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– di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano – Immaginate se un giorno il
ministro della Salute si affacciasse ai teleschermi e annunciasse:
“L’aspirina non serve a combattere il cancro e la chemioterapia è
inutile nella cura del raffreddore, dunque abbiamo deciso di vietarle”.
Due infermieri lo porterebbero via per accompagnarlo in un repartino
psichiatrico, prima che dica altre cazzate e faccia altri danni, essendo
universalmente noto che l’aspirina non cura il cancro, ma il
raffreddore, e la chemioterapia viceversa. Pare fantascienza, invece è
il livello medio del dibattito pubblico in Italia, dove tutti parlano a
vanvera, sommando le mele con le pere o scambiando le cause con gli
effetti.
1. Va di gran moda prendersela col Reddito di cittadinanza perché non
crea nuovi posti di lavoro. Il Giornale titola: “Anche l’Inps ammette:
il reddito di cittadinanza non crea occupazione. Per il presidente
Tridico impatto quasi nullo. Anche Gualtieri si è convinto: va
cambiato”. Ma fosse solo la stampa umoristica, poco male. La
sottosegretaria al Lavoro del Pd, Francesca Puglisi, dice al Corriere
che, col Rdc, “chi non lavora è favorito”. Oh bella: sarebbe strano il
contrario, visto che il Rdc è stato pensato appunto per chi non trova
lavoro e non ha di che campare. Se uno lavora e – si spera – viene
retribuito, per definizione non ha bisogno del sussidio. Con la stessa
(il)logica, la sottosegretaria potrebbe alzare il ditino e censurare il
sussidio di disoccupazione perché favorisce i disoccupati.
O i permessi
di maternità perché favoriscono le mamme. Che senso ha, dunque, dire che
il reddito va cambiato perché non va ai lavoratori e non crea posti di
lavoro, cioè fa ciò per cui è stato pensato? Se poi i navigator e i
Centri per l’impiego, una volta a regime, faranno incontrare la domanda
(altissima) e l’offerta (bassissima) di lavoro, tanto meglio. Ma i posti
di lavoro si creano con gli investimenti pubblici e privati e, se
arriveranno, avremo meno poveri assoluti che chiederanno il reddito. Ma
intanto il reddito garantisce loro di non sprofondare nella miseria più
nera, facili prede della criminalità e altre tragedie sociali. Purché un
lavoro lo cerchino e non lo rifiutino se viene loro offerto. Ma, per
valutare il successo o l’insuccesso del Rdc, i dati da esaminare sono
altri: non il numero dei posti di lavoro, ma quello dei poveri assoluti
col reddito. Che, dopo 8 mesi, è altissimo: 2,5 milioni su 5 censiti (di
cui 1 milione sono finti perché lavorano in nero) ricevono ogni mese in
media 520 euro. Così in pochi mesi (stime Inps) il tasso di povertà si è
ridotto dell’8%, l’indice di diseguaglianza dell’1,2% e il numero dei
poveri assoluti di circa il 60%.
2. Il martellamento quotidiano contro la blocca-prescrizione che
“allunga i processi” fino a renderli “eterni”. Anche questa è una
panzana (i processi sono già eterni, anche perché molti avvocati li
allungano per arrivare alla prescrizione) e una scemenza in sé (i primi
effetti del blocco si avranno fra 7-8 anni, visto che vale per i reati
perpetrati dal 1° gennaio 2020, che devono ancora essere scoperti o
addirittura commessi, e si prescriveranno quasi tutti fra 5 o 7 anni e
mezzo, dando al Parlamento tutto il tempo per abbreviare – volendo – i
tempi dei processi). Ma soprattutto è una polemica insensata, perché
nessuno ha mai chiesto di bloccare la prescrizione per accorciare i
processi (quello è un effetto collaterale, non il movente della legge
Bonafede). La riforma serve a evitare che ogni anno centinaia di
migliaia di imputati colpevoli – di solito ricchi e potenti, i più
pericolosi – restino impuniti facendosi beffe dello Stato, della
Giustizia e delle vittime. E, fra 7-8 anni, nei primi processi con la
prescrizione bloccata dopo il primo grado, nessun colpevole la farà più
franca perché è scaduto il tempo.
3. Ieri Repubblica apriva così: “Cancellare Salvini”. Vasto
programma. Per carità, è confortante che il giornale che per due anni ha
gonfiato Salvini come un tacchino, il padrone dell’Italia, il vero
premier, il ministro unico che fa il bello e il cattivo tempo (anche se
non faceva una mazza), “chiude i porti” (ovviamente sempre aperti),
pilotava masse sterminate di discepoli a suon di fake news della
formidabile Bestia e del retrostante Putin, il campione del Sovranismo,
il nuovo Mussolini, il genio del male responsabile di qualunque
disgrazia sull’orbe terracqueo, abbia deciso un bel mattino di
“cancellarlo”. Poi però uno gira pagina e rimane deluso: il titolo
tonitruante, abolite inspiegabilmente le virgolette, riassume
un’intervista al capogruppo Pd Graziano Delrio. Il quale, come i geni di
Repubblica, non vuol cancellare Salvini, ma i suoi decreti Sicurezza,
in barba al programma di governo che parla solo di correggerlo sulle
critiche di Mattarella alle multe eccessive alle navi delle Ong che
entrano nei porti italiani senz’autorizzazione (condotta vietata e
sanzionata in qualunque Paese civile). Il guaio è che questo è proprio
quello che sogna ogni notte Salvini, per poter dire che il Conte2 ha
riaperto i porti che lui finge di avere chiuso (con la collaborazione
straordinaria di Repubblica) e riguadagnare i consensi perduti. Chi
volesse davvero “cancellare Salvini”, o almeno sgonfiarlo un po’,
dovrebbe lasciar lavorare l’ottima ministra Lamorgese e pensarci non
una, ma mille volte prima di abolire le sanzioni (certamente eccessive,
ma per principio sacrosante) per chi entra senza permesso in casa nostra
e moltiplicare gli sbarchi che non Salvini, ma Minniti prima di lui
aveva ridotto al minimo possibile.
Ma questo è il discorso pubblico nell’Italia del 2020: il sussidio ai
disoccupati non va bene perché va ai disoccupati. La
blocca-prescrizione non va bene perché sfavorisce i colpevoli. Salvini
si cancella rianimando Salvini. E gli infermieri non arrivano mai.
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