lunedì 19 giugno 2017

Francia. Macron conquista la maggioranza assoluta in Parlamento. Secondo le prime proiezioni En Marche conquista 355 seggi su 577. Marie Le Pen entra in Parlamento per la prima volta. Il segretario dei socialisti si dimette

Una maggioranza assoluta per far partire il cantiere delle riforme. Nonostante siano più modesti di quelli annunciati dai sondaggi in questi ultimi giorni, i primi dati pubblicati dopo la chiusura delle urne confermano quanto anticipato una settimana fa dopo il primo turno delle elezioni legislative.


Secondo le prime proiezioni, per i prossimi cinque anni l'emiciclo del Palais Bourbon sarà dominato dal gruppo dei marcheurs. I deputati macroniani dovrebbero aggiudicarsi 355 seggi su 577, superando abbondantemente i 289 necessari per avere la maggioranza parlamentare. Un risultato importante, che costringe gli avversari a spartirsi il resto dell'emiciclo. Ai Républicains dovrebbero andare 125 deputati, mentre il Partito Socialista se ne aggiudica 49, una ventina in più alla France Insoumise, dietro con 28 seggi.
Male il Front National, che con 8 rappresentanti non riesce nemmeno a raggiungere i quindici parlamentari necessari per formare un gruppo parlamentare. Tra le conferme di questo secondo turno, c'è anche quella sull'astensionismo, che raggiunge il picco del 56%. Un dato record, secondo molti analisti provocato dal disinteresse dei francesi nei confronti di queste elezioni, stanchi dopo otto mesi di campagna elettorale tra primarie e presidenziali.

Quella di Macron è una vittoria schiacciante, che conferma il momento di grazia che sta vivendo in questo periodo il neo eletto presidente. La macchina macroniana messa a punto poco più di un anno fa avanza come un rullo compressore, livellando il panorama politico francese, che resta impotente dinanzi al dinamismo dimostrato dal presidente in questo primo mese di governo. I timori sollevati nei giorni scorsi dall'opposizione in merito ai pericoli che potrebbero derivare da una maggioranza così ampia, e per certi versi così inesperta, non sembrano aver spaventato gli elettori.
Ormai Macron è pronto per avviare il cantiere delle riforme, sicuro di poter contare su una maggioranza che non ostacolerà i disegni di legge che verranno presentati in Parlamento. Tra questi, priorità a quelli sul lavoro e sulla moralizzazione della vita pubblica, le due proposte faro del programma presentato durante la campagna presidenziale che dovrebbero approdare in Assemblea già questa estate.
Per i suoi avversari, i prossimi mesi saranno quelli della riorganizzazione, tra riunioni di partito, congressi e ristrutturazioni interne. Orfana di un leader capace di imporre una linea politica coerente, la destra repubblicana potrebbe scindersi in due gruppi, tra chi promette un'opposizione forte alle proposte dell'esecutivo e chi, invece, è incline a un atteggiamento più conciliante. L'unico partito capace di attuare un minimo di ostruzionismo parlamentare si ritrova così impantanato nelle sabbie del dibattito interno.
In piena crisi anche il Front National di Marine Le Pen. Nonostante la leader frontista entrerà per la prima volta in Parlamento avendo stravinto nel suo feudo del Pas-de-Calais con il 58% dei voti, il partito fatica a riprendersi dopo la sconfitta incassata alle ultime presidenziali. I dissidi interni emersi in queste ultime settimane hanno portato l'estrema destra francese al collasso, incapace di riorganizzarsi in tempo per queste elezioni.
A sinistra, poi, regna l'incertezza e la confusione. La France insoumise di Jean-Luc Mélenchon, che ha vinto nella quarta circoscrizione di Marsiglia contro la marcheuse Corinne Versigny totalizzando il 34% delle preferenze, potrebbe allearsi con il partito comunista, formando un unico gruppo in Parlamento. Un matrimonio riparatore, visti gli attriti verificatisi in passato tra il tribuno della gauche e l'estrema sinistra, necessario però a compattare una forza di opposizione stabile e convincente.
Dal canto suo, i socialisti pagano il prezzo del precedente governo Hollande, il più impopolare nella storia della quinta Repubblica. Dopo aver appreso i risultati, il segretario generale del partito, Jean.-Cristophe Cambadélis, ha annunciato le sue dimissioni.

Nessun commento:

Posta un commento