Se ad insistere sul tema è un premio Nobel per l’economia come Joseph Stiglitz, forse sarebbe il caso che sulla gabbia dell’euro si cominci a discutere seriamente e senza l’isteria e gli anatemi che lo impediscono ormai da troppo tempo. In un articolo comparso su Project Syndacate, Stiglitz è tornato ad occuparsi del problema della sostenibilità dell’euro, evocando lo scenario di una doppia circolazione monetaria in Italia. Lo scorso anno ha dato alle stampe un libro severamente critico contro l’euro (in Italia “L’euro. Come una moneta minaccia il futuro dell’Europa”, Feltrinelli). Nell’articolo Stiglitz si sofferma anche sui risultati elettorali che hanno portato al nuovo governo eurista-lega-cinquestelle, i tre governi in uno di cui abbiamo parlato sul nostro giornale.
“L’Italia, la terza più grande economia della zona euro, ha scelto ciò che può essere definito, quantomeno, come un governo euroscettico. Questo non dovrebbe sorprendere nessuno” scrive Stiglitz nell’articolo, “Il contraccolpo in Italia è un altro prevedibile – e previsto – episodio della lunga saga di un accordo valutario mal progettato, in cui la potenza dominante, la Germania, impedisce le necessarie riforme e insiste su politiche che esacerbano i problemi”.
Secondo l’economista, keynesiano e per anni direttore della Banca Mondiale, l’eurozona “è un sistema quasi progettato per fallire. Ha tolto i principali meccanismi di aggiustamento dei governi (tassi d’interesse e tassi di cambio); e, piuttosto che creare nuove istituzioni per aiutare i paesi a far fronte alle diverse situazioni, ha imposto nuove restrizioni – spesso basate su teorie economiche e politiche screditate – su deficit, debito e persino politiche strutturali”. Per questo Stiglitz afferma in un altro passaggio che: “Non conto più sul fatto che i tedeschi cambino rotta”. In modo simile al Portogallo, argomenta l’economista, l’Italia potrebbe mostrare un’alternativa all’austerità.
“In Italia il sentimento anti-euro sta arrivando sia da sinistra che da destra. Con il suo partito della Lega di estrema destra ora al potere, Matteo Salvini, leader del partito e politico esperto, potrebbe effettivamente lanciare il tipo di minacce che i neofiti, altrove, avevano paura di implementare. L’Italia è abbastanza grande, con economisti validi e creativi, perché possa gestire una partenza de facto [dall’euro] stabilendo una doppia valuta flessibile che potrebbe aiutare a ripristinare la prosperità. Ciò violerebbe le norme sull’euro, ma la responsabilità di una uscitade jure, con tutte le sue conseguenze, verrebbe scaricata su Bruxelles e Francoforte”, che si troverebbero nella difficile posizione di decretare ufficialmente un’espulsione dell’Italia dall’area valutaria.
“Qualunque sia il risultato, l’Eurozona sarebbe lasciata a brandelli. Ma non è necessario che si arrivi a questo”. Il piano A, secondo Stiglitz, resta il cambio della prospettiva tedesca su come riformare l’Eurozona, anche se finora questa svolta non si è mai verificata nè appare praticabile. Per questo – a differenza di Stiglitz – continuiamo ad essere convinti che occorra un movimento popolare e progressista nei paesi europei (soprattutto nell’area euromediterranea), capace di diventare governo impugnando il “Piano B” e procedere sul piano della rottura, anche unilaterale, con la gabbia dell’eurozona e dell’Unione Europea. Una alternativa su cui occorre posizionarsi con forza e da subito per togliere spazio ed egemonia alla destra proprio su questo percorso.
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