domenica 23 febbraio 2020

IL RITORNO – SU INSTAGRAM L’EX DEPUTATO RACCONTA IL MANIFESTO POLITICO, DOVE INVOCA “UNA LEGGE DURISSIMA SUL CONFLITTO D’INTERESSI”. A GIORNI IL RIENTRO DALL’IRAN

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(di Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano) – L’ex trascinatore che sta tornando dall’Iran ha in tasca la sua “proposta politica”, idee e nomi per il Movimento prossimo venturo, e un telefono colmo di messaggi di 5Stelle di vario ordine e grado che vogliono stare dalla sua parte, a prescindere. Ormai Alessandro Di Battista ha già una bozza di manifesto con alcuni punti chiave, “nazionalizzazione”, “rafforzamento dello Stato sociale”, “legge sul conflitto d’interessi”, e di fatto anche una squadra. E su Instagram lo rivendica: “Sto lavorando con un gruppo di persone valide a una proposta, solo idee e progetti”. Non vuole posti, giura: “Ho voglia di dare una mano, ma non chiederò nessuna poltrona: dirò la mia”.
Però una voglia ce l’ha Di Battista, essere il punto di riferimento e magari il capo politico dei Cinque Stelle. Ma prima di decidere per davvero, dovrà liberarsi di tanti dubbi e ignorare certe proposte, anche quelle che non gli sono ancora arrivate. Nel dettaglio quelle di Luigi Di Maio, l’ex capo che si sta già organizzando per tornare a dare le carte, per interposti leader (Appendino e proprio Di Battista, per esempio) o in prima persona. Di sicuro con Di Battista si è sentito regolarmente, anche in queste settimane. Ma Di Maio e l’ex deputato, dicono, non hanno ancora mai parlato di quello di cui dovranno per forza parlare, ossia dei rispettivi piani. Perché Di Maio pensa di cooptare l’ex deputato nel suo progetto, innanzitutto per non averlo come avversario, visto che Di Battista può muovere tanta base e un pezzo del corpaccione parlamentare.

Così ne discuteranno presto, perché da qui a fine mese Di Battista rientrerà dall’Iran. E i loro incontri saranno il vero snodo verso gli Stati generali, il congresso del Movimento che è un mistero per nulla buffo, ancora privo di regole, sede e data, e non a caso la sola ipotesi di un ulteriore rinvio a luglio ha provocato un diluvio di proteste. Tutte contro il reggente Vito Crimi, capo provvisorio che già sente il peso delle mille rogne, a partire dalla collocazione politica. Un nodo che però è anche il principale punto di contatto tra Di Maio e Di Battista, e infatti ieri l’ex deputato è stato dritto: “Il nostro unico futuro è la terza via, ma non si può banalizzare tale concetto parlando esclusivamente della collocazione del Movimento alle elezioni che sono il mezzo, non il fine”. E terza via è la stessa formula che Di Maio e i suoi, prima tra tutti Laura Castelli, rilanciano da settimane. Su quello Di Battista è perfettamente in linea, come era con Di Maio quando cercò inutilmente di fermare il governo con il Pd, lo scorso agosto. D’altronde anche dall’Iran ha dato segnali chiari. Quando qualche settimana fa un’assemblea degli attivisti in Campania ha scandito un netto no all’accordo con i dem con le Regionali, Di Battista lo ha detto ai suoi: “Normale che finisse così, era prevedibile”.
L’ex deputato ritiene che la gran parte della base sia contraria ad alleanze anche tecniche con il Pd, figurarsi se strutturali. E infatti i dem sono già preoccupati. Dopodiché, a chi in queste ore gli ha parlato di liti su alleanze e Stati generali, lo ha giurato: “Non voglio infilarmi in certe beghe, nel politichese, voglio occuparmi di temi”. E ieri su Instagram ne ha disseminati alcuni: “Va rafforzato lo Stato sociale, la parola nazionalizzazione deve tornare a essere una parola bella, e va costruito un multiculturalismo sempre più forte in politica estera. E va fatta questa cazzo di legge sul conflitto di interessi, durissima”. Il tutto verrà tradotto in un documento fatto di punti programmatici a cui Di Battista lavora da settimane, innanzitutto con l’eurodeputato siciliano Ignazio Corrao (amico di vecchia data, laziale come lui) e la senatrice ed ex ministra Barbara Lezzi. Sono loro i motori del “gruppo” a cui fa riferimento Di Battista. E non a caso in serata Corrao scrive su Facebook: “È cosa nota che io sia legato a Di Battista, e ho sofferto per la sua mancanza come gran parte del M5S. Ci sono tanti temi su cui vanno prese posizioni forti e c’è da lavorare a un rilancio coraggioso”. Nel post l’eurodeputato cita non a caso Max Bugani, veterano che ha un solido rapporto con Di Battista. Ma con l’ex deputato hanno legami stretti anche agli ex sottosegretari Simone Valente e Gianluca Vacca e il segretario d’aula alla Camera Daniele Del Grosso. “Ma il gruppo si allarga costantemente, molti eletti ci chiedono come dare una mano”, sostengono.
Però, sullo sfondo c’è già quell’ansia, nella potenziale “mozione” Di Battista. Ossia il timore che l’ex eletto scenda a patti con Di Maio, siglando un patto di non belligeranza con l’ex capo. Quello che tanti non vogliono, tra i suoi, “visto che ora bisogna cambiare”. Perché il congresso tutto da costruire è già in corso. Eccome.

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