controlacrisi Autore:
fabrizio salvatori
Secondo
lo studio “Global risk of deadly heat”, pubblicato su Nature Climate
Change da un team di ricerca multidisciplinare statunitense, «entro il
2100 il 74% della popolazione del mondo sarà esposta a ondate di caldo
mortali, se le emissioni di gas serra continuano ad aumentare a tassi
correnti». Lo studio aggiunge che se anche le missioni venissero
fortemente ridotte, «la percentuale della popolazione umana mondiale
colpita si prevede raggiungerà il 48%». Anche l’Italia non verrà
risparmiata e risulta una delle aree più a rischio d’Europa.
Il rapporto “Climate Change, Migration and Displacement” di Greenpeace Germania, inoltre, rivela che «Ogni anno 21,5 milioni di persone sono costrette a lasciare le proprie case a causa di siccità, tempeste o alluvioni. Se prendiamo in considerazione il solo 2015, si tratta di un numero quasi doppio rispetto alle persone costrette a fuggire da guerre e violenza».
Attualmente, in Italia la situazione climatica è già critica. Secondo la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome il rischio di siccità nel nostro Paese continua ad essere ad un livello critico e si cerca quindi sul territorio di organizzarsi e di cautelarsi rispetto ad un’estate che si annuncia ancora più calda degli anni passati. In molti territori già manca l’acqua sia potabile che per le coltivazioni e l’allevamento. Viene quindi chiesta la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale».
Dopo il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, anche quello dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha dichiarato lo stato di crisi idrica per l’intero territorio regionale, da Piacenza a Rimini, con un apposito decreto, nell’attesa che il Consiglio dei Ministri riconosca lo stato di emergenza nazionale, come richiesto dalla Regione solo pochi giorni fa. Il decreto introduce la possibilità di derogare agli attuali limiti di prelievo di acqua. Anche la Sardegna si sta preparando allo stato di calamità per tutta la regione: l’assessore regionale all’agricoltura, Pier Luigi Caria, ha annunciato che «Non è più necessario che tutti i Comuni lavorino con particolare impegno per inviare le richieste danni da siccità agli uffici di Argea. È infatti intenzione dell’Assessorato presentare apposita delibera in Giunta, per la richiesta di stato di calamità naturale al Governo, che riguarderà l’intero territorio della Regione Sardegna».
Intanto, dopo i giganteschi incendi che hanno fatto strage di persone e foreste in Portogallo, cresce anche in Italia la preoccupazione per gli incendi boschivi facilitati dalle alte temperature, dalla siccità e dai cambiamenti climatici. il Capo del Dipartimento della protezione civile, Fabrizio Curcio, ha evidenziato il problema delle Regioni non dotate ancora di propri mezzi aerei: «L’impegnativa settimana appena trascorsa in termini di interventi aerei sugli incendi boschivi da parte della flotta aerea nazionale e la tragedia che si sta consumando in Portogallo in queste ore deve farci essere ancora più attenti e pronti in merito a questo specifico rischio». Per questo Curcio ha invitato «tutte le Regioni che ancora non lo hanno fatto a dotarsi di una propria flotta».
Si tratta di Sicilia, Basilicata, Molise, Abruzzo, Marche e Umbria che, spiega la Protezione civile, «finora, hanno dichiarato di non avere disponibile alcun mezzo aereo per intervenire, laddove ce ne fosse bisogno, sugli incendi boschivi particolarmente impegnativi».
Secondo il Governo c’è da registrare un numero totale di incendi sostanzialmente in linea con l’anno 2015, seppure con un incremento della superficie complessivamente bruciata rispetto agli ultimi anni, in particolare in alcune regioni in cui la violenza del fenomeno è stata in taluni casi significativa. Il numero complessivo di incendi si conferma tuttavia, anche per il 2016, inferiore alla media degli incendi registrati sia negli ultimi 40 anni che dall’entrata in vigore della legge quadro n. 353 del 2000.
Il rapporto “Climate Change, Migration and Displacement” di Greenpeace Germania, inoltre, rivela che «Ogni anno 21,5 milioni di persone sono costrette a lasciare le proprie case a causa di siccità, tempeste o alluvioni. Se prendiamo in considerazione il solo 2015, si tratta di un numero quasi doppio rispetto alle persone costrette a fuggire da guerre e violenza».
Attualmente, in Italia la situazione climatica è già critica. Secondo la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome il rischio di siccità nel nostro Paese continua ad essere ad un livello critico e si cerca quindi sul territorio di organizzarsi e di cautelarsi rispetto ad un’estate che si annuncia ancora più calda degli anni passati. In molti territori già manca l’acqua sia potabile che per le coltivazioni e l’allevamento. Viene quindi chiesta la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale».
Dopo il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, anche quello dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha dichiarato lo stato di crisi idrica per l’intero territorio regionale, da Piacenza a Rimini, con un apposito decreto, nell’attesa che il Consiglio dei Ministri riconosca lo stato di emergenza nazionale, come richiesto dalla Regione solo pochi giorni fa. Il decreto introduce la possibilità di derogare agli attuali limiti di prelievo di acqua. Anche la Sardegna si sta preparando allo stato di calamità per tutta la regione: l’assessore regionale all’agricoltura, Pier Luigi Caria, ha annunciato che «Non è più necessario che tutti i Comuni lavorino con particolare impegno per inviare le richieste danni da siccità agli uffici di Argea. È infatti intenzione dell’Assessorato presentare apposita delibera in Giunta, per la richiesta di stato di calamità naturale al Governo, che riguarderà l’intero territorio della Regione Sardegna».
Intanto, dopo i giganteschi incendi che hanno fatto strage di persone e foreste in Portogallo, cresce anche in Italia la preoccupazione per gli incendi boschivi facilitati dalle alte temperature, dalla siccità e dai cambiamenti climatici. il Capo del Dipartimento della protezione civile, Fabrizio Curcio, ha evidenziato il problema delle Regioni non dotate ancora di propri mezzi aerei: «L’impegnativa settimana appena trascorsa in termini di interventi aerei sugli incendi boschivi da parte della flotta aerea nazionale e la tragedia che si sta consumando in Portogallo in queste ore deve farci essere ancora più attenti e pronti in merito a questo specifico rischio». Per questo Curcio ha invitato «tutte le Regioni che ancora non lo hanno fatto a dotarsi di una propria flotta».
Si tratta di Sicilia, Basilicata, Molise, Abruzzo, Marche e Umbria che, spiega la Protezione civile, «finora, hanno dichiarato di non avere disponibile alcun mezzo aereo per intervenire, laddove ce ne fosse bisogno, sugli incendi boschivi particolarmente impegnativi».
Secondo il Governo c’è da registrare un numero totale di incendi sostanzialmente in linea con l’anno 2015, seppure con un incremento della superficie complessivamente bruciata rispetto agli ultimi anni, in particolare in alcune regioni in cui la violenza del fenomeno è stata in taluni casi significativa. Il numero complessivo di incendi si conferma tuttavia, anche per il 2016, inferiore alla media degli incendi registrati sia negli ultimi 40 anni che dall’entrata in vigore della legge quadro n. 353 del 2000.
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