mercoledì 31 dicembre 2014

Il "ritmo" degli italiani? Soffrire la fame in sei milioni. Ecco cosa ha prodotto la crisi. La faccia tosta del ministro Martina e l'elemosina di Renzi.


Ieri il ministro Martina, che Renzi ha messo alle Politiche agricole, rendeva edotti gli italiani sul fatto che la crisi ha prodotto sei milioni di persone che soffrono di “povertà alimentare”. Fuori della edulcorante metafora sociologica, questo dato vuol significare che una quantità di persone pari a due grandi città messe insieme soffrono la fame in Italia in questo momento. Una bella faccia tosta potrebbe osservare qualcuno. Una faccia tosta necessaria, che è servita a Martina per fare la propaganda di un non meglio specificato “piano alimentare” che da qui al 2020 con oltre 400 milioni di fondi europei e 70 milioni di risorse messe dallo Stato proverà a far fronte all’emergenza. Qui non si tratta nemmeno più dello Stato caritatevole ma dello Stato che fa la carità. Anzi, vista l’esiguità delle cifre si tratta di una vera e propria elemosina. Da notare che ce ne sono tre volte tanti (poco più di 17 milioni) che secondo la Cna sono a rischio di disagio sociale. Disagio sociale non vuol dire soffrire la fame ma non riuscire a pagare le bollette, essere indebitati e non poter mandare i propri figli all'università.  
controlacrisi.org fabio sebastiani
Intanto, l’Unc ci fa sapere che i consumi delle famiglie dal 2008 al 2013 sono letteralmente precipitati. Secondo l’Unione nazionale consumatori a pagare il prezzo più alto sono le cosiddette famiglie numerose.
In particolare lo studio, basato su dati dell'Istat, registra "un crollo record, pari dell'11,63%, per i consumi delle coppie con tre o più figli, con una riduzione in valore assoluto di 4.526,88 euro su base annua (dai 38.933,4 del 2008 ai 34.406,52 del 2013)". Ma non doveva essere lo Stato delle “politiche per la famiglia"? Al secondo posto, le coppie con due figli. I consumi annui per questa tipologia familiare scendono dai 37678,8 del 2008 ai 34691,16 del 2013, con una riduzione percentuale del 7,93% e una diminuzione in valore assoluto pari a 2987,64 euro". "Al terzo posto di questa poco confortante classifica -fa notare l'Unc- le coppie con un figlio, che vedono ridursi i consumi annui dai 35910,36 euro del 2008 ai 33594,36 euro del 2013, con un calo del 6,45%, equivalente a 2316 euro su base annua". Si evidenzia, inoltre, che "questi dati sono relativi alla spesa in valore delle famiglie, incorporano cioè sia la dinamica delle quantità che dei prezzi: in termini reali, dunque, il crollo è assai maggiore".

Se con la crisi le famiglie a reddito fisso hanno tagliato complessivamente la propria spesa di 1.283 euro annui rispetto alla spesa media delle famiglie (pari al -4,5%), quelle colpita da cassa integrazione raggiunge invece ben -3.497 euro (pari al -12,4%). Secondo l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, che ha basato le proprie stime su dati Istat e sulle proprie rilevazioni per il 2014,.i settori maggiormente colpiti dai tagli sono quello dell'abbigliamento e delle calzature e dell'arredamento. Significativi i tagli nel settore dell'alimentazione
e della salute. "Alla luce di tali dati - dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef - è evidente la necessità di un intervento urgente del Governo, improntato al rilancio dell'occupazione e del potere di acquisto delle famiglie. Non dimentichiamo, infatti, che sulle spalle di molte famiglie a reddito fisso pesa il mantenimento di giovani e meno giovani che non trovano o hanno perso il lavoro. Per questo il primo passo per la ripresa è necessariamente l'avvio di un Piano Straordinario per il Lavoro".

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