Al Consiglio Comunale del 31 maggio 2017, questo Comitato, presentava, con istanza fatta dal gruppo consiliare del Movimento -5 Stelle- che si ringrazia – una interpellanza relativa alla gestione del servizio idrigo integrato.
Con l’interpellanza si chiedeva all’Amministrazione comunale quale posizione avrebbe assunto all’interno del consiglio distrettuale di Napoli che deve indicare il tipo di gestione dell’Acqua: pubblica o privata; e, nel caso di opzione pubblica, di specificare se trattasi di gestione con azienda consortile speciale senza -scopo di lucro-. Negando ogni forma di altro status giuridico.
La risposta veniva affidata al tecnocrate Domenico Pianese – Vicesindaco- La risposta, verbale, ma più specificatamente dall’approfondimento del documento di stenotipia, la interpretiamo sintetizzandola così come dalla seguente articolazione:
1) Pur recependo che per un comitato, non avendo alcuna rappresentanza in consiglio, diviene legittima la ricerca di chi possa farsi carico di una istanza, sorge il dubbio nel momento in cui la ricerca è fatta contemporaneamente nei confronti di soggetti diversi. Nello specifico, al consigliere Palma dei 5S e al dott. Pianese della maggioranza.
2) Si riconosce la problematica dell’acqua quale materia assai delicata da non trattare superficialmente, quindi da sottrarla da appetiti di interesse particolari e trattarla invece nell’interesse generale.
3) Dopo una disquisizione sulla gestione dell’acqua presente nel nostro paese, in particolare sulle gestioni consortili e più propriamente di quelle gestite da enti pubblici, si evidenzia che non sempre si riscontra una correttezza nella gestione, ma semplicemente volontà di occupazione di posti di potere.
4) Si arriva dunque al nocciolo della questione. La risposta è : Acqua Pubblica, ma subito dopo si discute su che tipo di gestione pubblica e si demanda ai piani più alti di fare la scelta su che tipo di gestione pubblica.
LE NOSTRE OSSERVAZIONI:
1) Il Comitato, proprio perché tratta la questione dell’acqua quale materia delicata e di interesse generale così come si riconosce, la riconduce alla trasversalità di qualsiasi posizione politica. Guardando con attenzione però, chi la assume nei fatti concreti non solo a parole. E nello specifico ai 5S che dell’acqua ne fanno una componente essenziale della loro azione politica. E, seppure altri riferimenti si dichiarano propensi a tale problematica, noi non abbiamo trovato allo stato, chi concretamente assumesse la nostra iniziativa. Il riferimento poi, contemporaneo, al ViceSindaco, è stato fatto in quanto figura tecnica Istituzionale che ci pare il minimo per un approccio fattibile. Due corsie a nostro avviso regolari nel confronto democratico. Sottolineamo inoltre, che ogni altra istanza presentata direttamente da questo comitato, non ha avuto mai alcuna risposta.
2) La materia dell’acqua, considerata assai delicata, non può essere trattata svincolandola dal concetto universale quale bene comune, ed in quanto tale, non basta gestirla genericamente con la formula pubblica ma assicurandola, completando questa formula, al concetto –senza scopo di lucro-. Allo stato attuale, è solo l’azienda speciale che può garantire una gestione del servizio idrico “senza scopo di lucro”.
3) E’ pur vero che gestioni dirette da Enti pubblici non sono delle più virtuose. Ma al dir proprio del vero ce sono anche di quelle virtuose. Ma noi diciamo, che se un bene collettivo è gestito male non per questo deve essere svenduto. Si interviene per correggere e comunque preservare il bene pubblico.
4) La risposta data nel complesso è monca. Manca la sostanza. Un Comune deve assumere una posizione netta in proprio, in quanto rappresentante diretto della comunità, e non demandare, con una posizione sfuggente dalla vera natura dell’acqua in quanto elemento di non rilevanza economica, cosi come espresso dalla volontà popolare con il referendum 20
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