giovedì 8 giugno 2017

Migranti & Affari. Lampedusa, ecco come Mr Accoglienza rubava sui migranti.

Un’ispezione scoprì quello che succedeva 
nel centro di accoglienza di Lampedusa, ma il gestore Leonardo Sacco fu confermato. E la segnalazione inviata al Viminale fu ignorata.

Lampedusa, ecco come Mr Accoglienza rubava sui migranti L'Espresso  Giovanni Tizian

Benvenuto in Europa, ecco il tuo pacco di biscotti. Funzionava così al centro d’accoglienza di Lampedusa, almeno fino all’ispezione della commissione composta dai rappresentanti dell’Alto commissariato per i rifugiati e dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni che hanno sollevato i primi sospetti sulla corretta erogazione dei buoni di 2 euro e mezzo che spettano a ogni migrante ospite. È il cosiddetto pocket money, che, stando ai risultati dell’ispezione, consisteva invece in una confezione di wafer al latte dal costo di 50 centesimi. Questa è solo una delle anomalie riscontrare durante la visita del 26 gennaio 2016, quando il centro era gestito dalla sola Confraternita della Misericordia e dove aveva un ruolo centrale Leonardo Sacco, già vicepresidente della medesima associazione e governatore dell’articolazione calabrese di Isola Capo Rizzuto, ora in carcere con l’accusa di associazione mafiosa. Per i pm della procura antimafia di Catanzaro è l’imprenditore della cosca Arena, potente dinastia di ’ndrangheta, che in dieci anni ha garantito entrate milionarie nelle casse della “famiglia”. Così è diventato Mr Accoglienza, un ombra oscura da Isola Capo Rizzuto a Lampedusa.La commissione, di cui faceva parte anche il viceprefetto di Agrigento, dopo l’ispezione del 26 gennaio produsse un dossier. Inviato in prefettura ad Agrigento e al dipartimento Immigrazione del Viminale all’epoca retto da Mario Morcone, oggi capo di gabinetto del ministro dell’Interno Marco Minniti. Il rapporto arrivava a queste conclusioni: «Alla luce dell’avvenuta scadenza della convenzione stipulata tra la prefettura di Agrigento e l’ente gestore (Misericordia ndr) e della necessità di procedere a una nuova gara d’appalto, Unhcr l’Alto commissario per i rifugiati) e Oim (l’Organizzazione internazionale delle migrazioni) chiedono di esaminare le modalità di gestione del Centro attualmente in essere con particolare riferimento alla tracciabilità dei beni e dei servizi erogati agli ospiti e alla qualità degli stessi.Si raccomanda inoltre di ricorrere a tutti gli strumenti sanzionatori previsti dalle disposizioni contrattuali». In pratica, le due organizzazioni segnalavano alle istituzioni le opacità riscontrate e chiedevano di tenerne conto nel prossimo bando che sarebbe stato pubblicato da lì a breve.


Lampedusa è una vetrina internazionale per l’Italia dell’accoglienza. Lo è per il Viminale, per le associazioni e per gli operatori che ci lavorano. Tuttavia in quella tiepida giornata dell’anno scorso gli ispettori si sono accorti che tra il capitolato d’appalto e quanto fornito agli ospiti del centro c’era un’evidente sproporzione. Hanno preso atto, per esempio, che al posto del pocket money giornaliero da 2 euro e 50 veniva consegnato il pacco di wafer che costava un quinto. Insomma, chi doveva decidere e vigilare aveva in mano elementi sufficienti per valutare la qualità del servizio offerto. Eppure a ottobre la prefettura di Agrigento ha consegnato nuovamente le chiavi del centro di Lampedusa alla Misericordia, in cordata con la Croce Rossa. Sette mesi dopo la riconferma la confraternita della Misericordia viene travolta dall’inchiesta giudiziaria che porta in carcere Mr Accoglienza.

Nel 2014 la prefettura di Agrigento aveva firmato la prima convenzione con Misericordia. E fu allora che l’imprenditore calabrese iniziò a replicare il modello Capo Rizzuto, portando con sé l’azienda di catering dell’amico indagato per mafia. Trasformando così la porta Sud dell’Europa in una colonia della ’ndrangheta crotonese.Si poteva evitare? Forse sì. E i motivi, oltre che questo dossier, li aveva indicati anche il deputato Erasmo Palazzotto di Sinistra Italiana nella relazione di minoranza, passata sotto silenzio, della commissione parlamentare sull’accoglienza. Denunce cadute nel vuoto. Come quella, contenuta sempre nel dossier del 26 gennaio, in cui i commissari evidenziavano che i kit di ingresso consegnati ai migranti erano incompleti: mancavano giacconi, pigiami e asciugamani.

Alcuni testimoni, poi, hanno raccontato di aver ricevuto un solo cambio di lenzuola in un mese e mezzo. La direttrice dell’epoca, Rossana Perri, era in contatto diretto con Leonardo Sacco, rivelano le informative del Ros dei carabinieri. Perri, sentita dalla commissione in visita nel centro, ha confermato che «non esiste un sistema di tracciabilità dell’erogazione del pocket money e che non è in grado di dimostrare che il costo di una confezione di biscotti corrisponde ai 2 euro e 50 giornalieri».

Opacità, del resto, già venute a galla nell’inchiesta sul centro calabrese. I conti sui pocket money, infatti, non tornavano neanche qui. Per i detective del Ros e della Finanza «o il servizio è stato reso lucrando sui migranti oppure, come si ritiene, non è stato elargito il valore stabilito dalla convenzione». Insomma, soldi pubblici finiti chissà dove. E a Lampedusa all’epoca di Mr Accoglienza? C’è solo da sperare che nel centro sotto i riflettori del mondo le cose siano andate diversamente.

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