquista di Napoli. 


infosannio.wordpress.com/(pressreader.com) di Marco Travaglio Il Fatto Quotidiano
La frase ci è tornata alla mente quando Ilaria Proietti ci ha portato la notizia del ritorno dei vitalizi cancellati appena un anno fa.
Dal verdetto del sedicente “Organo di giustizia interno” del Senato trasuda la stessa sete di vendetta e di rivalsa che aleggia nel Palazzo da quando s’è sparsa la voce che i 5Stelle sono morti, dunque la ricreazione è finita e tutti possono tornare alle antiche arti prensili. Solo che questa Restaurazione non è fiction: è tutto vero. 
L’“autodichia” (giustizia domestica) senatoriale è presieduta da Giacomo Caliendo, compianto sottosegretario alla Giustizia di B. e habitué della P3, dunque promosso al vertice dell’insigne sinedrio da Maria Elisabetta Alberti Casellati e dal di lei capo di gabinetto Francesco Nitto Palma, già intimo di Previti e guardasigilli di B.. Queen Elizabeth, fra l’altro, è già seduta su un mega-vitalizio che, contro le regole, le cumula pure i quattro anni del Csm.

Il 20 febbraio sarebbe fissata l’udienza del tribunalino “casa & bottega” per vagliare i ricorsi di 700 ex senatori vilmente colpiti negli affetti più cari (i portafogli) dalla delibera della Camera voluta dai 5Stelle e recepita obtorto collo dal Senato, che impone il ricalcolo contributivo dei vitalizi e li sforbicia a chi prendeva più di quanto dovuto per i contributi versati. Come per i comuni mortali. Lì dovrebbero votare in cinque: oltre Caliendo, i laici Cesare Martellino, ex magistrato anche lui in ottimi rapporti con Previti e con B. (che lo nominò nel 2001 a Eurojust al posto di Caselli) e Alessandro Mattoni (avvocato); e i senatori Alessandra Riccardi (M5S) e Simone Pillon (Lega). Ma la camera di consiglio sarà finta, perché Caliendo ha già scritto la sentenza e persino il comunicato stampa. Peggio dei giudici di Asti che han condannato un tizio prima dell’arringa dell’avvocato. La sentenza, poi, è uno spasso: “Il vitalizio ha una connotazione previdenziale”, cioè è una pensione. E va restituito integralmente ai 700 ricorrenti con tanto di arretrati, in base ai sacri “principi della Corte costituzionale” (e pazienza se la Cassazione ha già dichiarato inammissibile il ricorso di un ex). Ciliegina sulla torta: con la sentenza del Caliendo solitario, il vitalizio senza tagli lo percepiranno lo stesso Caliendo (quando finalmente lascerà il Senato) e Nitto Palma (subito, visto che è già ex). Ci scusiamo con la famiglia Savastano per l’offensivo accostamento.

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