domenica 18 giugno 2017

“Gli Usa non possono darci lezioni”. Cuba risponde alle minacce di Trump

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Pubblichiamo qui di seguito la dichiarazione emessa dal governo di Cuba dopo le dichiarazioni di Trump:
Il 16 giugno 2017, il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in un discorso carico di una retorica ostile che ha ricordato i tempi del confronto aperto con il nostro paese, pronunciato in un teatro di Miami, ha annunciato la politica del suo Governo verso Cuba che inverte i progressi raggiunti negli ultimi due anni, dopo che il 17 dicembre 2014 i Presidenti Raúl Castro Ruz e Barack Obama avevano comunicato la decisione di ristabilire le relazioni diplomatiche e di iniziare un processo verso la normalizzazione delle relazioni bilaterali.
In quello che costituisce un passo indietro nelle relazioni tra i due paesi, Trump ha pronunciato un discorso e ha firmato nello stesso atto una direttiva di politica denominata “Memorandum Presidenziale di Sicurezza Nazionale sul Rafforzamento della Politica degli Stati Uniti verso Cuba” disponendo l’eliminazione degli scambi educativi “popolo a popolo” a titolo individuale e una maggiore vigilanza sui viaggiatori statunitensi a Cuba, nonché la proibizione delle transazioni economiche, commerciali e finanziarie di compagnie nordamericane con imprese cubane legate alle Forze Armate Rivoluzionarie e ai servizi di intelligence e sicurezza, tutto ciò con il presunto obiettivo di privarci di entrate.

Il Presidente statunitense ha giustificato questa politica con presunte preoccupazioni sulla situazione dei diritti umani a Cuba e la necessità di applicare rigorosamente le leggi del blocco, condizionando la sua rimozione, come qualunque miglioramento nelle relazioni bilaterali al fatto che il nostro paese realizzi cambiamenti inerenti al suo ordinamento costituzionale.
Trump ha anche abrogato la Direttiva Presidenziale di Politica “Normalizzazione delle relazioni tra gli Stati Uniti e Cuba” emessa dal Presidente Obama il 14 ottobre 2016, la quale benché non occultasse il carattere di ingerenza della politica statunitense, né l’obiettivo di far avanzare i suoi interessi nel conseguimento di cambiamenti nell’ordine economico, politico e sociale del nostro paese, aveva riconosciuto l’indipendenza, la sovranità e l’autodeterminazione di Cuba e il Governo cubano come un interlocutore legittimo e paritario, così come i benefici che avrebbe portato a entrambi i paesi e popoli una relazione di convivenza civile all’interno delle grandi differenze che esistono tra i due Governi. Ammetteva anche che il blocco era una politica obsoleta e che doveva essere eliminato.
Nuovamente il Governo degli Stati Uniti ricorre a metodi coercitivi del passato, adottando misure di recrudescenza del blocco, in vigore dal febbraio 1962, che non solo provoca danni e privazioni al popolo cubano e costituisce un innegabile ostacolo allo sviluppo della nostra economia, ma colpisce anche la sovranità e gli interessi di altri paesi, suscitando il rifiuto internazionale.
Le misure annunciate impongono ulteriori ostacoli alle opportunità molto ristrette che il settore imprenditoriale statunitense aveva per commerciare e investire a Cuba.
A loro volta, limitano ulteriormente il diritto dei cittadini statunitensi di visitare il nostro paese, già limitato dall’obbligo di usare licenze discriminatorie, in momenti in cui il Congresso degli Stati Uniti, come riflesso dell’opinione di ampi settori di quella società, reclama non solo che si metta fine alla proibizione di viaggiare, ma anche che si eliminino le restrizioni al commercio con Cuba.
Gli annunci del presidente Trump contraddicono il sostegno maggioritario dell’opinione pubblica statunitense, compreso quello dell’emigrazione cubana in quel paese, all’eliminazione totale del blocco e alle relazioni normali tra Cuba e gli Stati Uniti.
Al loro posto, il Presidente statunitense, un’altra volta mal consigliato, prende decisioni che favoriscono gli interessi politici di una minoranza estremista di origine cubana dello Stato della Florida, che non desiste dalla sua pretesa di punire Cuba e il suo popolo, per esercitare il diritto legittimo e sovrano di essere libero e di avere preso le redini del suo proprio destino.
In seguito faremo un’analisi più profonda della portata e delle implicazioni di questo annuncio.
Il Governo di Cuba denuncia le nuove misure di indurimento del blocco che sono destinate a fallire come è stato ripetutamente dimostrato in passato, e che non raggiungeranno il loro scopo di indebolire la Rivoluzione né di piegare il popolo cubano, la cui resistenza alle aggressioni di qualunque tipo e origine è stata dimostrata nel corso di quasi sessant’anni.
Il Governo di Cuba respinge la manipolazione a fini politici e la doppia morale nel trattamento del tema dei diritti umani. Il popolo cubano gode di diritti e di libertà fondamentali, e mostra risultati dei quali si sente orgoglioso e che sono una chimera per molti paesi del mondo, compresi gli stessi Stati Uniti, come il diritto alla salute, all’educazione, alla previdenza sociale, al salario uguale per un lavoro uguale, ai diritti dei bambini, e al diritto all’alimentazione, alla pace e allo sviluppo.
Con le sue modeste risorse, Cuba ha contribuito anche al miglioramento dei diritti umani in molti posti del mondo, nonostante le limitazioni che le impone la sua condizione di paese bloccato.
Gli Stati Uniti non sono in condizioni di darci lezioni. Abbiamo serie preoccupazioni per il rispetto e per le garanzie dei diritti umani in quel paese, dove ci sono numerosi casi di assassini, di brutalità e di abusi della polizia, in particolare contro la popolazione afroamericana; si viola il diritto alla vita come risultato delle morti causate da armi da fuoco; si sfrutta il lavoro minorile ed esistono gravi manifestazioni di discriminazione razziale; si minaccia di imporre ulteriori restrizioni ai servizi della salute che lascerebbero 23 milioni di persone senza assicurazione medica; esiste la disuguaglianza salariale tra uomini e donne; si emarginano gli immigrati e i rifugiati, in particolare quelli provenienti da paesi islamici; si vogliono erigere muri che offendono i popoli vicini; e si abbandonano gli impegni internazionali per preservare l’ambiente e affrontare il cambiamento climatico.
Allo stesso modo, sono motivo di preoccupazione le violazioni dei diritti umani commesse dagli Stati Uniti in altri paesi, come le detenzioni arbitrarie di decine di detenuti nel territorio illegalmente occupato dalla Base Navale di Guantánamo a Cuba, dove si è persino torturato; le esecuzioni extra-giudiziali e le morti di civili causate da bombe e dall’impiego di droni; e le guerre scatenate contro vari paesi come l’Iraq, sostenute da menzogne sul possesso di armi di distruzione di massa, con conseguenze nefaste per la pace, la sicurezza e la stabilità della regione del Medio Oriente.
Ricordiamo che Cuba è uno Stato Parte di 44 strumenti internazionali sui diritti umani, mentre gli Stati Uniti lo sono solo di 18, per cui abbiamo molto da mostrare, opinare, e difendere.
Confermando la decisione di ristabilire le relazioni diplomatiche, Cuba e gli Stati Uniti hanno ratificato l’intenzione di sviluppare relazioni rispettose e di cooperazione tra i due i popoli e i due Governi, basate sui principi e scopi sanciti nella Carta delle Nazioni Unite. Nella sua Dichiarazione, emessa il 1° luglio 2015, il Governo Rivoluzionario di Cuba ha riaffermato che “queste relazioni dovranno essere basate sul rispetto assoluto della nostra indipendenza e sovranità; sul diritto inalienabile di ogni Stato di scegliere il sistema politico, economico, sociale e culturale, senza ingerenze di qualsiasi tipo; e sull’uguaglianza sovrana e sulla reciprocità che costituiscono principi irrinunciabili del Diritto Internazionale”, come ha stabilito il Proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace, firmato dai Capi di Stato e di Governo della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC), nel suo II Vertice a La Habana, Cuba non ha rinunciato a questi principi né vi rinuncerà mai.
Il Governo di Cuba reitera la sua volontà di continuare il dialogo rispettoso e la cooperazione in temi di reciproco interesse, come la negoziazione dei temi bilaterali pendenti con il Governo degli Stati Uniti. Negli ultimi due anni è stato dimostrato che i due paesi, come ha espresso ripetutamente il Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, Generale dell’Esercito Raúl Castro Ruz, possono cooperare e convivere civilmente, rispettando le differenze e promuovendo tutto quello che sia positivo per entrambe le nazioni e popoli, ma non ci si deve aspettare che per questo Cuba realizzi concessioni inerenti alla sua sovranità e alla sua indipendenza, né che accetti condizionamenti di nessuna indole.
Qualunque strategia diretta a cambiare il sistema politico, economico e sociale a Cuba, sia che pretenda di ottenerlo attraverso pressioni e imposizioni, o utilizzando metodi più sottili, sarà condannata al fallimento.
I cambiamenti che siano necessari a Cuba, come quelli realizzati dal 1959 e quelli che stiamo portando avanti adesso come parte del processo di aggiornamento del nostro modello economico e sociale, continueranno a essere decisi in modo sovrano il popolo cubano.
Come abbiamo fatto dal trionfo del 1° gennaio 1959, assumeremo qualunque rischio e continueremo decisi e sicuri nella costruzione di una nazione sovrana, indipendente, socialista, democratica, prospera e sostenibile.
La Habana, 16 giugno 2017.

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