Sono stati tra i più penalizzati dall'ultima legge di stabilità, per stessa ammissione del suo primo estensore, il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Per questo, con la legge di stabilità 2014 ancora calda di approvazione, Renzi si è già impegnato per una nuova promessa, calendarizzata già per il 2015, spiegando che per le "giovani partite Iva" è "sacrosanto un intervento correttivo e mi assumo la responsabilità di fare un provvedimento ad hoc nei prossimi mesi".
Come, è presto per dirlo. I consiglieri economici di Palazzo Chigi sono alle prese con le ultime limature dei primi due decreti attuativi del Jobs Act e se ne riparlerà solò a partire dal prossimo anno. I punti da correggere, intanto, non sono pochi.
I "nuovi minimi". A fare imbestialire il "popolo delle partite Iva" è stata soprattutto la riforma del nuovo regime dei minimi, che ha triplicato l'aliquota fissa dal 5 al 15%, riducendo per molte categorie, come i giovani professionisti, la soglia massima di ricavi per accedere al nuovo regime. Niente più soglia massima di 30 mila euro uniforme per tutti, ma tetti differenziati. A vantaggio da alcune categoria che possono beneficiare, diversamente da prima, del nuovo regime, ma a scapito di molti che - non rientrando - si troveranno così a far riferimento al regime Irpef tradizionale, sensibilmente più alto.
"Abbiamo ridotto alle partite Iva le tasse di circa un miliardo, per circa un milione di destinatari - ha detto oggi Renzi - Ma il meccanismo, molto intelligente e coerente dal punto di vista tecnico, fa molto arrabbiare i giovani professionisti perché la suddivisione interna dell'intervento ha premiato un po' troppo i commercianti e gli artigiani, che pure ne hanno bisogno, rispetto ai giovani professionisti. Sono il primo a non essere molto soddisfatto del testo su questo punto, serve più attenzione". Va ricordato, in ogni caso, che il governo ha lasciato che quanti sono entrati già nel vecchio regime potessero restarci fino a scadenza naturale. Per loro, cioé, niente è destinato a cambiare.
I contributi in salita. Ma non è l'unica modifica ad aver mandato su tutte le furie gli autonomi. Dal prossimo scatterà l'aumento programmato dalla riforma Fornero che porterà l'aliquota contributiva per gli iscritti alla gestioni separate dal 27% al 33% entro il 2018. Per chi è costretto a versare autonomamente i propri contributi l'effetto sarà evidente, ma anche per alcuni titolari di contratti atipici, che versino i contributi alle gestioni separate, cui viene trattenuta una quota di un terzo del proprio stipendio per pagare i contributi, si vedranno progressivamente erodere la propria busta paga. Un esempio: per un co.co.co con uno stipendio lordo da 1500 euro al mese, alla fine dei tre anni, nella busta paga mensile ci saranno circa 30 euro in meno.
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