Il Fatto (Quotidiano) ci prova da mesi.
Da anni, forse, e non
ce ne eravamo accorti. Il giornale a torto considerato “fiancheggiatore
del MoVimento”, in realtà ha inoculato nel tempo e a piccole dosi il suo
veleno girotondino.
infosannio.wordpress.com (di Debora Billi)
Già, perché altro che sardine: il girotondinismo
non è mai morto. Quel vecchio sogno morettiano di cambiare il PD perché
“con questi leader non vinceremo mai”, rinacque a nuova vita con
l’apparizione sulla scena politica del m5s.
Molti, moltissimi dem videro
nel Movimento l’incarnazione del PD tanto auspicata: la “base”, i
giovani, lo spirito ribelle, le tematiche ambientali e del lavoro,
persino il centralismo democratico casaleggino tanto criticato aveva
però quel profumo leninista capace di destare più di una nostalgia.
Insomma, un’estetica da PCI, ma innestando quei contenuti globalisti
tanto cari ai dem di tutto il mondo: che dire, proprio un sogno.
Così,
mentre i media tutti hanno picconato per anni il m5s concorrente dem, il
Fatto ha scelto una strada più astuta: trasformarlo nella
reincarnazione.
Il m5s, appunto, non se ne è accorto.
Soprattutto, in moltissimi non
si sono accorti che nel frattempo è cambiato il mondo: dalla Brexit a
Trump ai gilet gialli, lo scontro con la pressione delle idee globaliste
sull’umanità è ormai aperto.
Qualche illuso continua ad aggrapparsi
all’idea del “torniamo al m5s delle origini”: ebbene, questo è
impossibile. Il m5s delle origini rappresentava una sintesi di posizioni
possibile in tempo di pace, a globalismo imperante.
Questo momento
storico, piaccia o no, impone invece di schierarsi: pro, o contro.
Succede ovunque, in tutti i Paesi, in tutti i continenti, e il m5s non
può pretendere di starsene fuori dalla storia per rimanere aggrappato a
un purismo ultras partes che avrà sì rappresentato in passato un
successo politico, ma che ormai non è più quello che gli stessi elettori
chiedono.
Per questo perde voti. #stacce, direbbero su Twitter.
Il dibattito interno del m5s è completamente fuori sintonia: dito e
luna, in due parole. Questo è ciò che succede quando ci si fa orientare
la discussione dai giornali, d’altronde.
Il Fatto, in primis, sta
schiacciando l’acceleratore: mi spiace per Luca De Carolis, persona
perbene e giornalista serio (uno dei pochi), ma il suo “scoop” su Di
Maio contribuirà a dare il colpo di grazia al m5s e normalizzarlo nella
direzione voluta dal potere, ovvero l’allineamento al paradigma
dominante.
Ma soprattutto, lo scopo di tutta l’operazione in corso da
mesi è scongiurare il coagularsi di una formazione antiglobalista in
Italia: quindi distruzione dell’anima m5s statalista, pro lavoratori,
contro l’arroganza UE, della finanza, delle banche, le ingerenze e i
ricatti delle potenze straniere, via insomma quell’anima ribelle che non
avrebbe potuto fare altro che appunto ribellarsi alla prepotenza di un
potere che, messo in discussione ovunque, vuole ora imporsi in modo più
aggressivo che mai.
Tutto il panorama politico italiano va normalizzato, e la scheggia
imprevedibile messa sotto controllo (così come è ancora sotto controllo
la Lega, tante volte qualcuno si illuda).
Non si possono correre rischi
di gilet gialli nelle strade o peggio, che spunti qualche leader alla
Johnson in Parlamento… non che se ne intravedano all’orizzonte del m5s,
ma non si sa mai.
Di Maio, seppur moderatissimo (ahimé, e questo è il
suo errore) dovrà essere asportato in quanto rappresentante del vecchio
m5s incontrollabile, e sostituito con qualche figura dal carisma
zingarettiano che assicuri la transizione verso la soporifera
reincarnazione piddina.
Conte il liquidatore farà il resto, come sta
peraltro già attivamente facendo.
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