La più devastante stagione degli incendi che l’Australia ha conosciuto sembrava aver trovato un colpevole, anzi 183, e una parola chiave “arson”, incendio doloso. Una lettura che ha avuto una diffusione enorme. Solo che non era vera. Era una gigantesca campagna di disinformazione per indebolire il legame tra riscaldamento globale e intensità degli incendi.
La storia dei 183 arrestati per incendio doloso viene riportata all’inizio da News Corp, il gruppo Murdoch, poi retwittata da Donald Trump jr, quindi da siti americani di estrema destra e da noti esponenti sempre dell’estrema destra, così riporta il Guardian.
Secondo una prima ricerca della Queensland University of Technology, bot e troll sono stati impiegati nella diffusione su twitter della presunta emergenza incendi dolosi.
In fondo, sembra una storia più rassicurante ed è sulla buona fede delle persone che giocano i manipolatori.
Trovare 183 facili colpevoli per la devastazione che ha colpito l’Australia e si sta diffondendo con le sue nubi fino all’America Latina e poi continuare come se nulla fosse nel Paese guidato ora da Scott Morrison, negazionista incallito.
Certo, rimarrebbe da spiegarsi come mai negli stessi giorni le temperature australiane hanno segnato record storici fino a 50 gradi all’interno. O anche perché tutte le agenzie scientifiche continuano a ripetere che il riscaldamento globale aumenta la durata e l’intensità degli incendi. O ancora come facevano gli scienziati dell’Ipcc nel loro rapporto alle Nazioni Unite del 2007 a predire la maggiore frequenza e intensità degli incendi che si sarebbero verificati in futuro in Australia.
Una volta di più stiamo vedendo che per sconfiggere il riscaldamento globale e la devastazione che porta nelle nostre case la prima cosa da sconfiggere è la disinformazione e iniziare a trasformare profondamente le nostre economie ascoltando gli scienziati.
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