Dopo il richiamo al jihad, le bombe dell'aviazione della Cirenaica: "Erano miliziani". Sarraj chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
La
battaglia per Tripoli di Khalifa Haftar, divenuta una “guerra santa”
per difendere la Libia da una preannunciata invasione turca, vive una
delle sue pagine più sanguinose.
Un raid aereo delle forze del generale contro l’Accademia militare di Tripoli ha causato una strage di cui non si conosce ancora del tutto la gravità: almeno una trentina di morti e altrettanti i feriti, ma il bilancio delle vittime potrebbe essere anche il doppio stando a quanto rivendicato dalla propaganda dell’uomo forte della Cirenaica.
Ci sarebbero almeno 28 morti e una ventina di feriti.
Il Governo di accordo nazionale libico di Tripoli riconosciuto dalla comunità internazionale ha chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite “per discutere delle atrocità e dei crimini di guerra di Haftar a seguito del raid aereo sull’Accademia militare di Tripoli”.
Un portavoce del generale, Khaled Al-Mahjoob, ha rivendicato la responsabilità dell’attacco aereo. “I cadetti di quel college sono miliziani” ha detto. L’incursione viene presentata come una rappresaglia di un “bombardamento turco” compiuto all’alba contro la “brigata salafita 210″.
Immagini diffuse dalla pagina Facebook dell’operazione “Vulcano di collera” delle forze filo-governative di Tripoli mostrano un piazzale con una decina di corpi a terra, pozze di sangue e quattro automezzi bianchi oltre a feriti che vengono curati in una struttura sanitaria.
Il raid, assieme a un altro che avrebbe colpito di nuovo l’aeroporto internazionale Mitiga, è stato condotto mentre l’Italia e le altre potenze europee lavorano a una missione diplomatica che eviti un’escalation militare in Libia. Ma soprattutto è stato sferrato poche ore dopo che Haftar, il quale da aprile cerca di conquistare Tripoli, ha lanciato una drammatica chiamata alle armi: un appello a tutti i libici contro un eventuale intervento militare di Ankara, dove il parlamento ha autorizzato il presidente Recep Tayyip Erdogan a inviare soldati per rafforzare il governo di Tripoli sostenuto dall’Onu. “Noi accettiamo la sfida e dichiariamo il jihad e una chiamata alle armi”, ha attaccato Haftar in un discorso trasmesso in tv, invitando “uomini e donne, soldati e civili, a difendere la nostra terra e il nostro onore”. L’uomo forte di Bengasi ha quindi insultato Erdogan dandogli dello “stupido sultano” e ha accusato Ankara di essere intenzionata a “riprendere il controllo della Libia”, che è stata una provincia dell’Impero Ottomano fino alla conquista coloniale italiana nel 1911.
Un raid aereo delle forze del generale contro l’Accademia militare di Tripoli ha causato una strage di cui non si conosce ancora del tutto la gravità: almeno una trentina di morti e altrettanti i feriti, ma il bilancio delle vittime potrebbe essere anche il doppio stando a quanto rivendicato dalla propaganda dell’uomo forte della Cirenaica.
Ci sarebbero almeno 28 morti e una ventina di feriti.
Il Governo di accordo nazionale libico di Tripoli riconosciuto dalla comunità internazionale ha chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite “per discutere delle atrocità e dei crimini di guerra di Haftar a seguito del raid aereo sull’Accademia militare di Tripoli”.
Un portavoce del generale, Khaled Al-Mahjoob, ha rivendicato la responsabilità dell’attacco aereo. “I cadetti di quel college sono miliziani” ha detto. L’incursione viene presentata come una rappresaglia di un “bombardamento turco” compiuto all’alba contro la “brigata salafita 210″.
Immagini diffuse dalla pagina Facebook dell’operazione “Vulcano di collera” delle forze filo-governative di Tripoli mostrano un piazzale con una decina di corpi a terra, pozze di sangue e quattro automezzi bianchi oltre a feriti che vengono curati in una struttura sanitaria.
Il raid, assieme a un altro che avrebbe colpito di nuovo l’aeroporto internazionale Mitiga, è stato condotto mentre l’Italia e le altre potenze europee lavorano a una missione diplomatica che eviti un’escalation militare in Libia. Ma soprattutto è stato sferrato poche ore dopo che Haftar, il quale da aprile cerca di conquistare Tripoli, ha lanciato una drammatica chiamata alle armi: un appello a tutti i libici contro un eventuale intervento militare di Ankara, dove il parlamento ha autorizzato il presidente Recep Tayyip Erdogan a inviare soldati per rafforzare il governo di Tripoli sostenuto dall’Onu. “Noi accettiamo la sfida e dichiariamo il jihad e una chiamata alle armi”, ha attaccato Haftar in un discorso trasmesso in tv, invitando “uomini e donne, soldati e civili, a difendere la nostra terra e il nostro onore”. L’uomo forte di Bengasi ha quindi insultato Erdogan dandogli dello “stupido sultano” e ha accusato Ankara di essere intenzionata a “riprendere il controllo della Libia”, che è stata una provincia dell’Impero Ottomano fino alla conquista coloniale italiana nel 1911.
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