Internet e la democrazia
In
Italia ci sono 34 milioni di utenti attivi sui social media, il 57%
della popolazione totale. Lo stesso ‘Remocontro’ che state leggendo
esiste perché esiste Internet, esiste il web ed esistono YouTube,
Facebook, WhatsApp e Instagram, luoghi di conoscenza e di incontro e
confronto virtuali. Noi, remocontro.it, usiamo lo strumento al meglio
che ci è possibile ma certo ne sappiamo poco, limitandoci al suo uso per
fare un po’ di informazione che crediamo corretta o almeno onesta. Ma
in ballo –via Internet- c’è molto di più di un po’ di decente
giornalismo tentato rispetto a una montagna di stupidaggini e di bugie e
peggio, di manipolazioni. C’è in ballo un bel pezzo di democrazia nel
mondo, avverte
Gigio Rancilio, giornalista responsabile social del quotidiano Avvenire.
34 milioni di italiani ‘social’
«In Italia ci sono 34 milioni di utenti attivi sui social media, il 57% della popolazione totale. YouTube,
Facebook, WhatsApp e Instagram, per citare i più conosciuti e
utilizzati, sono i luoghi virtuali che quotidianamente visitiamo
smartphone alla mano. Paradossalmente, però, ne ignoriamo spesso il
funzionamento e, cosa più grave, i pericoli che un uso inconsapevole può
generare».
Come misurare la libertà
«Misurare la
libertà non è mai facile. Misurare la libertà della Rete, per certi
versi, lo è ancora meno». E Rancilio ci spiega di Freedom House, una
organizzazione non governativa che fa ricerca su democrazia, libertà
politiche e diritti umani. Ogni anno pubblica un rapporto sulla libertà
nel mondo (Freedom in the world) ma uno anche sulla libertà della Rete
digitale (Freedom On The Net). «E dopo averlo letto c’è poco da stare
allegri», l’amara considerazione dell’autore.
Freedom On The Net
«Dei
65 Paesi valutati, 33 hanno registrato nell’ultimo anno un calo
complessivo della libertà. Il maggior calo è stato registrato in Sudan e
Kazakistan, seguiti a ruota da Brasile, Bangladesh e Zimbabwe». Sul
Brasile e sul regime vergogna di Bolsonaro vi racconteremo nel prossimo
pezzo. Rimaniamo sulla Rete. Sorprende il Brasile, ma Sudan Kazakistan
Bangladesh e Zimbabwe non li avevamo certo in memoria come campioni di
democrazia, e ci consoliamo col fatto che il nostro mondo occidentale
non è compreso. Ma quello di prima è l’elenco del pessimo, e per trovare
i buoni ce ne corre.
Noi occidentali molto più liberi?
«Se
letto letto in profondità, emerge che il Paese meno libero al mondo è
sì la Cina, ma nemmeno l’America è messa tanto bene. «La libertà di
Internet – secondo il rapporto – è diminuita negli Stati Uniti per il
terzo anno consecutivo». I motivi? C’è sempre più sorveglianza e le
azioni digitali dei cittadini «sono controllate anche quando riguardano
attività costituzionalmente protette». Mentre manipolazioni,
infiltrazioni e disinformazione crescono a ritmo vertiginoso. Per non
parlare dei tweet a raffica spesso bugiardi di un corpulento
personaggio molto molto in alto.
Allarme Global Disinformation
«The
Global Disinformation Order 2019 dell’Oxford Internet Institute lancia
un allarme molto serio: Nel mondo ben 70 nazioni usano social, algoritmi
e big data per manipolare l’opinione pubblica».
Accade
in nazioni come Cina, Iran e Arabia Saudita, ma anche negli Stati Uniti
e in Europa, Italia compresa (anche se in maniera meno violenta che
negli altri Paesi). Per Freedom House, «non c’è più tempo da perdere».
Le tecnologie emergenti forniscono sì nuove opportunità per lo sviluppo
umano, ma mettono a rischio (e lo faranno sempre di più) anche i diritti
umani. Non a caso la libertà della Rete, negli ultimi nove anni, è
diminuita costantemente a livello mondiale.
La censura mondiale sulla Rete
«Comparitech
in questi giorni ha pubblicato un altro studio, questa volta sulla
censura mondiale nella Rete. Cioè, su quanto in ogni Paese i cittadini
siano liberi di usare app, social, piattaforme e web e quanto i media
siano censurati anche nel digitale».
«Il peggior
Paese del mondo risulta la Corea del Nord, dove la censura colpisce
ogni azione digitale. Al secondo posto c’è la Cina dove i social media
occidentali (e molti siti) sono bloccati, mentre i media politici sono
fortemente limitati. Non solo. «Le normative online prevedono che una
persona possa essere incarcerata per avere semplicemente condiviso o
commentato un post non gradito». Al terzo posto risultano a pari merito
Russia, Turkmenistan e Iran. Tutte e tre le nazioni censurano i media,
mentre il Turkmenistan blocca anche tutti i social. Russia e Iran invece
ne permettono alcuni, ma li controllano pesantemente. Bielorussia,
Turchia, Oman, Pakistan, Emirati Arabi Uniti ed Eritrea censurano i
media sul web, mentre soltanto l’Eritrea in questo gruppo di Paesi
censura anche i social.
Italia pornolibera
«Nella
ricerca l’Italia risulta un Paese pienamente libero. Il che non può che
farci piacere e renderci orgogliosi. Fermo restando che nella
misurazione delle libertà dei cittadini nell’uso della Rete la ricerca
ha inserito anche la facilità di accesso ai siti pornografici. Un dato
indubbiamente di libertà, ma per il quale è difficile essere così
orgogliosi, tenendo conto che gli italiani consumano pornografia online
in gran quantità e a qualunque età».
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