lunedì 22 dicembre 2014

Province, continua l'occupazione e lo scontro dei sindacati con il Governo.

Continua in tutta Italia l’occupazione degli uffici delle Province da parte dei dipendenti pubblici che rischiano ora di rimanere senza lavoro, mentre molte Province temono il default finanziario. 

controlacrisi.org fabrizio salvatori
Il presidente dell’Upi, Alessandro Pastacci, pur dando ampie rassicurazioni sul pagamento degli stipendi, ha fatto sapere che “se la legge di Stabilità non cambierà non sarà possibile garantire ai cittadini tutti i servizi che oggi vengono erogati, dalla manutenzione delle strade alla gestione delle scuole. Per Michele Gentile, responsabile dei problemi della pubblica amministrazione della Cgil nazionale, la legge non prevede un meccanismo unico e quindi rischia di essere una soluzione diversa per ogni situazione, mentre non è ancora stato risolto il problema dei 1000 precari i cui contratti stanno per scadere con la fine dell’anno.

Il pericolo che tutto si risolva in una guerra tra poveri è avvertito, tra le righe, anche dall'Upi. Sulle risorse, per Alessandro Pastacci, presidente dell'Upi, "non un solo passo avanti è stato fatto e con il taglio di un miliardo a Province e Città metropolitane non solo il mantenimento dell'erogazione di servizi essenziali e' a rischio, ma si profila il default per molti enti. E' davvero incomprensibile che un Governo che tanto si è speso per approvare la riforma Delrio, oggi decida di non
investire sulla sua attuazione, ma anzi costruisca un percorso a ostacoli sempre più insormontabili, togliendo risorse a Province e Città metropolitane prima ancora che una sola funzione o un solo servizio sia stato spostato in capo agli altri enti".

Usb, a sua volta, insinste proprio sull'urgenza di far assorbire le funzioni di area vasta dalle regioni, assieme a tutto il personale. In una nota Daniela Mencarelli, della direzione nazionale della Usb pubblico impiego punta il dito contro Cgil, Cisl e Uil, "pronte ad accogliere il disegno di riordino delle province, possibile apripista a tutto il pubblico impiego, che comporterà l'esubero di circa 20.000 dipendenti". Cgil,Cisl e Uil hanno chiesto il ritiro dell'emendamento che porta al licenziamento tra due anni, del cinquanta per cento degli organici.  "Ancora una volta il monopolio sindacale di Cgil, Cisl e Uil - si legge nella nota - si prepara ad accogliere favorevolmente le scelte del Governo purché gli sia consentito sedere al tavolo della concertazione" dichiara Mencarelli. "La terapia narcotizzante usata dai sindacati della concertazione ha prodotto un brusco risveglio per le previsioni contenute nella legge di stabilità in cui, le risorse per pagare il personale vengono drasticamente tagliate, così come le piante organiche che saranno ridotte del 50% per le province e del 30% per le città metropolitane" incalza la sindacalista della Usb.

Anche per i Cobas, il semplice ritiro dell’emendamento (nella Legge di stabilità) specifico sulle Province non è sufficiente, "noi chiediamo ben altro e non possiamo certo condividere l’attendismo con cui l’Upi (unione delle province) e Anci (unione dei comuni) attendono che il Parlamento faccia i suoi passi per ritirare solo un emendamento", si legge in un comunicato.

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