venerdì 22 novembre 2013

MATTEO PUCCIARELLI – I pidocchi alla tua sinistra e la retorica stronza dei figli di papà.

I No Tav imbrattano la storica sede del Pci-Pds-Ds-Pd di via dei Giubbonari a Roma, sdegno e orrore diffuso. Sdegno e orrore più che altro perché qualche cretino ha scritto “Pci bastardi”, e non si capisce bene che collegamento possa esserci tra Pci e Pd. Eppure rileggendo i commenti sdegnati a comando a corredo dell’atto, viene da dire che in effetti la forma mentale è rimasta la stessa.


mpucciarelli2 Ai tempi del Pci chi stava alla sinistra del Pci, chi stava fuori dalla chiesa rossa, era automaticamente o un borghese al soldo del nemico, o un figlio di papà che giocava a fare la rivoluzione con lo Spider in garage. Un retorica che resiste ancora oggi: e allora il No Tav che ti contesta – anche in maniera dura, sicuramente troppo dura, perché prendere di mira una sede di partito è stupido sempre – è automaticamente un “fascista” (magari rosso, come si diceva nel secolo scorso) o un radical chic con il culo parato. Meccanismo facilissimo di autodifesa, utile per non farsi mai un esame di coscienza e per non rivedere mai le proprie posizioni.
Posto che, tocca ribadirlo, la violenza di chi tenta di sfondare una serranda è da censurare, dalle parti del Pd manca quasi totalmente il pensiero critico necessario per fermarsi un attimo e domandarsi: ma perché vengo contestato? Perché questa rabbia nei miei confronti? È più “fascista” fare casino fuori da una sede di partito oppure ordinare con educazione la militarizzazione di una valle per un’opera evidentemente assurda? Chi è più dissennato?

Ma tornando alla retorica stronza dei figli di papà, fa ancora più ridere che chi si pone su posizioni a sinistra del Pd (non che sia così difficile al giorno d’oggi) venga tacciato di borghesismo. Primo perché nel Pd stesso la classe operaia e popolare non c’è più da un bel pezzo (il Pd è il terzo partito votato dagli operai, il terzo tra gli studenti); secondo perché liquidare togliattianamente a mo’ di pidocchio sulla criniera il contestatore da sinistra è tanto facile quanto fuori da ogni realtà. Essendo il Pd non più il partito che difende i diritti dei più deboli, ma un soggetto politico interclassista che da almeno venti anni – all’atto pratico ma pure con le parole – mette sullo stesso piano i “diritti” di chi sfrutta e quelli di chi è sfruttato. A discapito degli ultimi, ovviamente, che partono svantaggiati.
Se la sinistra, come credo, è prendere le parti di qualcuno a discapito di qualcun altro, allora ritrovarsi a sinistra del Pd non è roba da gauche caviar né un lusso per abbienti. È una scelta di campo consapevole e originata «da un impulso prepolitico, una radice antropologica» di chi «davanti alle disparità di classe o di censo o di condizione sociale (…) si scandalizza» (parole di Marco Revelli). Resto convinto di un fatto: chi la «disparità di classe» l’ha vissuta davvero, nel proprio grande o piccolo mondo, si preoccupa più per i miliardi di euro buttati per una linea ferroviaria inutile che per un’insegna di partito imbrattata.
Matteo Pucciarelli

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