Non
sappiamo mentire, anche se ci costa emotivamente dire quanto segue.
Perché, come tanti che si sono attivati in questi anni in maniera
disinteressata, ci abbiamo creduto.
Abbiamo creduto che il secondo mandato di questa amministrazione potesse dare forza alle energie dal basso, far rinascere una città, difendere gli interessi delle classi popolari.
Purtroppo dobbiamo prendere atto che così non è stato.
Più volte abbiamo lanciato un grido di allarme, cercando di conciliare la responsabilità verso una situazione difficile con le esigenze della nostra gente che non possiamo tradire.
Ma una cosa è essere comprensivi verso chi, in buona fede, sbaglia. Altra cosa è restare zitti mentre una parte dell’apparato amministrativo, in cattiva fede, pensa più alla sua sopravvivenza politica che alla città.
L’esperienza di De Magistris sta rischiando il fallimento da un punto di vista amministrativo. I problemi di Napoli sono tanti e atavici, certo, dipendono anche dalla Regione, dallo Stato, dalla camorra e da un’imprenditoria vorace.
Ma proprio per questo andrebbero affrontati con competenza e soprattutto con partecipazione popolare. Invece nell’ultimo anno il secondo mandato di De Magistris si è caratterizzato per una continua lotta di potere all’interno della maggioranza, per la promozione di soggetti premiati perché fedeli e non perché capaci, per un rinchiudersi nei palazzi e restare lontani dai cittadini. In questi mesi abbiamo assistito a un rimpasto di Giunta incomprensibile, a scenari da fine impero, imbarazzanti anche moralmente.
Ma l’esperienza De Magistris rischia di fallire anche da un punto di vista politico. Il sindaco si era proposto di costruire in Italia una sinistra di alternativa al PD, che dava spazio alle forze dal basso e attaccava il partito del Jobs Act, dello Sblocca Italia, delle discariche e delle grandi opere inutili. Anche questa prospettiva sta crollando definitivamente da quando qualche giorno fa, nel giro di poche ore, De Magistris ha fatto marcia indietro sulla Palmieri e si è piegato al PD. Chiudendo un accordo che è, a detta degli stessi protagonisti, propedeutico alle Regionali campane e alle amministrative 2021.
Si sta passando dalla “città ribelle” alla città che si schiera con chi governa in Regione e a Roma. Si è passati da “Renzi cacati sotto” a convergere con De Luca e Italia Viva. Si è passati dall’ipotesi delle assemblee popolari di quartiere a non poter convocare per mesi il consiglio comunale.
Ci si giustifica dietro paroloni come “l’avanzata del fascismo”, ma la verità è che al governo ci sono il PD e i 5 Stelle. E che Sandro Ruotolo, se eletto, andrà a puntellare chi non sta facendo nulla per le classi popolari, che continua a regalare soldi a banche e imprese, che ha rinnovato gli accordi con la Libia con i suoi lager, che non ha cancellato i Decreti Sicurezza perché li aveva inventati Minniti, che porta avanti TAV e altre speculazioni… Ruotolo sarà come Siani, come Bartolo: tutte brave persone, utilizzate purtroppo strumentalmente come foglie di fico.
La verità è che dentro la compagine di De Magistris è pieno di gente che ha paura, paura di perdere il posto o i suoi 15 minuti di celebrità.
Noi non abbiamo paura. Molti ci hanno consigliato prudenza, altri ci hanno detto che mettevamo al rischio quel passaggio di proprietà, che va avanti ormai da anni, dell’Ex OPG dal Demanio al Comune, atto che metterebbe in sicurezza l’Ex OPG e che presto dovrebbe essere votato dal consiglio comunale…
Ma noi pensiamo che i centri sociali non si difendono con i compromessi, ma innanzitutto tenendoli aperti, con la partecipazione popolare e con il consenso che crei. Potranno anche “punirci” tentando di toglierci l’Ex OPG, ma che senso avrebbe conservare quattro mura perdendo l’anima?
Questo non fa che darci più determinazione. Il “laboratorio Napoli” non è mai stato un Sindaco o un’amministrazione. Ma le forze collettive, i centri sociali, le associazioni, i comitati di cittadini. Il Laboratorio Napoli è forse morto come esperienza amministrativa, ma è vivo nelle strade della città in cui continuano ad andare avanti lotte e mutualismo.
E questo mondo non accetterà di finire nel PD, in quel centrosinistra che, ben più di Berlusconi o Salvini, ha fatto le riforme che hanno distrutto lo stato sociale, la contrattazione dei lavoratori, la condizione degli immigrati.
La destra vince e cresce perché non si sogna più ma ci si piega a un cinico realismo. Perché non esiste una vera forza che lotti per gli interessi popolari. Noi la vogliamo costruire, insieme a tutte e tutti quelli che resistono.
Per questo ci vedremo venerdì alle 17:30 all’Ex OPG “Je so’ pazzo”. Vogliamo organizzarci per lanciare un percorso alternativo al PD – a partire dal sostegno alla candidatura di Giuseppe Aragno, che non è solo il candidato di Potere al Popolo, ma di tutta la Napoli che lotta e che non si arrende alla rassegnazione –, passando per le prossime regionali ed amministrative.
Quelli che ti invitano alla saggezza, alla responsabilità, ti invitano alla rassegnazione. Ti invitano ad accettare questa normalità. Ma se la normalità è questa, preferiamo continuare a dirci pazzi!
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