STRATEGIE – DE MICHELI E GUALTIERI CERCANO DI EVITARE LA REVOCA, MA DI MAIO & C. INSISTONO.
infosannio.wordpress.com (di Carlo Di Foggia – Il Fatto Quotidiano)
La cosiddetta “revoca
della concessione” ad Autostrade per l’Italia è ormai un grosso
equivoco, che andrà sciolto prima che esploda in faccia alla maggioranza
giallorosa.
La situazione, specie dopo le ultime indiscrezioni di ieri,
è questa:
i 5Stelle insistono per la revoca praticamente ogni giorno
(ieri è stato il turno del ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli);
il Pd invece continua a pensare che con la società controllata dalla
Atlantia dei Benetton si debba trattare trovando una soluzione.
È a questo scopo che nel decreto Milleproroghe è stata infilata la
famosa norma studiata dai ministeri delle Infrastrutture e Tesoro,
guidati dai dem Paola De Micheli e Roberto Gualtieri, che rende più
facile la revoca riducendo il maxi indennizzo inserito nella concessione
ai tempi di Berlusconi (c’è chi parlava di 20 miliardi), che tanto ha
fatto preoccupare i renziani di Italia Viva.
È per spostare l’asse
comunicativo su questa linea che ieri “fonti di governo” hanno dettato
all’Ansa l’ipotesi: “Una maxi-multa nei confronti di Autostrade come
possibile alternativa alla revoca per chiudere il dossier sulla
concessione di Aspi aperto dopo il crollo del ponte Morandi”.
La proposta fatta arrivare ad Aspi è di fatto già definita ed è
sostanzialmente quella già avanzata a Benetton & C. da mesi: un
indennizzo alla città di Genova, una riduzione del 5% delle tariffe su
tutta la rete, un tetto massimo agli aumenti dei pedaggi (secondo Milano
Finanza intorno al 2%) e una remunerazione del capitale realmente
investito (che riguarda solo gli investimenti futuri) del 6-7%, in linea
col nuovo sistema tariffario voluto dall’Authority dei Trasporti. A
spanne, una compensazione che vale circa 3,5-4 miliardi di euro, da
mostrare come “multa” imposta ad Autostrade.
Detto della strategia, resta da capire i margini di manovra. I
5Stelle, manco a dirlo, sono contrarissimi e l’ipotesi è già stata
bocciata da Di Maio, nonostante non dispiaccia molto al premier Giuseppe
Conte. Contraria però è anche Atlantia. La holding controllata dai
Benetton finora ha chiuso le porte a qualsiasi ipotesi di riduzione
strutturale dei maxi profitti, limitandosi gli indennizzi, ma a cifre
assai inferiori. Una chiusura che ha fatto già saltare il tentativo di
costringere il governo alla resa col ricatto del salvataggio di
Alitalia.
Nel frattempo Autostrade continua a promettere di essere pronta a
varare un corposo piano industriale con mega-investimenti e nuovi
sistemi per controllare lo stato degli oltre duemila viadotti (su 2800
km di rete): una promessa che vale 13 miliardi di euro nei 18 anni
rimasti della concessione. Tutte misure che il nuovo ad Roberto Tomasi
ha annunciato in un’intervista al Corriere della Sera con cui ha aperto
alla trattativa.
L’ipotesi di un accordo, rilanciata ieri anche dal Sole, ha fatto
salire il titolo di Atlantia in Borsa del 3,9%. Vista l’impasse,
difficilmente il Consiglio dei ministri di oggi prenderà una decisione
(Renzi, peraltro, minaccia già di non votare il “Milleproroghe”), ma di
sicuro il dossier sarà affrontato. L’accordo, però, sembra lontano.
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giovedì 9 gennaio 2020
Tutto ha un prezzo, basta avere i soldi. Autostrade, il Pd vuol trattare: “Multa”.
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