sabato 18 gennaio 2020

Freedom On The Net, su Internet libertà sempre più minacciata

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Internet e la democrazia

In Italia ci sono 34 milioni di utenti attivi sui social media, il 57% della popolazione totale. Lo stesso ‘Remocontro’ che state leggendo esiste perché esiste Internet, esiste il web ed esistono YouTube, Facebook, WhatsApp e Instagram, luoghi di conoscenza e di incontro e confronto virtuali. Noi, remocontro.it, usiamo lo strumento al meglio che ci è possibile ma certo ne sappiamo poco, limitandoci al suo uso per fare un po’ di informazione che crediamo corretta o almeno onesta. Ma in ballo –via Internet- c’è molto di più di un po’ di decente giornalismo tentato rispetto a una montagna  di stupidaggini e di bugie e peggio, di manipolazioni. C’è in ballo un bel pezzo di democrazia nel mondo, avverte Gigio Rancilio, giornalista responsabile social del quotidiano Avvenire.

34 milioni di italiani ‘social’

«In Italia ci sono 34 milioni di utenti attivi sui social media, il 57% della popolazione totale. YouTube, Facebook, WhatsApp e Instagram, per citare i più conosciuti e utilizzati, sono i luoghi virtuali che quotidianamente visitiamo smartphone alla mano. Paradossalmente, però, ne ignoriamo spesso il funzionamento e, cosa più grave, i pericoli che un uso inconsapevole può generare».

Come misurare la libertà

«Misurare la libertà non è mai facile. Misurare la libertà della Rete, per certi versi, lo è ancora meno». E Rancilio ci spiega di Freedom House, una organizzazione non governativa che fa ricerca su democrazia, libertà politiche e diritti umani. Ogni anno pubblica un rapporto sulla libertà nel mondo (Freedom in the world) ma uno anche sulla libertà della Rete digitale (Freedom On The Net). «E dopo averlo letto c’è poco da stare allegri», l’amara considerazione dell’autore.

Freedom On The Net

«Dei 65 Paesi valutati, 33 hanno registrato nell’ultimo anno un calo complessivo della libertà. Il maggior calo è stato registrato in Sudan e Kazakistan, seguiti a ruota da Brasile, Bangladesh e Zimbabwe». Sul Brasile e sul regime vergogna di Bolsonaro vi racconteremo nel prossimo pezzo. Rimaniamo sulla Rete. Sorprende il Brasile, ma Sudan Kazakistan Bangladesh e Zimbabwe non li avevamo certo in memoria come campioni di democrazia, e ci consoliamo col fatto che il nostro mondo occidentale non è compreso. Ma quello di prima è l’elenco del pessimo, e per trovare i buoni ce ne corre.

Noi occidentali molto più liberi?

«Se letto letto in profondità, emerge che il Paese meno libero al mondo è sì la Cina, ma nemmeno l’America è messa tanto bene. «La libertà di Internet – secondo il rapporto – è diminuita negli Stati Uniti per il terzo anno consecutivo». I motivi? C’è sempre più sorveglianza e le azioni digitali dei cittadini «sono controllate anche quando riguardano attività costituzionalmente protette». Mentre manipolazioni, infiltrazioni e disinformazione crescono a ritmo vertiginoso. Per non parlare dei tweet a raffica spesso bugiardi  di un corpulento personaggio molto molto in alto.

Allarme Global Disinformation

«The Global Disinformation Order 2019 dell’Oxford Internet Institute lancia un allarme molto serio: Nel mondo ben 70 nazioni usano social, algoritmi e big data per manipolare l’opinione pubblica».
Accade in nazioni come Cina, Iran e Arabia Saudita, ma anche negli Stati Uniti e in Europa, Italia compresa (anche se in maniera meno violenta che negli altri Paesi). Per Freedom House, «non c’è più tempo da perdere». Le tecnologie emergenti forniscono sì nuove opportunità per lo sviluppo umano, ma mettono a rischio (e lo faranno sempre di più) anche i diritti umani. Non a caso la libertà della Rete, negli ultimi nove anni, è diminuita costantemente a livello mondiale.

La censura mondiale sulla Rete

«Comparitech in questi giorni ha pubblicato un altro studio, questa volta sulla censura mondiale nella Rete. Cioè, su quanto in ogni Paese i cittadini siano liberi di usare app, social, piattaforme e web e quanto i media siano censurati anche nel digitale».
«Il peggior Paese del mondo risulta la Corea del Nord, dove la censura colpisce ogni azione digitale. Al secondo posto c’è la Cina dove i social media occidentali (e molti siti) sono bloccati, mentre i media politici sono fortemente limitati. Non solo. «Le normative online prevedono che una persona possa essere incarcerata per avere semplicemente condiviso o commentato un post non gradito». Al terzo posto risultano a pari merito Russia, Turkmenistan e Iran. Tutte e tre le nazioni censurano i media, mentre il Turkmenistan blocca anche tutti i social. Russia e Iran invece ne permettono alcuni, ma li controllano pesantemente. Bielorussia, Turchia, Oman, Pakistan, Emirati Arabi Uniti ed Eritrea censurano i media sul web, mentre soltanto l’Eritrea in questo gruppo di Paesi censura anche i social.

Italia pornolibera

«Nella ricerca l’Italia risulta un Paese pienamente libero. Il che non può che farci piacere e renderci orgogliosi. Fermo restando che nella misurazione delle libertà dei cittadini nell’uso della Rete la ricerca ha inserito anche la facilità di accesso ai siti pornografici. Un dato indubbiamente di libertà, ma per il quale è difficile essere così orgogliosi, tenendo conto che gli italiani consumano pornografia online in gran quantità e a qualunque età».

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