A Salvini non ne va bene una, quindi deve ripiegare sul nemico più facile, debole, comodo: i migranti e le Ong. Non stranamente, più le seconde che i primi, stavolta.
La flat tax è ormai solo una bandierina per deficienti. Sanno tutti, per primi i leghisti, che non verrà fatta, perché altrimenti salta anche quel poco di mediazione che Tria sta conducendo con la Commissione europea, allo scopo di evitare la procedura di infrazione (che, sia chiaro, neanche la UE vorrebbe aprire, per non destabilizzare la “fiducia” dei mercati sulla solvibilità di una dei grandi paesi dell’Unione).
Le retate della magistratura contro ‘ndrangheta, camorra e altri gruppi della malavita organizzata vanno a incidere sulla capacità di governare il voto clientelare che – al Sud come al Nord – ha quasi sempre nel centrodestra il fronte di riferimento (con il Pd subito a ruota). Persino un “amico” del ministro dell’interno, come il capo della curva milanista Luca Lucci, ufficialmente “elettricista” ma già arrestato per traffico di droga, è finito in un’altra inchiesta che gli è valso il sequestro di beni per circa un milione di euro.
Dalle sue parti, insomma, “piove”. E non si vede luce.
Ora arriva a sfidarlo pure una capitana vera, comandante della nave Sea Watch, che con grinta molto teutonica ha deciso di attraccare lo stesso a Lampedusa, nonostante il divieto disposto dal ministro-vicepremier.
Non vogliamo occuparci della polemica politica, prevedibile come il caldo in estate. Ma notare quel che passa inosservato.
Il ventre della bestia leghista sta vomitando il peggio di sé, in un crescendo di insulti che svela la disperazione, più che la forza.
Vero è che teoricamente Carola Rackete, 31enne cittadina tedesca, rischia qualche anno di carcere per “non obbedienza a nave da guerra”, oltre che per altri reati inventati, come il “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
Vero è che l’Unione Europea, chiamata in causa più volte su questi temi, dimostra di essere una bestia anti-umana forse anche più feroce del guappo ‘e cartone milanese (la Corte europea dei diritti dell’uomo [!] ha deciso di non imporre al governo italiano “misure provvisorie” per sospendere il decreto Sicurezza bis, neo-mostro legislativo che ha permesso di vietare l’entrata della Sea Watch 3 nelle acque territoriali italiane; mentre Germania e Francia ci restituiscono quotidianamente un buon numero di migranti fermati nei loro paesi, ma identificati per la prima volta qui, utilizzando a piene mani la procedure del Trattato di Dublino, rimasto vigente).
Ma – data l’incerta “posizione contrattuale” dell’attuale governo italiano in Europa – ci sembra al momento improbabile che la violenza verbale fascioleghista possa tradursi in condanne penali effettive. Il Salvini-bis, oltre che fortemente incostituzionale in molte parti, sbatte platealmente contro una lunga serie di leggi internazionali che da secoli o decenni regolano il comportamento nelle navi in mare in presenza di naufraghi.
In altre parole. Non si capisce come potrebbe essere incarcerata una cittadina tedesca, per aversalvato delle vite in mare, da parte di quello stesso Stato che invece si guarda bene dal chiedere l’estradizione per altri cittadini tedeschi condannati in via definitiva. Come i dirigenti della ThyssenKrupp, per la strage di Torino.
Stabilito dunque che tra esseri umani e ottuse bestie feroci, tra uomini e no, è impensabile essere “neutrali”, ci sembra che – al di là della plateale strumentalizzazione elettorale della presenza di Sea Watch da parte leghista (e contestualmente del Pd, Meloni, ecc) – questa vicenda evidenzi la radicale crisi della stagione e del ruolo delle Organizzazioni Non Governative.
La definizione vaga, come sempre, ha nascosto realtà praticamente agli antipodi, dalle vere e proprie multinazionali con consigli di amministrazione popolati da banchieri (Save the Children, per esempio) alle organizzazioni che andrebbero benedette ogni giorno (Emergency, per esser chiari).
Al tempo della “globalizzazione”, le Ong avevano assunto nelle relazioni internazionali compiti che gli Stati non potevano o non volevano svolgere ufficialmente. Dalla copertura ad operazioni di spionaggio alla promozione di “rivoluzioni colorate”, dall’assistenza sanitaria alla formazione scolastica (non solo nel cosiddetto Terzo Mondo). Una sorta di “terzo settore” globale che, ripetiamo, sarebbe sbagliato considerare come un universo omogeneo.
La ferocia salviniana, molto simile a quella di Trump lungo il Rio Grande, chiarisce che non saranno più tollerate le vere organizzazioni “non governative”, quelle funzionanti in base a princìpi etici, sostenute da crowfunding e piccole donazioni private, animate per lo più da volontari (come Marc Gasol, giocatore di basket della nazionale spagnola e dei Memphis Grizzlies della Nba, a bordo della catalana Open Arms prima del suo fermo in porto).
In un mondo dove vige di nuovo la “competizione” tra imperialismi non c’è più spazio per i “non schierati”. Così come in guerra anche la Croce Rossa diventa un possibile obiettivo militare. Perché in guerra non ci devono essere testimoni attendibili.
Di questo ci parla la ferocia salviniana. Sarebbe il caso di guardare in faccia questa realtà, e mobilitarsi di conseguenza, invece di limitarsi a espressioni indignate che puliscono la coscienza individuale e lasciano che la merda tracimi e scorra per il mondo.
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