Si è sbriciolato, per ora, il patto a quattro tra Pd, M5s, Forza
Italia e Lega sulla nuova legge elettorale. Alla Camera per 14 voti sono
passati due emendamenti quasi identici di Riccardo Fraccaro (M5s) e
Michela Biancofiore (Fi), relativi alla circoscrizione Trentino Alto
Agide/Sudtirol che avevano registrato il parere contrario della
Commissione. Il problema è che sono passati con il voto favorevole deel
M5S e a 59 franchi tiratori.
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In realtà, alla larghissima maggioranza che, sulla carta sosteneva
accordo sul sistema elettorale definito arbitrariamente come “tedesco” e
che avrebbe dovuto contare in aula su 397 deputati (46 di Fi, 18 Lega,
246 Pd, 82 M5s e 5 delle minoranze linguistiche), sono venuti a mancare
non soltanto i voti dei parlamentari 5 stelle ma anche quelli di altri
gruppi pur riconducibili al “patto quadripartito”. Anche senza i 92
deputati M5S presenti alla votazione, i no all’emendamento avrebbero
dovuti essere 315 e invece si sono fermati a 256, contro 270 sì.
La votazione è stata accompagnata da un boato nei paludati locali
della Camera. Il capogruppo del Pd Ettore Rosato si è infuriato: “Oggi
il movimento 5 stelle ha dimostrato cosa vale la loro parola: non vale
nulla”, ha afermato chiedendo poi “di sospendere la seduta e verificare
se ci sono le condizioni per proseguire con la legge elettorale o se
questa debba essere rimandata in commissione”. “La legge elettorale è
morta e l’hanno uccisa i 5 Stelle”, dichiara il relatore Emanuele Fiano
(Pd). La sospensione dei lavori è stata accordata dopo un voto
dell’assemblea cui i 5 stelle si dicono contrari: “Per noi è
incomprensibile. Non ha alcun senso, è stato votato un emendamento che
applica la legge anche al Trentino. Di cosa parliamo? M5s va avanti
compatto su ciò che ha detto in Commissione, lo abbiamo dimostrato ieri e
oggi”, sostiene il capogruppo M5s Roberto Fico.
Ma mentre il Pd punta il dito contro il M5s, quest’ultimo replica di
guardare ai franchi tiratori in casa propria. La segreteria del Pd si è
riunita al Nazareno per analizzare la situazione. Il Pd annuncia che
deciderà la settimana prossima la linea da tenere dopo lo stop alla
legge elettorale. L’idea che sta prendendo corpo, secondo quanto si
apprende dai vertici piddini, è che l’unica soluzione possibile sarebbe
quella di un decreto per armonizzare le norme uscite dalle sentenze
della Corte Costituzionale – il cosiddetto”Consultellum” per andare a
votare il 24 settembre.
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