Continua
in tutta Italia l’occupazione degli uffici delle Province da parte dei
dipendenti pubblici che rischiano ora di rimanere senza lavoro, mentre
molte Province temono il default finanziario.
Il presidente dell’Upi,
Alessandro Pastacci, pur dando ampie rassicurazioni sul pagamento degli
stipendi, ha fatto sapere che “se la legge di Stabilità non cambierà non
sarà possibile garantire ai cittadini tutti i servizi che oggi vengono
erogati, dalla manutenzione delle strade alla gestione delle scuole. Per
Michele Gentile, responsabile dei problemi della pubblica
amministrazione della Cgil nazionale, la legge non prevede un meccanismo
unico e quindi rischia di essere una soluzione diversa per ogni
situazione, mentre non è ancora stato risolto il problema dei 1000
precari i cui contratti stanno per scadere con la fine dell’anno.
Il
pericolo che tutto si risolva in una guerra tra poveri è avvertito, tra
le righe, anche dall'Upi. Sulle risorse, per Alessandro Pastacci,
presidente dell'Upi, "non un solo passo avanti è stato fatto e con il
taglio di un miliardo a Province e Città metropolitane non solo il
mantenimento dell'erogazione di servizi essenziali e' a rischio, ma si
profila il default per molti enti. E' davvero incomprensibile che un
Governo che tanto si è speso per approvare la riforma Delrio, oggi
decida di non
investire sulla sua attuazione, ma anzi costruisca un
percorso a ostacoli sempre più insormontabili, togliendo risorse a
Province e Città metropolitane prima ancora che una sola funzione o un
solo servizio sia stato spostato in capo agli altri enti".
Usb, a
sua volta, insinste proprio sull'urgenza di far assorbire le funzioni
di area vasta dalle regioni, assieme a tutto il personale. In una nota
Daniela Mencarelli, della direzione nazionale della Usb pubblico impiego
punta il dito contro Cgil, Cisl e Uil, "pronte ad accogliere il disegno
di riordino delle province, possibile apripista a tutto il pubblico
impiego, che comporterà l'esubero di circa 20.000 dipendenti". Cgil,Cisl
e Uil hanno chiesto il ritiro dell'emendamento che porta al
licenziamento tra due anni, del cinquanta per cento degli organici.
"Ancora una volta il monopolio sindacale di Cgil, Cisl e Uil - si
legge nella nota - si prepara ad accogliere favorevolmente le scelte del
Governo purché gli sia consentito sedere al tavolo della concertazione"
dichiara Mencarelli. "La terapia narcotizzante usata dai sindacati
della concertazione ha prodotto un brusco risveglio per le
previsioni contenute nella legge di stabilità in cui, le risorse per
pagare il personale vengono drasticamente tagliate, così come le
piante organiche che saranno ridotte del 50% per le province e del 30%
per le città metropolitane" incalza la sindacalista della Usb.
Anche
per i Cobas, il semplice ritiro dell’emendamento (nella Legge di
stabilità) specifico sulle Province non è sufficiente, "noi chiediamo
ben altro e non possiamo certo condividere l’attendismo con cui l’Upi
(unione delle province) e Anci (unione dei comuni) attendono che il
Parlamento faccia i suoi passi per ritirare solo un emendamento", si
legge in un comunicato.
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lunedì 22 dicembre 2014
Province, continua l'occupazione e lo scontro dei sindacati con il Governo.
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