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Segnaliamo
all’attenzione dei nostri soci e utenti, il numero de “L’Espresso” in
edicola, che contiene un approfondito dossier sulla legalizzazione della
cannabis.
Riportiamo in forma integrale
l’intervento di Chicco Testa con il quale (questa volta) ci riconosciamo
totalmente, condividendo in pieno la sua analisi.
Articolo di Chicco Testa. Fonte: http://espresso.repubblica.it/
Diversi decenni di politiche
proibizioniste nei confronti della produzione, del commercio e del
consumo di droghe hanno prodotto un vincitore assoluto: il
narcotraffico.
Miliardi di dollari (e di euro) sono
finiti nelle tasche dei trafficanti di tutto il mondo, mettendo a loro
disposizione somme ingenti di denaro contante, che sono state
reinvestite in molteplici attività economiche. Un pozzo di San Patrizio,
creato da stupide leggi. E c’è un perdente altrettanto chiaro.
Gli Stati di tutto il mondo che hanno
investito, senza successo, altre ingenti somme nelle politiche
repressive. Una buona parte delle forze di polizia sono obbligate, a
fronte di delitti ben più gravi e socialmente pericolosi, ad impiegare
uomini, tempo e strutture in una vana opera repressiva. Negli Usa, fino a
ieri gli ispiratori della repressione su scala mondiale, si calcola che
almeno cento milioni di americani abbiano fatto uso di marijuana.
Compresi gli ultimi tre presidenti! Eppure alle loro e nostre spalle vi è
la storia del proibizionismo e dell’inutile lotta ingaggiata all’epoca
dalla polizia americana, conclusasi, questa sì, con la sconfitta dei
trafficanti: grazie all’abolizione del proibizionismo stesso.
Sembra difficile negare che alcol (e
tabacco) producano danni fisici e dipendenze ben più gravi di molte
droghe. Ma gli Stati hanno giustamente preferito venire a patti con
queste tipologie di “droghe”, lasciando all’individuo e al suo libero
arbitrio la decisione di come farne uso e utilizzando i consumatori come
fertili vacche da mungere fiscalmente. Ma a forza di registrare
fallimenti e arricchire le narcomafie qualche brusca inversione di
tendenza comincia a farsi largo. Almeno per quanto riguarda le sostanze
percepite come meno impattanti. Le cosiddette droghe leggere, marijuana
in primo luogo, consumata in maniera casuale da milioni di persone anche
in Italia. In Europa circa tre milioni di persone la consumerebbero
giornalmente (European Drug Report).
Negli Usa, per esempio, Maine, Vermont,
Montana, Colorado, California, Nevada Washington, Oregon, New Jersey,
Rhode Island, Michigan, New Mexico, Alaska e Hawaii ne consentono l’uso
medico, compresa la cura dell’insonnia. Idem in Canada. In alcuni di
questi Stati il consumo è permesso anche a scopo ricreativo ed un’altra
decina di Stati sta per passare legislazioni simili. Il volume d’affari
della marijuana “legale” è valutato in circa 1,5 miliardi di dollari, in
crescita fino a 6 miliardi, dopo che altri popolosi Stati si sono
aggiunti. Tutti soldi sottratti alle mafie. Alcuni centri di ricerca
hanno stimato che il risparmio complessivo per gli Usa potrebbe
aggirarsi intorno ai 13 miliardi di dollari, fra spese risparmiate dalle
operazioni di repressione e ricavi fiscali. Senza contare, ancora una
volta, la quota di business sottratta alla criminalità. Né trattasi di
politiche solo americane. L’Uruguay ha passato una legislazione molto
liberale ed addirittura ha fissato il prezzo di 1 grammo di cannabis a
2,5 dollari con lo scopo di battere il mercato illegale. La Colombia si
appresta a fare lo stesso ed il presidente del Messico riconosce il
completo fallimento delle vecchie politiche e chiede un’alternativa
“market oriented”. Tutto il Sudamerica guarda nella stessa direzione,
dopo essere stato per anni spinto proprio dagli Usa verso politiche
ultra-repressive, che hanno fatto decine di migliaia di morti e
consegnato interi paesi alla criminalità.
La polizia inglese ha deciso, con
l’appoggio del governo, di “lasciar perdere” di fronte al possesso di
piccole quantità. E l’Italia? L’Italia aveva fino a pochi anni fa una
legislazione un po’ più tollerante. Ma la necessità di fare la faccia
feroce ha partorito la Fini-Giovanardi e fatto sì che su 64 mila
detenuti totali ben 25 mila siano dentro per queste tipologie di reati.
In compenso qualsiasi comico televisivo domanda ai suoi interlocutori
con aria sbarazzina «cosa hai fumato questa mattina?».
Fosse il caso di darci una mossa e tornare ad essere un Paese un po’ più tollerante?
Chicco Testa
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