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(di
Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano) – L’ex trascinatore che sta
tornando dall’Iran ha in tasca la sua “proposta politica”, idee e nomi
per il Movimento prossimo venturo, e un telefono colmo di messaggi di
5Stelle di vario ordine e grado che vogliono stare dalla sua parte, a
prescindere. Ormai Alessandro Di Battista ha già una bozza di manifesto
con alcuni punti chiave, “nazionalizzazione”, “rafforzamento dello Stato
sociale”, “legge sul conflitto d’interessi”, e di fatto anche una
squadra. E su Instagram lo rivendica: “Sto lavorando con un gruppo di
persone valide a una proposta, solo idee e progetti”. Non vuole posti,
giura: “Ho voglia di dare una mano, ma non chiederò nessuna poltrona:
dirò la mia”.
Però una voglia ce l’ha Di Battista, essere il punto di riferimento e
magari il capo politico dei Cinque Stelle. Ma prima di decidere per
davvero, dovrà liberarsi di tanti dubbi e ignorare certe proposte, anche
quelle che non gli sono ancora arrivate. Nel dettaglio quelle di Luigi
Di Maio, l’ex capo che si sta già organizzando per tornare a dare le
carte, per interposti leader (Appendino e proprio Di Battista, per
esempio) o in prima persona. Di sicuro con Di Battista si è sentito
regolarmente, anche in queste settimane. Ma Di Maio e l’ex deputato,
dicono, non hanno ancora mai parlato di quello di cui dovranno per forza
parlare, ossia dei rispettivi piani. Perché Di Maio pensa di cooptare
l’ex deputato nel suo progetto, innanzitutto per non averlo come
avversario, visto che Di Battista può muovere tanta base e un pezzo del
corpaccione parlamentare.
Così ne discuteranno presto, perché da qui a fine mese Di Battista
rientrerà dall’Iran. E i loro incontri saranno il vero snodo verso gli
Stati generali, il congresso del Movimento che è un mistero per nulla
buffo, ancora privo di regole, sede e data, e non a caso la sola ipotesi
di un ulteriore rinvio a luglio ha provocato un diluvio di proteste.
Tutte contro il reggente Vito Crimi, capo provvisorio che già sente il
peso delle mille rogne, a partire dalla collocazione politica. Un nodo
che però è anche il principale punto di contatto tra Di Maio e Di
Battista, e infatti ieri l’ex deputato è stato dritto: “Il nostro unico
futuro è la terza via, ma non si può banalizzare tale concetto parlando
esclusivamente della collocazione del Movimento alle elezioni che sono
il mezzo, non il fine”. E terza via è la stessa formula che Di Maio e i
suoi, prima tra tutti Laura Castelli, rilanciano da settimane. Su quello
Di Battista è perfettamente in linea, come era con Di Maio quando cercò
inutilmente di fermare il governo con il Pd, lo scorso agosto.
D’altronde anche dall’Iran ha dato segnali chiari. Quando qualche
settimana fa un’assemblea degli attivisti in Campania ha scandito un
netto no all’accordo con i dem con le Regionali, Di Battista lo ha detto
ai suoi: “Normale che finisse così, era prevedibile”.
L’ex deputato ritiene che la gran parte della base sia contraria ad
alleanze anche tecniche con il Pd, figurarsi se strutturali. E infatti i
dem sono già preoccupati. Dopodiché, a chi in queste ore gli ha parlato
di liti su alleanze e Stati generali, lo ha giurato: “Non voglio
infilarmi in certe beghe, nel politichese, voglio occuparmi di temi”. E
ieri su Instagram ne ha disseminati alcuni: “Va rafforzato lo Stato
sociale, la parola nazionalizzazione deve tornare a essere una parola
bella, e va costruito un multiculturalismo sempre più forte in politica
estera. E va fatta questa cazzo di legge sul conflitto di interessi,
durissima”. Il tutto verrà tradotto in un documento fatto di punti
programmatici a cui Di Battista lavora da settimane, innanzitutto con
l’eurodeputato siciliano Ignazio Corrao (amico di vecchia data, laziale
come lui) e la senatrice ed ex ministra Barbara Lezzi. Sono loro i
motori del “gruppo” a cui fa riferimento Di Battista. E non a caso in
serata Corrao scrive su Facebook: “È cosa nota che io sia legato a Di
Battista, e ho sofferto per la sua mancanza come gran parte del M5S. Ci
sono tanti temi su cui vanno prese posizioni forti e c’è da lavorare a
un rilancio coraggioso”. Nel post l’eurodeputato cita non a caso Max
Bugani, veterano che ha un solido rapporto con Di Battista. Ma con l’ex
deputato hanno legami stretti anche agli ex sottosegretari Simone
Valente e Gianluca Vacca e il segretario d’aula alla Camera Daniele Del
Grosso. “Ma il gruppo si allarga costantemente, molti eletti ci chiedono
come dare una mano”, sostengono.
Però, sullo sfondo c’è già quell’ansia, nella potenziale “mozione” Di
Battista. Ossia il timore che l’ex eletto scenda a patti con Di Maio,
siglando un patto di non belligeranza con l’ex capo. Quello che tanti
non vogliono, tra i suoi, “visto che ora bisogna cambiare”. Perché il
congresso tutto da costruire è già in corso. Eccome.
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