Il
nostro Piano B del 2015 è balzato inaspettatamente agli onori di tutte
le testate nazionali e internazionali. Centro delle polemiche politiche e
oggetto di manipolazione e distorsione a fini di killeraggio
dell’avversario. Attribuito malignamente al professor Savona (ma è
farina del nostro sacco) insieme a caratteristiche di segretezza e
intenzioni recondite (Piano C? Piano F?) che come ben sapete non sono
mai esistite.
Come già chiarito da Fabio Lugano,
il Piano B è di importanza vitale in caso di fallimento del Piano A,
allo scopo precipuo di limitare i danni alla nazione: un Contingency
Plan nel linguaggio del Risk Management. Serve anche per andare alle
trattative europee con un’alternativa credibile e senza limitazioni note
alla controparte della propria azione, come direbbe un qualunque
esperto di negoziazione.
L’assenza
di un Piano B sarebbe segno di leggerezza imperdonabile se non di
totale incoscienza (tradimento?) dei nostri leader: chi salirebbe su una
nave senza scialuppe, entrerebbe in un cinema con le uscite di
sicurezza sprangate, un impianto chimico senza lance antincendio, una
sala chirurgica senza defibrillatore?
E
al contrario chi calerebbe le scialuppe se la nave non affonda, o
userebbe un defibrillatore quando il paziente non è in arresto cardiaco?
Un pazzo incosciente. E i nostri politici, giornalisti e opinionisti
del PD e affini, evidentemente.
La
vediamo diversamente sia noi che il professor Savona, e anche
autorevoli commentatori economici stranieri. Titolava così ieri un
intervento nella rubrica delle Opinions di Bloomberg, tra le maggiori
testate economiche mondiali: “L’Italia necessita di un Piano di Euro
Exit. E anche gli altri paesi”.
Questa l’introduzione:
Mentre
le turbolenze in Italia sono diminuite, almeno per ora, la questione
che le ha provocate sicuramente provocherà ancora più problemi in
futuro.
La
coalizione populista che ha vinto le ultime elezioni aveva proposto di
nominare Paolo Savona, un economista che ha detto che l’Italia dovrebbe
avere un “Piano B” per uscire dall’euro, ministro delle finanze. Sergio
Mattarella, il presidente della Repubblica, ha posto il veto alla sua
nomina. Dopo aver inizialmente insistito su Savona, i populisti
anti-euro gli hanno trovato un posto diverso. I mercati si sono calmati e
il nuovo governo sta procedendo a formarsi.
Mattarella
ha ragione nel dire che parlare di un piano B minerebbe l’euro, e che
il paese merita di avere quella domanda davanti e al centro di una
campagna elettorale prima di decidere. Ma Savona ha anche ragione nel
dire che l’Italia ha sbagliato a entrare nell’euro. E mentre andarsene
ora sarebbe estremamente dirompente, il paese sarebbe ben consigliato se
avesse almeno un discreto piano di emergenza per l’abbandono.
Perché Bloomberg ritiene che ci saranno ancora crisi? Sulla base della politica monetaria della BCE. L’analisi è questa, e suonerà familiare ai lettori di Scenari Economici:
- Nonostante l’euro abbia garantito qualche vantaggio microeconomico all’Italia (costo di intermediazione, facilitazione di viaggi e investimenti) come agli altri paesi mebri, Savona ha ragione nel dire che la politica monetaria comune ha danneggiato l’Italia
- Una ricerca di David Beckworth della George Mason University dimostra utilizzando la legge di Taylor che la politica monetaria è stata tagliata maggiormente su misura per i paesi del Nord Europa, a svantaggio di quelli periferici: troppo lassista nel boom pre-crisi e troppo rigida nel post crisi 2008
- La politica monetaria ha anche fallito nello stabilizzare la crescita della spesa di un’economia. Anche da questo punto di vista la BCE ha malamente servito l’Italia: prima della crisi la sua spesa cresceva più rapidamente di quella della germania, dopo la crisi è cresciuta più lentamente o è addirittura calata. Le grandi oscillazioni sono i segnali di una politica monetaria controproducente.
- I cali di spesa sono particolarmente dannosi. Aumentano il peso del debito e richiedono dolorosi e normalmente lunghi periodi di riduzione dei salari
- Le variazioni regionali sono normali. Se la politica monetaria fosse stata perfetta per l’Italia, sarebbe stata destabilizzante per la Germania
- La radice del problema è la stessa moneta comune
- E una maggioranza di italiani vuole rimanere nell’euro, forse a causa degli indubbi vantaggi microeconomici. Molti italiani hanno l’irrealistica aspettativa di continuare a raccogliere i benefici della permanenza nell’euro e ottenere bailout senza condizioni dagli altri paesi.
- Ma anche i tedeschi hanno aspettative irrealistiche, se vogliono mantenere sia l’inflazione che i bailouts al minimo pur restando nella moneta comune.
In conclusione l’autore ritiene che anche se l’euro uscisse dalla crisi attuale produrrà inevitabilmente nuove crisi in futuro: “l’Italia deve avere un Piano B per l’uscita pronto nel taschino. E anche gli altri paesi”.
Noi
di Scenari Economici insieme al Professor Savona capimmo la necessità
del Piano B nel 2015. Commentatori super partes come l’opinionista di
Bloomberg ce lo raccomandano caldamente. Molti non ci arrivano neppure
oggi. Aiutiamoli.
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