Vorremmo
dare voce e visibilità ad un caso particolarmente toccante, quello di
Valentina Tognoli, di Novara, 31 anni, operata al naso 5 giorni dopo la
sua laurea, nel 2007, e da allora costantemente e drammaticamente
torturata da un dolore insopportabile, per il quale solo la canapa
sembra sia efficace. Dopo aver inutilmente provato tutti i farmaci, è
riuscita ad avere l’autorizzazione a procurarsi la canapa in farmacia,
ma a prezzi 3 volte superiori a quelli del mercato nero, circa 30 euro
al grammo, una spesa insostenibile per i malati, oltretutto per ottenere
quantitativi di canapa medicinale decisamente insufficienti per un
dolore così intenso e costante.
Con le testimonianze di Valentina e sua
madre Teresa Nicolotti, vogliamo denunciare ancora una volta la
situazione economicamente impossibile, in Italia, nella quale vengono
messi i malati che possono trarre sollievo solo dalla canapa, quando non
li si arresta assurdamente come spacciatori “presunti per legge” perché
se la coltivano.
Al tempo stesso, vogliamo lanciare un appello, nella ricerca di
qualcuno che possa aiutare questa famiglia a risolvere il calvario
quotidiano di questa ragazza.
Pierpaolo Grilli – ASCIA
Queste le testimonianze di Valentina Tognoli e di sua madre Teresa Nicolotti:
Il 30/10/2007 sono stata operata
chirurgicamente al naso (tutti i medici sono attoniti e non si
pronunciano…) e dalla fine dell’anestesia ho avuto un dolore
impossibile, insopportabile, mi rende la vita una prigione dolorosa. La
sofferenza è il mio calvario quotidiano, che non mi abbandona mai.
Ho consultato specialisti, centri di
terapia del dolore, di tutto e di più, il dolore neuropatico cronico è
resistente a tutti i farmaci (li ho provati tutti, fans, antiepilettici,
antidepressivi , compresi quelli alla morfina, con i vari effetti
collaterali……). Da due anni con mille difficoltà sono riuscita ad
alleviare il dolore con farmaci al THC, cioè cannabis, Bedrocan e da
poco Bediol, ad un costo elevatissimo a totale carico del paziente, e
quando gli attacchi di dolore sono più forti assumo Tachipirina 1000 o
Difmetrè o Tachidol.
Ho reddito zero, sono impossibilitata a lavorare. Ho bisogno di cure e assistenza.
La commissione Invalidità per tre volte
mi ha dato il 67% d’invalidità permanente e mi ha detto che non si può
fare di più, come se la patologia fosse un lusso !
I miei genitori pensionati mi curano, ma ora sono stremati dalle spese mediche.
La regione Piemonte mi dice di
rivolgermi ai servizi socioassistenziali, i servizi sociali dicono che è
un problema sanitario. L’azienda ospedaliera dichiara di non avere
alcuna responsabilità medica professionale. Le istituzioni rimandano da
un ufficio all’altro, quando chiedo aiuto, diritto alla salute, diritti
umani.
I miei genitori non si arrendono di
fronte agli immensi disservizi istituzionali, continuano a informarsi, a
scrivere, perché io non ce la faccio, sono loro che mi accompagnano
nelle visite, pagano. Ora le pensioni non bastano più, non sono
sufficienti a pagare le tasse, le spese condominiali, ecc . bastano per i
miei farmaci e con oculatezza per le spese indispensabili per
ilQuotidiano vivere. Hanno messo in vendita la casa, sottocosto.
Ho chiesto intervento d’aiuto straordinario, nessuno risponde: non è di loro competenza.
Nessuno aveva previsto un caso di
malasanità simile, non rientra nei parametri dell’invalidità civile,
anche se l’elemosina del contributo previdenziale non basterebbe a
pagare le spese sanitarie. Da sei anni vivo questo dolore.
L’indifferenza e la solitudine sono il comune denominatore della malattia.La resistenza alle ingiustizie è più forte dell’angoscia e della disperazione, che sarebbero più comode a una burocrazia del sistema. Non posso neppure far la valigia e andare a lavorare, né lo possono fare i miei genitori, hanno venduto i loro ricordi e ora che cosa devono mettere in vendita? La mia patologia?
Non si può abbandonare un malato a due genitori pensionati!
Chiedo giustizia e legalità secondo la
costituzione, la compassione sarebbe un dono dell’umanità. Non mi sono
mai rivolta agli organi della comunicazione, non chiedevo pubblicità del
dolore fisico e della disgrazia. Speravo che il tempo e la ricerca mi
aiutassero. Ho notato che ci sono evidenti conflitti d’interesse, minimi
di fronte al mare dei miliardi che si sprecano… Chi adotterà il mio
caso di sofferenza?
Vi chiedo quale trasmissione televisiva mi potrebbe ascoltare?
Ho provato a mandare email alle iene, a
Barbara D’urso, mi manda raitre, avete consigli a chi mi potrei
rivolgere, che mi ascolterebbe? Grazie a tutti quelli che mi
risponderanno, buona giornata, Vale.
A scrivere sono sempre io, Teresa. Valentina non ce la fa.
Nel 2006-07 notavo che dormiva con tanti
cuscini, le chiedevo il motivo e lei mi rispondeva che se dormiva
supina si sentiva soffocare. Al che ci rivolgemmo all’otorino che disse
che era necessario l’intervento di settoturbinoplastica, ne consultammo
un altro e disse la medesima cosa. Fece la Tac. Il 25/10/2007 si laureò e
il 30/10/2007 fu operata di settoturbinoplastica, un intervento che
fanno tanti ,risolvibile in pochi giorni.
Per Valentina è iniziata la tortura:
subito dopo, finita l’anestesia, avvertì un fortissimo dolore al naso e
agli occhi, dolore che non è mai scomparso.
Ha assunto antidolorifici antibiotici ha
provato tutti i farmaci, abbiamo consultato tantissimi specialisti
otorini,neurologi, nessuno sa come rimediare il danno fatto. Un dottore
l’ha rioperata a Bologna, ma il dolore continua come sempre. Nell’
intervento sono state lese le terminazioni nervose, compreso il
trigemino, con imbrigliamento di nervi… Il naso è un organo
delicatissimo. Sono state provate tante terapie, con nessun esito.
(agopuntura, stimolazioni tanscraniche, toccature anestetiche).
La diagnosi è dolore neuropatico cronico
in esito chirurgico. (il bisturi chissà come lo manovrava! ). Dopo tre
anni rileggendo i documenti ci siamo accorti che la Tac dice che era
tutto nella norma, il setto nasale era in asse e il chirurgo
nell’intervento glielo ha spaccato. E si predica etica, legalità,
giustizia. Pazienza!
Due anni fa ha iniziato ad assumere la
cannabis con ricetta medica (il percorso per ottenere la prescrizione
non sto a descriverlo), comunque con la cannabis trovò un certo
sollievo, con attacchi di dolore al pomeriggio e alla sera e allora
aggiunge Tachipirina 1000, Difmetrè.
La prima volta che cominciò ad assumere
la cannabis, l’andai a comprare ad Amsterdam, in farmacia, con ricetta
di un medico olandese, meravigliato dell’Italia; l’assume in tisana, da
due mesi con vaporizzatore.
Da un mese ha ottenuto la cannabis
Bediol con un risultato migliore. Però il pomeriggio e la sera il dolore
è più forte, tanto che ha difficoltà anche a parlare.
Il caso è noto a Andrea Trisciuoglio
(LaPaintiamo), tramite telefono, a Stefano Balbo (Associazione Canapa
Terapeutica), che le ha dato molti consigli sul dolore. Se ne parla nel
libro di Fabrizio Dentini, con cui aveva parlato Valentina.
I dottori non sanno che cosa fare, dicono di assumere quello che dà più sollievo. Tutte le spese sono a nostro carico.
Abbiamo fatto un procedimento d’urgenza in Tribunale contro l’Asl di
Novara perché pagasse la cannabis importata dall’Olanda, e il giudice ha
emesso una sentenza piuttosto strana. Ora aspettiamo il processo civile
contro l’Ospedale, anche se il dolore di Valentina è più importante.Ho cercato di dire i fatti più rilevanti e gravi, e l’origine.
E’ difficile scrivere di se stessi, in prima persona.
Teresa e Valentina
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