Elettori italiani incapaci, economia comatosa
mantenuta in vita dai fondi europei, popolo di scrocconi aggressivi,
bisogno di lezioni dai mercati e bisogno della Troika. La fiera degli
insulti e delle minacce all'Italia e agli italiani si arricchisce ogni
giorno di più.
In Germania non si riesce e non si vuole concepire
lo scenario di un’Italia, uno dei paesi fondatori dell’Unione europea e
terza economia dell’eurozona, guidate da due forze politiche
caratterizzate da tendenze sovraniste ed euroscettiche, alleatesi per
dar luogo ad un governo avente per obiettivi la ridiscussione dei trattati fondamentali comunitari ed il riposizionamento geopolitico del paese in Europa e nel Mediterraneo, dopo un settennato di completa acquiescenza nei confronti di ogni diktat proveniente da Bruxelles.
Dopo le controverse dichiarazioni di Gunther Oettinger, commissario europeo per il bilancio e le risorse umane, secondo il quale le reazioni negative dei mercati causate dalla vittoria di Lega e Movimento 5 Stelle insegneranno gli italiani a votare meglio alle future elezioni, sono giunte le parole ancora più scandalose di Markus Ferber, eurodeputato e membro dell’Unione Cristiano-Sociale di Baviera.
Ferber,
la cui intervista è stata trasmessa dal canale tedesco Zdf, ha
sostenuto che la caduta dell’Italia in uno stato di insolvenza, uno
scenario plausibile, seppure remoto, alla luce delle reazioni dei
mercati e del debito pubblico in costante aumento, dovrebbe spingere la Troika ad invadere Roma, letteralmente, per prendere il controllo dell’economia e delle finanze.
Anche Jean-Claude Juncker,
il presidente della Commissione europea, è intervenuto sulla questione
italiana, sostenendo che anziché puntare il dito contro l’Unione, gli
italiani “dovrebbero lavorare di più ed essere meno corrotti”.
Nella sua frase c’è senza dubbio della verità, come è anche vero che
ogni momento adatto a muovere una riflessione o una critica costruttiva
nei confronti del sistema-Italia è sempre stato utilizzato, in sede
europea, a scopo di scherno e di insulto.
Le
dichiarazioni, o meglio le minacce, di Ferber si aggiungono ad una
lista sempre più lunga di intimidazioni proferite contro l’Italia,
provenienti da politici francesi, lussemburghesi e tedeschi,
inquadrabili nel contesto di guerra psicologica attuata contro il governo non ancora nato più osteggiato dalla storia italiana.
Se
la guerra psicologica combattuta a colpi di spread non dovesse
funzionare, e se i mercati non riuscissero a far capire agli italiani
cosa è meglio votare per il loro interesse, l’unico
tentativo che rimarrebbe all’asse Parigi-Berlino per impedire il
ritorno dell’Italia sullo scacchiere euromediterraneo in una posizione
da protagonista, sarebbe quindi l’invasione vera e propria per mezzo
dell’imposizione di uno stato di polizia economico guidato dalla Troika,
agevolata dal sempreverde pretesto del rischio insolvenza, similmente a quanto accaduto in Grecia.
Il problema, alla fine, non sono neanche i vari Oettinger e Ferber, o il loro discutibile (ab)uso della libertà d’espressione,
quanto la sfrontatezza e la spavalderia adottate nei confronti di un
paese fondatore stremato da un decennio di austerità fiscale e quasi
completamente privato di spazi d’iniziativa geopolitica regionale per
via della concorrenza spietata di paesi vicini, come la Francia, che
sulla carta dovrebbero essere alleati, ma che nella realtà si confermano
dei rivali guidati da ambizioni neocoloniali verso l’Italia.
La
guerra psicologica e l’odio nei confronti di Lega e Movimento 5 Stelle
sono tali da dover indurre il consumatore delle informazioni,
l’internauta medio, e l’analista politico, ad una riflessione sulle
vicende delle ultime settimane, quanto meno per una questione di
discernimento e per capire cosa spinga l’intero mondo mediatico e
l’establishment, italiano e francotedesco, ad interferire così
pesantemente su delle elezioni libere in un paese (formalmente) libero, facente parte di quello che viene spesso definito il mondo libero.
Non
sono soltanto i politici tedeschi ad inveire contro l’Italia e gli
italiani, ma anche i media, in maniera ancora più offensiva. Pochi
giorni fa’, Jan Fleischaeur scriveva per Der Spiegel, in riferimento agli aiuti europei devoluti al Bel Paese, che gli italiani sarebbero peggio dei mendicanti, che almeno rin
graziano, e che la descrizione corretta sarebbe quella di scrocconi aggressivi.
Il Frankfurter Algemeine Zeitung riportava invece una voce di corridoio secondo la quale i servizi segreti tedeschi, preoccupati dall’eccessiva vicinanza di Lega e Movimento 5 Stelle alla Russia, starebbero pensando di interrompere la collaborazione nel campo dello scambio di informazioni riservate e di intelligence in caso di un esecutivo gialloverde.
Altre minacce, ma la domanda che viene da porsi è: un’eventuale rottura
dei rapporti d’intelligence a quale dei due paesi nuocerebbe
maggiormente? Sicuramente alla Germania.
La
descrizione che i media e i politici tedeschi hanno fatto dell’Italia e
degli italiani nelle ultime settimane è delle più offensive e
sgradevoli: politici inetti, inaffidabili e populisti, economisti antieuro ed antitedeschi, elettori incapaci di utilizzare nel modo più appropriato il loro diritto di voto e bisognosi di una lezione dai mercati,
situazione economica nazionale suscettibile di far collassare l’intera
Unione europea, situazione politica pericolosa perché apriporta per
l’entrata di Putin nel cuore d’Europa.
Difendere
l’interesse nazionale non è mai stato così pericoloso come di questi
tempi, soprattutto perché la classe politica degli ultimi sette anni ha
abituato gli alleati-nemici che l’Italia ha in Europa ad un accomodamento chamberlainiano
privo di onore, dignità e amor patrio. Per questa ragione, l’unico modo
che gli italiani hanno di reagire alle provocazioni provenienti
dall’estero è sostenere in blocco Matteo Salvini e Luigi di Maio, al di la dei colori e delle convinzioni ideologiche, semplicemente nella speranza che questo possa essere davvero il governo del cambiamento.
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