A nessuno.
infosannio.wordpress.com (Tommaso Merlo)
Se i Benetton fallissero domani mattina non
fregherebbe nulla a nessuno.
Anzi, ci sarebbero manifestazioni di
giubilo per le strade di tutta Italia. I Benetton ormai sono il simbolo
del lobbysmo avido e cinico che tanto male ha fatto al nostro paese.
Sono l’emblema di potentati che grazie ad una politica stracciona e
venduta, si è arricchito a dismisura sulle spalle dei poveri cristi.
Sono state queste lobby a comandare in Italia per decenni. Comprandosi
la politica e i media e quindi il consenso. La tragedia del ponte
Morandi è solo uno dei tanti esempi di quello che genera quel sistema
sostanzialmente mafioso in cui interessi egoistici s’impongono su quelli
collettivi e perfino sulla legalità. Un sistema che ha prosperato anche
grazie ad una etica pubblica da uomini delle caverne. Dopo mesi dal
crollo del Morandi, ormai l’unica cosa che sorprende è la faccia tosta
dei Benetton, è constatare che invece di vergognarsi e di sparire dalla
circolazione, fanno ancora di tutto per non mollare l’osso delle
concessioni e per rifarsi una verginità.
Davvero impressionante.
Glaciali.
A momenti non chiedevano nemmeno scusa dopo il crollo e da
subito si sono arroccati per difendersi. Scaricando le responsabilità su
altri, sguinzagliando eserciti di avvocati, mandando lettere di
supplica ai giornali e spingendosi perfino a strumentalizzare i quattro
ragazzini delle sardine finiti penosamente nella loro rete. Come se i
Benetton fossero certi che tra cavilli e prescrizioni tutto finirà
legalmente in nulla, come se sapessero che l’Italia ha la memoria corta e
se tengono duro ben presto “a nessuno interesserà più che sia cascato
un ponte”. Del resto in Italia ha sempre funzionato così. Del resto i
sistemi culturalmente mafiosi funzionano così. Poveri cristi per strada a
gridare e piangere i loro cari con qualche cartello in mano, Lorsignori
a sguazzare nell’oro e nell’impunità e nei loro grotteschi sogni di
gloria. Anche il comportamento dei vecchi partiti dopo il crollo è stato
un classico. Dopo decine di morti, una politica sana avrebbe reagito
compatta per cacciare a calci i Benetton ed invece in Italia sono
iniziati i soliti distinguo e le palle in tribuna. A far reagire
compatta la politica non sono serviti nemmeno gli scandali emersi dopo
la tragedia, nemmeno il profondo sconcerto e dolore che ha attraversato
il paese, nemmeno la semplice constatazione che il concessionario
autostradale ha dimostrato di non essere in grado di svolgere
adeguatamente un lavoro per cui si è arricchito vergognosamente.
Mafiosità del sistema. Etica pubblica delle caverne e lo spietato
egoismo che sta devastando il mondo. I Benetton sono una famiglia dal
patrimonio miliardario. Si tratta di gente che problemi di soldi non ne
avrà per generazioni. Gente che non sa neanche più come spenderli i
soldi. E allora perché non si levano dai piedi? Perché? L’avidità non ha
limiti ma le ragioni della loro agghiacciante resistenza devono essere
più profonde. Hanno paura. Paura di vedere il loro impero di cartone
finire in frantumi e con esso l’immagine che hanno di se stessi. Paura
di scoprire il nulla che c’è dietro al loro patrimonio, al loro status,
ai loro deliri esistenziali. Paura. Paura di dover ammettere di aver
sbagliato e non solo a gestire quelle dannate autostrade ma a spendere
la propria vita ad accumulare soldi e potere alimentando un disgustoso
sistema. Paura di scoprire chi sono veramente e di finire per non
piacersi affatto guardandosi allo specchio. Paura di rendersi conto che
in Italia non frega niente a nessuno se cascano i Benetton. Anzi, ci
sarebbero manifestazioni di giubilo per tutto il paese.
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