sabato 18 gennaio 2020

Le nuove mafie. Armi e droga, ma anche corruzione e appalti. Dilagano i reati ambientali.

Dalla relazione semestrale della Dia al Parlamento un quadro allarmante della capacità delle cosche di penetrare nel tessuto economico e sociale del Paese, da Nord a Sud.

Le nuove mafie. Armi e droga, ma anche corruzione e appalti. Dilagano i reatiLa nuova mafia usa le armi per controllare il territorio, ma fa affari soprattutto con la droga, ma anche con gli appalti e con la corruzione che consente di l’infiltrazione nella pubblica amministrazione. La relazione semestrale inviata al Parlamento della Direzione Investigativa Antimafia (Dia) mostra una criminalità organizzata in ottima salute. In 668 pagine, gli analisti tracciano un quadro allarmante della capacità delle cosche di penetrare nel tessuto economico e sociale del Paese, da Nord a Sud, con interessi in tutti i settori, compreso quello dei rifiuti, e in ogni angolo del territorio.
La ’ndrangheta ”è ovunque” e diventa un modello per realtà emergenti, come la mafia di Foggia. Cosa Nostra ha intensificato i suoi rapporti con gli Stati Uniti e Matteo Messina Denaro resta un punto di riferimento soprattutto nella sua Trapani.
Reati ambientali ed ecomafie. 

Secondo gli investigatori antimafia, i reati legati all’inquinamento dell’ambiente sono in crescita perché riguardano diversi attori, con interessi ed obiettivi diversi: “nei reati connessi al traffico illecito dei rifiuti si intrecciano condotte illecite di tutti i soggetti che intervengono nel ciclo, dalla raccolta allo smaltimento: non solo elementi criminali, ma anche imprenditori ed amministratori pubblici privi di scrupoli”, oltre che a “broker, anche a vocazione internazionale, in grado di interloquire ad ogni livello”. Questa trasversalità interferisce “sull’ambiente e sull’integrità fisica e psichica delle persone, ledendone la qualità della vita”. Le mafie hanno un ruolo tristemente importante in tutto questo. Da anni hanno in mano una grande fetta dello smaltimento dei rifiuti, ed è un potere che tendono a consolidare e ad espandere.”è purtroppo in costante espansione ed oggi appare ancor più superfluo affermare quanto essa rappresenti uno dei settori di maggiore interessi per le organizzazioni criminali, attratte da profitti esponenziali e di difficile misurazioni”, si legge nella relazione. Secondo la Dia, le mafie tentano di “acquisire gli appalti per il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani” oltre che le attività di bonifica dei siti inquinati. I metodi usate dalle criminalità organizzate sono diversi. Sempre secondo la Dia, “particolarmente aggressivi si sono rivelati i tentativi di condizionamento delle procedure di appalto attraverso le intimidazioni in danno di imprese concorrenti, ma anche attraverso accordi e relazioni con esponenti delle istituzioni locali e del mondo imprenditoriale”. Un altro metodo è forzare le aziende vincitrici di appalti ad assumere la manodopera scelta di lavoro e l’imposizione di “quote estorsive per evitare il danneggiamento ritorsivo dei mezzi d’opera”.
La ’ndrangheta radicata dentro la politica
La Dia tratta in maniera netta il tema, le cosche mafiose si sono infiltrate in tutto il paese. E le istituzioni politiche devono togliersi di dosso il “negazionismo fin qui sostenuto ed acquisendo consapevolezza della presenza delle ’ndrine ormai ovunque”. Ad aiutare la penetrazione dei clan, oltre alla sua organizzazione gerarchica e di tipo familiare che la rende quasi impenetrabile ai tradimenti , è la loro capacità di fare breccia sulle persone più in difficoltà, offrendo un aiuto che lo Stato non può dare in modo tempestivo: “abili nel creare seguito soprattutto fra quelle persone in cerca di riscatto sociale” - continua la Dia - “le cui condizioni di vita li spingono a schierarsi, piuttosto che con lo Stato (le cui risposte, talvolta imbrigliate da lungaggini e meccanismi burocratici, tendono ad essere incomplete, intempestive e comunque non satisfattive), con la ’ndrangheta”. Un tipo di aiuto che non arriva senza un qualche tipo di costo sociale, “si tratta di aspettative effimere e di breve durata, di cui sono ben consapevoli migliaia di vittime, molte delle quali, dopo aver intravisto possibilità di arricchimento attraverso l’interlocuzione con la ’ndrangheta, hanno perso ben più di quello che avevano”. I metodi, i simboli triviali non devono trarre in inganno. La ’ndrangheta è “arcaica nella struttura e moderna nella strategia”. Cioè sono capaci di creare un tipo di legame interno molto forte mantenendo una capacità di adattamento al passo coi tempi e adatta al contesto nazionale ed internazionale”.
“L’accademia” della camorra 
Sono i giovani a rimpolpare le fila della Camorra, sempre più attratti da uno stile di vita, magari perpetuato dai genitori o dai parenti, che gli permette di avere potere sul territorio. Le bande “si sono conformate ai modelli dei clan emergenti, nei quali l’età degli affiliati è particolarmente bassa. Di esse, a volte, fanno parte rampolli di famiglie criminali, che hanno mutuato gli atteggiamenti violenti dai loro genitori”. Insieme ai nuovi aspiranti, si affiancano “la schiera di ragazzi che appartengono a famiglie mafiose e vengono ‘iniziati’, dagli stessi genitori,”, fin da quando sono bambini, trasmettendo la cultura criminale. Secondo la Dia, è “da questa Accademia, che rappresenta un’efficace percorso di formazione e selezione della futura leadership, emergeranno i nuovi capi in base alle rispettive capacità di dare ordini, stringere alleanze, di essere, in definitiva, punto di riferimento nell’azione criminale”.
Cosa Nostra tra crisi di leadership e traffico di droga 
Il traffico di stupefacenti rimane il canale privilegiato della mafia siciliana per ottenere denaro contante, oltre che a mantenere i rapporti con le altre criminalità organizzate, in particolare “In un quadro come quello descritto le città di Palermo e Catania continuano a ricoprire un ruolo di centralità nei flussi di hashish dalla Campania e di cocaina dalla Calabria, per la redistribuzione sui mercati isolani (ed anche maltesi, come sembrano suggerire i ripetuti sequestri di stupefacenti avvenuti nel porto di Pozzallo e in quello Stato)”. Il quadro della Sicilia rimane un quadro confuso, in cui è difficile inquadrare i rapporti di forza. Infatti, “In uno scenario mafioso come quello attuale, caratterizzato da un impellente bisogno di un nuovo assetto e di risolvere l’annosa questione della leadership, la solidità, l’influenza criminale, la capacità militare ed il peso ‘politico’ delle singole famiglie, dei mandamenti e delle rispettive strutture di vertice ricoprono un ruolo fondamentale per la definizione dei rapporti di forza e, di conseguenza, per l’individuazione delle nuove strategie e dei nuovi equilibri”. Proprio per questa situazione di confusione, il super latitante Matteo Messina Denaro continua ad essere un punto di riferimento per i mafiosi dell’isola, anche se con qualche segnale di insofferenza: “non mancano segnali di insofferenza da parte di alcuni affiliati per una gestione di comando difficoltosa per via della latitanza che tende a riverberarsi negativamente tralasciando le questioni importanti per gli affari dell’organizzazione”. Le ultime operazioni, secondo gli agenti antimafia, mostrano “una struttura gerarchicamente organizzata” e “un radicamento tipicamente geografico delle organizzazioni criminali siciliane che stanno mostrando la propensione,
da una parte a rivitalizzare i contatti tra le famiglie dell’isola e, dall’altra, a recuperare i rapporti con le proprie storiche propaggini all’estero”. Inoltre, l’Antimafia ha potuto accertare l’affermazione della mafia nigeriana: “oltre ad essere stanziati pressoché su tutto il territorio nazionale, rappresentino una presenza importante anche in Sicilia e in particolare a Palermo, ove hanno trovato un proprio spazio, con il sostanziale placet di cosa nostra che permette loro di controllare la prostituzione su strada e alcuni segmenti di spaccio di stupefacenti in determinate zone”.
Escalation a Foggia
Focus particolare su Foggia, che nell’ultimo periodo ha vissutoun’escalation della violenza della Sacra Corona Unita. Secondo gli agenti, i clan foggiani stanno provando ad imitare metodi e struttura delle famiglie calabresi: In particolare, “anche in provincia di Foggia si sta consolidando un’area grigia, punto di incontro tra mafiosi, imprenditori, liberi professionisti e apparati della Pa. Una ‘terra di mezzo’ dove affari leciti e illeciti tendono a incontrarsi e a confondersi”.
Il quadro foggiano mostra dei clan particolarmente spietati e violenti. “il forte legame dei gruppi criminali con il territorio, i rapporti familistici di gran parte deiclan foggiani e la massiccia presenza di armi ed esplosivi favoriscono un contesto ambientale omertoso e violento”, si legge.
Roma capitale d’affari. 
La Capitale, per estensione e collocazione geografica, è “un luogo favorevole per una silente infiltrazione delle organizzazioni mafiose del sud”. Le organizzazioni criminali non lo vedono come un territorio da controllare direttamente, ma “un mercato su cui svolgere affari, piuttosto che un territorio da controllare”. Un mercato nel quale sono fondamentali i rapporti con ” una rete di professionisti e di pubblici funzionari compiacenti e necessari per la gestione e il reinvestimento dei capitali mafiosi”.

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